SCOLARI
SCOLARI
Nome diffuso un po' dovunque nel Bresciano. A Brescia compaiono la prima volta negli estimi del 1534 e da allora in poi mantennero in città una buona posizione. Nell'800 un Giovanni Battista Scolari sposava Teodora Soncini.
Ma in provincia sono presenti in tempi più antichi. Quelli di Alfianello sarebbero venuti da Firenze scacciati perché ghibellini e per questo chiamati Scolari de Augustis. Fermatisi dapprima a Treviso, Padova, Vicenza, nel Bresciano si sarebbero stabiliti a Visano per passare poi ad Alfianello dove presero poi il nome di Pavoni (v. Pavoni). Quella degli Scolari fu una delle famiglie più distinte di Alfianello e di Pavone Mella dove nel 1495 è segnalato un Alessandro de Guciis detto de Scolari che istituisce suoi eredi universali i poveri della terra di Pavone. I de Scolaribus sono a Pavone sempre più presenti e influenti. Un Battista Scolari di Calvisano partecipava alla guerra di Cipro e alla battaglia di Lepanto (1571) sotto le insegne venete. Scolari Francesco fu notaio in Seniga dal 1785 al 1799. A Polpenazze furono proprietari di una bella casa secentesca detta "Castello". A Rovato possedettero un palazzo secentesco acquistato poi dal Comune di Rovato che vi collocò le scuole.
In Valcamonica gli Scolari originari della bergamasca si stanziarono a Malegno dove si esercitarono a lungo nella ferrarezza e furono proprietari di alcune fucine. A metà Settecento Antonio e Sebastiano Scolari erano fabbricanti di mestoli in Valcamonica. Alcuni Scolari furono sacerdoti. A Lavenone Scolari Gerolamo, milanese, esercitava il ministero sacerdotale nel 1566. Un don Giov. B. Scolari (1659-1706) esercitò il ministero a Darfo; don Cristoforo (1706-1774) a Bienno; don Matteo Scolari di Cevo fu parroco a Paspardo dal 1709-1717; un Bernardino fu laico professo nel convento francescano di San Pietro in Bienno negli anni 1724-26; mastro Andrea beneficò a metà settecento la scuola del SS. Sacramento. Don Camillo Scolari, parroco di Villa Carcina dal 1898 al 1920, è ricordato come un "Don Camillo" del tempo. Durante i comizi socialisti e del I maggio, per disturbare, si attaccava alle campane.