TRACAGNI

TRACAGNI

Famiglia originaria della Riviera del Garda che si segnala fin dal sec. XVI. Ebbe la principale residenza a Salò con dimore in via Cure del Lino (n. 42), in via Fantoni (n. 88, poi casa Gritti), in contrada Trabucco. La casa di via Fantoni porta il motto "Deo duce" che, come osserva il Mucchi, non appare nel titolo comitale. Sul frontone della casa alle Cure è scolpita a grandi caratteri latini la sentenza "Donec fata volent". Prima di passare ai Tracagni apparteneva al beneficio di S. Caterina.


Nel sec. XVI si ricordano Bernardo, capitano dei marchesi Medici di Marignano e "familiare" di Pio IV (papa dal 1559 al 1565); Scipione, uomo d'armi, che si distingue nella guerra di Cipro e nel 1570 combatte a Lepanto ottenendo ampi riconoscimenti dalla Repubblica veneta; p. Marco religioso carmelitano, predicatore a Venezia Scipione e Fausto dottori collegiati; il dottor Fabio, nunzio del Comune presso la Repubblica Veneta nel 1603; Giovanni Vincenzo, nunzio presso la Repubblica Veneta. Un Tracagni, avvocato, era interessato nei moti dei mercanti del 1572. A Brescia, come ha rilevato Fausto Lechi negli estimi, «non compare che un Paolo Emilio (n. 1573) qd. Dom. Fausto, cittadino di Brescia con la moglie Isabetta e molti figli, due dei quali maschi: Fausto (n. 1610) e Silvio (n. 1618). Egli abita in una breda in contrada Bottonaga a S della strada "regale" che va agli Orzi. Dopo questa breve comparsa di pochi decenni in Brescia, sottolinea ancora il Lechi, la famiglia dovette ritornare a Salò, dove aveva i suoi maggiori interessi».


La famiglia invece mette radici a Trobiolo di Volciano. Nell'estimo del Comune, all'anno 1644, si legge che gli eredi del dott. Fabio Tracagni possedevano a Trobiolo in località Piazza: «... più corpi di case murate, copate, solerate, revolte con cortile et portego ed torchio delle grate». Confinavano colla strada pubblica, con gli eredi di Giorgio Bonetti e Odorico Odorici. La famiglia ebbe vasti possedimenti a San Martino (poi detto della Battaglia) dove eresse anche una grande villa. I Tracagni investirono nella lavorazione ("Cure") del refe. Molti personaggi della famiglia furono poi a servizio della Repubblica Veneta, come legati e notai. Si distinsero nel sec. XVII fra gli altri Giulio Cesare e Fabio dottori collegiali e nunzio il primo, oratore il secondo a Venezia. Il 4 novembre 1656 Andrea presenta una supplica al Provveditore di Salò a nome della Comunità della Riviera perché revochi dei mandati lesivi delle prerogative di Tignale. Un Pietro nel 1617 era custode della Confraternita dei Bresciani in Roma. Contrariamente a quanto è stato affermato della concessione del titolo comitale da parte del principe Eugenio di Savoia nel 1706, come premio delle prestazioni rese nella guerra fra Francia e Austria, il titolo di conte venne assegnato l'11 aprile 1740 dal doge Pisani che lo conferiva a Giacomo Tracagni e ai suoi discendenti per via maschile. La famiglia venne iscritta nel Libro d'oro di Venezia il 12 agosto 1740 con l'arma: "partito di azzurro e d'oro all'arbusto fiorito e sradicato (detto volgarmente trachen) dell'uno nell'altro; col capo d'oro carico di un'aquila di nero. (Alias: Il campo dello scudo anche troncato) e il motto: Donec fata volent.


