RICCI Antonio

RICCI Antonio

(Chiari, 18 agosto 1859 - 26 febbraio 1939). Di Giovanni e di Maria Mattiuzzi. Scultore di formazione neoclassica. Compiuti gli studi accademici a Milano, vi svolse intensa attività artistica e di docente, insegnando per 30 anni nella Scuola di disegno e di modellazione dell'Associazione generale di M.S. degli Operai. Fu inoltre socio onorario della R. Accademia delle Belle Arti di Milano. Della sua prima opera "Testa ideale" del 1881 egli volle far dono alla Pinacoteca Repossi di Chiari. A Chiari egli rimase legato per tutta la vita. Nel 1896 si fece conoscere per la grandiosa statua di S. Fedele, da lui modellata, alta ben m 6,8 e innalzata sulla Torre del Popolo in sostituzione di quella in legno bruciata il 19 febbraio 1893. La statua venne fusa, prima di tali dimensioni eseguita in Italia, in galvanoplastica del peso di 900 kg. nello stabilimento Vittorio Turati di Milano. Si presentò con sculture all'Esposizione di Arte Moderna di Brescia dell'agosto 1898 e ad altre esposizioni. Numerose le sue opere nel Cimitero di Chiari. Riccardo Lonati ricorda la stele marmorea della tomba Mazzotti Biancinelli «ornata di quattro ritratti abbinati entro due "medaglie" e sormontata da due angeli: il complesso scultoreo è firmato e datato 1889. Vicina è la tomba della famiglia Barcella (ca. 1890) dedicata a Sofia Giugni Barcella e recante, entro due tondi, due ritratti dominati da alta figura marmorea». Al primo decennio del Novecento risale, come sottolinea il Lonati, il complesso marmoreo della cella Ricci, dove l'artista ha realizzato la centrale statua della Fede dal "figlio eretta per onorare la memoria dei genitori", le cui sembianze sono ricondotte a noi da un delicato profilo in bassorilievo (la Madre), dal busto a tutto tondo affiancato dall'angelo consolatore del Padre. Firmato, datato 1910 e realizzato a Milano il grande Angelo dolente posto al piede della tomba Goffi sormontata dal ritratto di Pietro Goffi Alessi. Del 1921 il ritratto e il "pannello" ornanti la tomba di Domenico Rocco, cui viene accostata la ornamentazione del sepolcro Corridori: un susseguirsi di figure allegoriche e di volti rivelanti Antonio Ricci interprete "neoclassico", capace di accurata e gentile esecuzione, buon ritrattista nei profili a bassorilievo di più svelta e sintetica concezione. Altre opere che aspettano una catalogazione sono nel Cimitero Monumentale di Milano. Segno del legame con la città natale e dell'amicizia con don Luigi Rivetti sono le quattro statuette in bronzo dei Ss. Gioacchino, Anna, Zaccaria ed Elisabetta per l'altare del Transito di S. Giuseppe della prepositurale in sostituzione delle vecchie palme adorne di fiori artificiali.


Del Ricci sono i monumenti ai caduti di Pontoglio (1920), di Adro (su bozzetto del pittore Arturo Bianchi, 1920). Nel 1920 concorse anche al monumento ai Caduti di Chiari, vinto però dal concittadino Tullio Borsati. Il letterato Lento Goffi ha ricordato la sorella dello scultore, Elena, come "donna straordinaria, lettrice insaziabile di romanzi francesi".