S. FAUSTINO ad Sanguinem

S. FAUSTINO ad Sanguinem

Nella credenza che vi fossero stati martirizzati e sepolti i SS. Faustino e Giovita venne cosi chiamata dapprima una antichissima chiesa sulla quale si vuole sia stata poi costruita la chiesa di S. Afra. Il titolo primitivo di S. Faustino ad Sanguinem venne mutato in quello di S. Afra quando la chiesa venne, nel 1296, ricostruita in forme romaniche. In effetti durante gli scavi di ricostruzione della chiesa di S. Afra abbattuta nel 1945 da un tremendo bombardamento del 3 marzo 1945, vennero trovati antichi muri che fecero pensare ai resti della basilica di S. Faustino ad Sanguinem, intorno alla quale esisteva anche il cimitero di S. Latino. In particolare si scoprirono (1953-54) i resti di due aule affiancate ed orientate. Di quella meridionale larga m. 4 e lunga probabilmente m. 10,05 rimangono le pareti sud, ovest e nord, sia pure in modo frammentario, mentre del lato est si conserva una parete che si innesta normalmente in quella settentrionale, senza invece collegarsi, forse per la presenza di una porta, con quella sud. Di particolare interesse anche i resti pittorici rimasti sia sulle pareti, sia come frammenti difficilmente ricomponibili, alcuni con resti decorativi, altri con parti di iscrizione ed eleganti caratteri capitali. I tratti di affresco rimasti in situ, a due strati (l'arricciato e uno sottile a superficie perfettamente liscia), presentano un alto zoccolo bianco avorio che si conclude con cornice gialla; sullo zoccolo è una serie di riquadri in cui al rosso pompeiano si alterna il fondo rosato con losanga nera; fra i riquadri erano forse fasce verticali più strette pure nere. Scrive il Panazza che la pianta (sarebbero due aule rettangolari), la tecnica muraria, la decorazione, che ci richiama quella ad incrostazioni marmoree di tipo ancora classico in S. Aquilino a Milano (fine secolo IV), in Parenzo, nel battistero di Lomello (c. 600), fanno ritenere che questi resti siano una preziosa testimonianza dei secoli IV o V, tanto più che a quelli artistici si collegano gli altri dati storici ed epigrafici. La scoperta di un edificio privato romano forse del III secolo in piazza Moretto, a poche decine di metri, l'esistenza di due aule affiancate rettangolari, farebbero pensare ad una derivazione del tipo dell'"ecclesia domestica", secondo uno schema molto diffuso nella regione adriatica e nel suo retroterra fra il IV e V secolo; ma tutto però propende a far credere che le due chiese (o almeno una) siano martiriali. Non è quindi improbabile che queste possano essere i resti della chiesa dedicata ai ss. Faustino e Giovita dal vescovo confessore Faustino nel 347 circa alla quale accenna il Martirologio di Adone. I cronisti bresciani, dal Malvezzi in poi, affermano che la chiesa di S. Faustino ad Sanguinem (da notare il titulus) sorse sul luogo del martirio avvenuto al tempo di Adriano nel quale luogo il vescovo s. Apollonio depositò i corpi dei due martiri e il vescovo Filastrio seppellì anche il corpo del suo predecessore s. Faustino, riscoperto poi nel 1223 dal vescovo Alberto. La tradizione ancora vuole che sul luogo del martirio vi fosse il cimitero di S. Latino (secolo III) a cui era dedicata la famosa epigrafe oggi scomparsa. La presenza di un pozzo dei martiri (anche se questo è risultato di fattura moderna e il suo primo ricordo risalga al 1530 c.) la tradizione dell'esistenza di molte ossa di martiri, accennata da Ubertino Posculo (1458): "Millium ossa martyrum congesta in Beatorum Faustini et Jovitae domo, cui ad sanguinem cognomen est", potrebbero essere testimonianze tarde e senza valore. Sono invece preziosi elementi di discussione il ritrovamento del sarcofago paleocristiano (cfr. oltre), delle tre arche in botticino con coperchio a duplice spiovente e orecchioni angolari, nonché le epigrafi: quella incerta "FAUSTINO ET IV / ITTA CHI MARTYR/ VICTOR MAURUS EX VOTO / POSUIT MENSAM / CIVIBUS SUIS", che il MOMMSEN (C.I,L, V n. 480) dichiarava falsa; quella invece genuina degli inizi del secolo V: (m) ART / ET, IV (i) GAVD / ET SV... Sull'esistenza di un cimitero non esistono più dubbi dopo il rinvenimento di un ricco e prezioso sarcofago cristiano della fine del III secolo o del principio del IV, che era stato usato per mensa di altare, e dalle macerie saltarono fuori alcuni importanti frammenti epigrafici antichissimi che