ZADEI Guido

ZADEI Guido

(Brescia, 14 maggio 1883 - 11 dicembre 1934). Di Filippo e di Camilla Venacesi. Farmacista. Frequentati gli studi presso il Collegio Cesare Arici, dove gode la stima dei padri Gesuiti, intraprende quelli di farmacia. Fin dall'adolescenza frequenta biblioteche, musei ed archivi. Al contempo si appassiona alla numismatica e alla medaglistica passando lunghe ore con il dott. Prospero Rizzini nei depositi dei Musei Civici, nell'attività di catalogazione dei materiali ivi depositati.


Nel 1900, a 17 anni è già impegnato nel Movimento Cattolico, nella corrente intransigente, è oratore a riunioni delle Società operaie cattoliche; nell'aprile 1901 è presente a riunioni di giovani cattolici camuni. Nel 1902 risulta segretario della sezione Giovani del Comitato diocesano dell'Opera dei Congressi e dei Comitati, nella Federazione Giovanile Leone XIII e inoltre segretario dell'Opera conferenze religiose e sociali. Costretto, per condizioni di famiglia, a dedicarsi alla farmacia e ad addottorarsi in chimica, preferisce sempre, tuttavia, gli studi storici, pur esercitando con scrupolo e competenza la propria professione.


Negli stessi anni è conquistato dagli ideali della nascente Democrazia Cristiana di Romolo Murri alla quale brinda nel febbraio 1904 assieme ad un gruppo di giovani; ingaggia contraddittori con anticlericali e con socialisti (clamoroso nel marzo 1904 quello con il prof. Ugolino Ugolini e un altro con Guido Podrecca). Con l'appoggio della "Sezione Giovani" e della "Voce del Popolo" e facendo leva sull'Unione cattolica del lavoro, Zadei è nel gruppo di giovani quali Domenico Bulferetti e Giuseppe Tognoli che accentuano un'autonomia dal movimento cattolico "ufficiale" raccolti dapprima attorno al "Cittadino di Brescia" e a Giorgio Montini, pronunciandosi poi sempre più per la corrente murriana, tanto che l'organo socialista "Brescia Nuova" nel settembre 1904 lo qualifica come democristiano.


L'8 gennaio 1905, in seguito al Convegno democristiano di Milano del dicembre 1904, Zadei è, con Domenico Bulferetti e pochi altri, tra i promotori di un'organizzazione autonoma democristiana sia organizzativa che di propaganda nei rapporti con l'Unione nazionale degli elettori cattolici e con le associazioni economiche, costituendosi in una federazione provinciale. Una commissione, composta da lui stesso, dall'avv. Bresciani e da Giuseppe Tognoli, ha l'incarico di preparare il relativo statuto che viene sottoposto all'approvazione di un'assemblea presieduta da Francesco Bernardi di Seniga nella quale la federazione aderisce al Partito democratico cristiano italiano. Nel 1905 Zadei è decisamente schierato per Guido Miglioli, assieme al quale è attivo nel Bresciano. Al contempo va assumendo ruoli sempre più importanti anche sul piano nazionale, nella direzione della Lega Democratica Nazionale di cui è tra i fondatori assieme a Romolo Murri, Eligio Cacciaguerra, Fuschini, Tortonese. Il 20 maggio 1906 presiede con Murri a Imola il Convegno interprovinciale delle sezioni romagnole della Lega Nazionale. Al II Congresso della Lega Democratica Nazionale del 6-8 settembre 1906 con Salvago propone che la Lega stessa si chiami "partito di classe"; discutendosi sull'economia della futura società, Zadei si schiera ancora tra i progressisti più avanzati affermando di non vedere la necessità della «formazione di capitali operai» e di ritenere la partecipazione agli utili «un sistema conservatore, dato che è ammesso anche dai liberali». Altro attacco lo Zadei sferra contro l'Associazione Comuni ottenendo un pronunciamento di sfiducia verso di essa in quanto è «in mano dei conservatori» e l'impegno dei consiglieri D. C. a combatterne l'indirizzo troppo remissivo e conservatore. A capo dell'ala sinistra della Lega, Zadei è tra i vincitori del Congresso ed entra a far parte del Consiglio direttivo in cui viene rieletto anche dal III Congresso della Lega tenutosi ad Imola nel settembre 1910.