Fedeli a Venezia, dovettero guardare con diffidenza alla rivoluzione giacobina e a quella francese. Con il sopraggiungere degli austro-russi l'8 aprile 1799 il conte Giov. Battista veniva nominato nella nuova municipalità di Salò composta da cinque persone con il titolo di sindaci "che dovevano rappresentare S.M. l'Imperatore". Tornato Napoleone, invece, nel settembre 1802, Scipione veniva nominato, dal Prefetto del dipartimento del Mella, tra i venti componenti del Consiglio Dipartimentale. A Fabio, Emilio qd. Andrea qd. Scipione e a Andrea di Emilio nel 1829 venne confermato dall'Imperatore Francesco I d'Austria il titolo comitale. I Tracagni specie Fabio (v.) ed Emilio (v.) si andarono poi orientando verso sentimenti nazionali e nel 1859 vennero coinvolti nella guerra di liberazione della Lombardia dall'Austria. Il loro palazzo di San Martino fu al centro della battaglia del 24 giugno che da S. Martino e Solferino prese il nome.


Da Giacomo nacque Andrea il quale dalla moglie Lucia Sartori ebbe otto figli: Scipione, Fabio, Emilio, Andrea, Claudia in Albertini, Camilla in Parisini, Maria in de' Zinis, Rosa in Monti.


Fabio (v.) (nato 1839), dalla moglie Filomena Pirlo ebbe Lucia (1870-1966), che sposò il pittore e storico Anton Maria Mucchi; Andreina, che sposò il conte Giovanni Girolamo Orti Manara, studioso veronese; Giulia (1875-1942), che sposò Carlo Gritti, di antica famiglia; Letizia (n. 1876), che sposò Giovanni Maria Visentini. Da Giulia e da Carlo Gritti nascono Piero (che non lascia eredi) e Andreina. Questa, sposa al noto pittore nob. Cesare Ferro Milone (m. nel 1934), frequenterà il lago. Da Andreina e Cesare Ferro nascono Andrea (m. nel 1988), Mario (m. nel 1991) e Francesco, primario di neurologia a Vicenza.


Emilio (v.) (n. 1832) dalla moglie Maria Arrighi (Calvagese, 1846 - Rivoltella 1888) ebbe: Elisabetta (n. a Brescia, 1868) in Baresani; Camilla (n. a Brescia, 1869) in Corradini; e Andrea (v.) (n. 1870), che sposò nel 1897 Ottavia dei conti Manassei di Collestatte. Da questo matrimonio nacquero: Maria Rosaria; Giacinta; Augusto; Scipione; Minervina.


Il libro d'Oro della nobiltà italiana registra questa discendenza trapiantatasi a Roma: co. Augusto Tracagni, (Roma 13 aprile 1904 - 2 maggio 1971), fu Andrea (n. 1870) (v.) sposa a Ameno (Novara) 4 aprile 1945 donna Anna Maria Monaco dei principi di Arianello dei baroni di Lapio. Figli: Maria Cristina (n. a Roma, 12 maggio 1949), co. Fabio (n. a Roma 31 maggio 1951). Fratello e sorelle: Maria Rosaria (n. a Roma 3 febbraio 1901, m. 8 febbraio 1967), sposa il 12 giugno 1948 don Maffeo dei principi Barberini, Giacinta (n. a Roma 13 gennaio 1903), sposa 19 novembre 1925 co. Giovanni Bonmartini. Co. Scipione Enrico (n. a S. Martino della Battaglia 2 agosto 1906 m. 15 luglio 1977), sposa a Salò 6 giugno 1960 Adele Spezia di Milano: da cui: Garda Andreina (n. a Milano 17 gennaio 1961). Minervina (n. a S. Martino della Battaglia 18 ottobre 1909), sp. 21 novembre 1932 il barone Giovanni Rubin De Cervin Albrizzi.


A Brescia come ricordo dei Traccagni rimane la tomba eretta al Vantiniano nei primi anni del '900 sulla quale venne collocata un'urna scolpita dal Colosio, disegnata con linea elegante ricca di begli intarsi neri su marmo bianco di Botticino. Oltre che a S. Martino i Tracagni avevano possedimenti anche a S. Lorenzo di Lonato. A Muscoline furono probabilmente proprietari della bella casa quattrocentesca passata poi ai Visentini.