erano stati usati per incidervi i nomi di supposti martiri locali. Il sarcofago cristiano, ora al civico Museo di S. Giulia, illustrato con scene riguardanti il dogma della vita eterna e della resurrezione dei corpo è un documento importantissimo, sia dal lato storico-archeologico, come da quello dogmatico, trattandosi secondo il Guerrini di una sicura testimonianza della esistenza di una comunità cristiana a Brescia fra il III e il IV secolo, e che a questa comunità doveva appartenere un personaggio ricco e illustre, forse un vescovo, forse il padrone dell'hortus cimiteriale a cui il sarcofago stesso, riccamente scolpito, era destinato. Altri due rilevanti documenti sono i frammenti di due epigrafi storiche che saranno murati nel presbiterio della chiesa inferiore, dove si è costituito un piccolo museo locale. Il primo frammento, di marmo bianco, della misura di mm. 265 x 125, reca sul recto in bellissime lettere damasiane del IV secolo, questa epigrafe incompleta e che il Guerrini ha così completato: MARTiribus Faustino ET IVitae GA UDentius ET SUi (dedicaverunt?) Sotto sono scolpite una piccola colomba e una piccola palma, questa simbolo del martirio e quella simbolo della purezza e della santità di vita dei due martiri, ai quali Gaudenzio e la sua famiglia (et sui) hanno offerto o dedicato una memoria o un altare. I caratteri del frammento epigrafico lo fanno risalire senza dubbio circa la metà del secolo IV ed è ovvio identificare questo Gaudenzio con molta probabilità in quel Gaudenzio che l'anno 390 succedette a S. Filastro come vescovo di Brescia. Sul verso di questo frammento i Canonici Lateranensi di S. Afra fecero incidere intorno al 1603 quest'altra epigrafe: S.Y CALOCERI ET BONFANTIS DE UGONIS ALIAS DE BENACHIS 1603 ricordando insieme con S. Calogero d'Albenga (uno dei santi compresi nella tardiva e prolissa leggenda faustiniana) un supposto martire Bonfante attribuito alla nobile famiglia degli Ugoni della Riviera Benacense, uno dei tanti supposti martiri che in quel tempo di poca o nessuna critica e di facile credulità furono distribuiti a quasi tutte le nobili casate bresciane, gli Avogadro, i Bargnani, i Maggi, i Provaglio, gli Ugoni, ecc. costituendo un falso martirologio, frutto di fantasia e cortigianeria secentesca. Il secondo frammento di pietra arenaria di Valcamonica, di misura di mm. 245 x 155 riporta sul verso i nomi di tre altri supposti martiri, Valeriano, Valentino e Sapricio e sul recto si legge, scolpita in caratteri barbarici che io credo del secolo VII o VIII una epigrafe che riguarda pure i santi martiri Faustino e Giovita, ma della quale è difficile ricostruire il testo e il senso per le gravi lacune. La lettura esatta dell'ultima riga è assai difficile perché manca il contesto con le parole precedenti, ma dalle righe precedenti è apparso chiaramente al Guerrini l'accenno ai due santi martiri (Faustino e Giovita) che con la loro fortezza spirituale (virtute) hanno protetto Brescia contro la mente (o la morte) dell'eresia ariana, conservando in essa, intorno all'ara del loro sepolcro la purezza e la integrità della fede cattolica. Di vivo interesse anche resti di tessuti del sec. VIII-IX oggi al Museo Cristiano. Nei pressi dell'antica chiesa si stanziarono agli inizi del sec. XIII i domenicani. Certamente ampliata e ricostruita nel corso dei secoli S. Faustino ad sanguinem assunse le forme di una basilica romanica a tre navate e alla fine del XIII ec. il titolo di S. Afra. Nel 1309 vi esisteva un praepositus et tres fratres sacertotes". Nel 1580 il Bagnadore vi sovrappose una nuova chiesa dalle belle e armoniose linee rinascimentali dopo aver modificata in parte quella inferiore. Dei SS. Patroni rimangono ancora ricordi nel polittico da assegnare a Paolo da Cajlina il Giovane (1495-1540) al centro è rappresentata la Deposizione, ai lati sono i santi vescovi Latino e Faustino, in alto i patroni SS. Faustino e Giovita con la palma dei martiri e nella predella scene della vita di Gesù. Nella seconda arcata a destra è il battesimo di S. Afra ed i Santi Faustino e Giovita che distribuiscono l'Eucarestia una delle opere più riuscite di Francesco da Ponte di Bassano (1549 - 1592). Nella prima arcata a sinistra vi è un dipinto che rappresenta i martiri bresciani di Jacopo Palma il Giovane (Venezia 1544-1628). Come si vede l'arte segue e comprova la tradizione più antica.