Il ruolo "nazionale" di Guido Zadei si accentua anche negli anni seguenti: è lui ad organizzare, il 22 settembre 1907 a Brescia, il Congresso Lombardo Veneto. Tale ruolo è anche rafforzato da un certo successo dei murriani a Brescia, la cui attività relativamente intensa si impernia, soprattutto, sul circolo "Giovane Brescia" che costituisce praticamente la spina dorsale della sezione bresciana della Lega Democratica Nazionale. Sotto la sua guida a pochi mesi dalla fondazione, il Circolo tiene un comizio ben riuscito con parecchie centinaia di intervenuti, due contraddittori e la pubblicazione di un numero unico. Anche in seguito alla lettera circolare di Pio X di riprovazione degli indirizzi dei democratici cristiani, dell'agosto 1906, Zadei è tra coloro che rivendicano l'autonomia dall'autorità ecclesiastica e dallo stesso vescovo di Brescia mons. Corna Pellegrini, il quale esplicitamente proibisce ai sacerdoti l'adesione al circolo "Giovane Brescia" e invita i giovani aderenti a ritornare «in seno della Chiesa ed alle mal abbandonate associazioni cattoliche». Zadei resiste cercando appoggi anche dalla zanardelliana "Provincia di Brescia", entrando nel 1910 a far parte del Consiglio direttivo del giornale. Al contempo ventila il trasferimento a Brescia dell'organo dello stesso "L'azione democratica" e chiama in suo aiuto a Brescia, nel dicembre 1910, Murri. Stretta la collaborazione con il partito zanardelliano, finisce con il capitanare anche proteste contro i cattolici "ufficiali". Nel 1913 dedica al modernismo lo studio: "Il modernismo nella storia recente" (Napoli, Nuova Riforma).


Nonostante l'impegno politico e sociale continua a coltivare gli studi. Pubblica nella "Provincia di Brescia" veri e propri articoli-monografie su personaggi della storia e delle lettere bresciane e tiene conferenze.


Al profilarsi del conflitto mondiale, in consonanza con l'orientamento di molti democratici-cristiani si pronuncia in favore dell'entrata dell'Italia in guerra che ritiene «una questione metafisica e la grande inobliabile ora che basta ad illuminare una vita». Parte volontario. Assegnato come ufficiale al III battaglione del 77° fanteria Lupi di Toscana, si distingue subito per coraggio, spirito di sacrificio e, assieme, per le attenzioni, le sollecitudini verso i suoi soldati e per l'ascendente che gode anche sugli ufficiali. Il 9 novembre 1917, in vista dell'età (è ormai, del reggimento, il più vecchio ufficiale in linea) e del disagio particolare a cui ha dovuto assoggettarsi la sua compagnia, distaccata dal battaglione fin dal 26 ottobre, viene assegnato al battaglione complementare come aiutante maggiore. Sottotenente comandante di plotone, prevedendo prossimo un attacco nemico, chiede di restare in linea e, durante l'azione del 10-13 novembre, dà una prima prova del suo valore di soldato riassunta nella motivazione della medaglia d'argento che dice: «Durante un furioso attacco avversario, scavalcato da solo il parapetto della trincea, affrontò da vicino l'attaccante con un furioso lancio di bombe a mano, ravvivando, col suo mirabile esempio, la combattività e la tenacia dei dipendenti che saldamente mantennero la posizione. Assunto successivamente il comando della compagnia, per assenza del titolare, chiese ed ottenne di rimanere col proprio reparto sulla posizione ancora minacciata. Ricevuto poi l'ordine di proteggere il ripiegamento del battaglione, sotto il violento fuoco nemico, assolse il suo compito con insuperabile fermezza, ritirandosi per ultimo dopo aver provveduto personalmente a porre in salvo i vari feriti. (Case Spil, Altipiano di Asiago, 10-13 novembre 1917)».


Un mese dopo, a questo riconoscimento del suo valore se ne aggiunge un secondo con l'assegnazione di una nuova medaglia d'argento con questa motivazione: «Sempre entusiasta della santa causa per cui l'Italia combatte, instancabile nell'infondere nei suoi dipendenti i più nobili sensi di fede e di patriottismo, volontario in ogni più rischiosa operazione, in giornate di lotta cruenta, in qualità di ufficiale di collegamento, sprezzante di ogni pericolo, si prestava spontaneo in tutti i modi per tenere in continua corrispondenza il comando della prima linea con i reparti operanti. Forniva preziose informazioni sull'andamento delle operazioni, concorrendo in sommo grado al fortunato esito delle medesime (Col Rosso - Col d'Echele, 23-24-25 dicembre 1917)».


Negli stessi mesi guadagna anche due croci di guerra, una per l'ultima avanzata oltre il Piave e l'altra con motivazione nella quale si ricorda che egli, con grave pericolo della sua vita, ha salvato quella del soldato Girardi, rimasto sepolto per lo scoppio di una granata austriaca di grosso calibro.


Tornato dalla guerra Zadei è tra i più instancabili organizzatori dell'Associazione Nazionale Combattenti e del giornale "Il Combattente", di cui nel 1919 è tra i fondatori e direttori. È inoltre l'animatore dell'Associazione Lupi di Toscana. Nel novembre 1919 si presenta come candidato alle elezioni politiche nella lista dell'Associazione combattenti. Con l'avvento del fascismo si ritira da ogni impegno pubblico e vive per i suoi studi, pago di poche amicizie come quella di Augusto Monti, il quale ne "I miei conti con la scuola" ricorda i ritrovi nella farmacia di via Dante e le passeggiate sotto i Portici.


Anche per chiarire, a sé e ad altri, aspetti della storia del cattolicesimo, punta lo studio sulla Restaurazione in Francia e in particolare sul Lamennais, sul Risorgimento italiano e la storia politica d'Europa, dalla Rivoluzione francese alla fine del secolo XIX. Nel 1925 Piero Gobetti pubblica quella che è la sua opera maggiore, "L'abate Lamennais e gli italiani del suo tempo", alla quale fanno corona altre importanti ricerche sull'argomento.


Intorno ai temi a lui particolarmente cari riunisce una biblioteca di 450 volumi e 3000 opuscoli altamente specializzata, tanto da raccogliere, solo nella sezione lamennaisiana, circa 350 volumi, 150 opuscoli e numerosi periodici così rari da richiamare l'attenzione di numerosi studiosi tra i quali M. Battistini, H. Bédarida, Ch. Boutard, B. Croce, G. De Luigi, E. Di Carlo, Fr. Duine, A. Farinelli, G. Gallavresi, P. Gobetti, G. Goyau, G. Ledos, A. Luzio, P. Mantegazza, Ch. Marechal, P. Moreau, E. Passamonti, P. Ronzy, F. Ruffini, P. Silva, ecc. Molti di questi entrano in corrispondenza con lui o approdano alla sua casa per necessarie consultazioni, accolti con una generosità che farà scrivere a Francesco Ruffini, nella prefazione a "La vita religiosa di Alessandro Manzoni" (Bari, Laterza, 1930): «E non posso nemmeno tacere di quell'ammirevole farmacista di Brescia, Guido Zadei, che ha trovato modo d'accumulare, pur tra le sue ricette e i suoi barattoli, tante schede e tanti cimelii giansenistici, lamennaisiani e manzoniani, quanti non credo siano in possesso di nessun privato in Italia; e che ha il raro merito, non solo di sapersene servire, ma di metterli volenterosamente a disposizione di chi ne lo richieda».


Del resto egli è anche promotore di cultura attraverso il Circolo filologico, l'Ateneo di Brescia al quale è iscritto dal 27 dicembre 1914. Nel 1923 è nella Commissione per la riforma dell'Ateneo e per il rilancio dell'istituzione stessa. Difficoltà economiche ed organizzative non gli permettono di realizzare, con l'editore Gatti, una "Biblioteca Bresciana" e di collaborare con una grande "Storia di Brescia" programmata dall'Ateneo e mai apparsa. Nel 1924, riscoprendo la vocazione giovanile all'archeologia, si propone come guida al Museo Romano ed agli scavi archeologici.


Abbattuta la farmacia per la costruzione di Piazza della Vittoria, si trasferisce nel rione di S. Eustacchio dove risulta collaboratore infaticabile della vita della nuova parrocchia affidata ai Figli di Maria (Pavoniana).


Sposatosi con Anita Mainetti ha tre figli: Giuseppe, Miriam e Angiola. Giuseppe muore a poco più di 10 anni in fama di santità, come si deduce dall'opuscolo "In memoria di Giuseppino Zadei nato in Brescia il 14 febbraio 1911, morto il 19 ottobre 1921" (Brescia, 14 febbraio 1922, dedicatogli dalla cugina prof. Paola Ferrari); Angiola sposa il prof. Giorgio Marfurt ed ha Gustavo, tutt'oggi titolare dell'antica farmacia Zadei.


PRINCIPALI PUBBLICAZIONI: "Ernesto Lieber", in Piccola Biblioteca Popolare, sez. "Giovani di Brescia", 1902; "Museo Civico dell'Età Romana", in "Pro Familia", 3 maggio 1903; "Lettere inedite di G. Labus", in "Commentari dell'Ateneo Bresciano", 1908; "Brescia Romana", in "Illustrazione Bresciana", 16 ottobre 1908; "Il Giornalismo Italiano dal 1815 al 1848", in "La Provincia di Brescia", 1 aprile 1909;"Il modernismo nella storia recente", Napoli, "Nuova Riforma", 1913;"I Camuni Illustri: G.B. Guadagnini", in "Rinascita Camuna e Sebina", 25 gennaio 1922; "Un giornalista gallofobo dell'epoca napoleonica", in "Il Carroccio", settembre 1922, pp. 585-589; "Il Giornalismo Italiano", in "Rassegna Storica", agosto 1923; "I Cospiratori bresciani del '21", in "Miscellanea di Studi", Brescia, 8°, pp. 708 e segg., 1924; "L'Abate Lamennais e gl'italiani del suo tempo", Torino, Gobetti, pp. 278, in 16°, 1925; "Alessandro Manzoni e la traduzione del Saggio sull'Indifferenza dell'Abate Lamennais - L'Abate Lamennais e la fortuna delle sue opere in Italia", Brescia, Morcelliana, pp. 22, 1926, in 8°; "Il genio armigero dei bresciani", in "Brescia", Rassegna Mensile illustrata, Brescia, p. 13, gennaio 1928; "Alcune lettere inedite di Emilia Toscanelli Peruzzi e della contessa Nina Serego Allighieri Gazzadini", Brescia, Morcelliana, 1928; "Dal Taccuino dei miei ricordi lieti", in "Rassegna Mensile illustrata", giugno 1929, p. 34 e novembre-dicembre 1929, p. 34; "Le dieci giornate ed i giornali del tempo", in "Brescia", marzo 1929, p. 22; "Il Barone Alessandro Monti", "Brescia, settembre 1929, p. 22; "Il Barone Alessandro Monti e la sua azione in Ungheria nel 1849", Brescia, Gatti, 1929, pp. 80, in 16°; "I Giansenisti bresciani alla fine dei sec. XVIII", in "Commentari dell'Ateneo Bresciano", 1926; "Combattenti bresciani alla guerra di Candia durante il sec. XVII", in "Brescia", dicembre 1931, p. 19; "Il Museo del risorgimento", in "Ospitalità Italiana", Milano 1932, p. 37; "I 'lupi' contro Conrad nell'autunno 1917", in "Brescia", gennaio 1932, p. 32; febbraio 1932, p. 16; marzo 1932, p. 12; "Controversie di G. Mazzini col Lamennais", Milano, "Pegaso" 1933; "Il Balzac di Paolo Arcori", in "Il Popolo di Brescia", 21 novembre 1934.