RANGONI Gabriele

RANGONI Gabriele

(Chiari, 1400-1410 - Roma, 27 settembre 1486). Di Martino e di una Fogliata. Compì i primi studi presumibilmente a Chiari. Sebbene autori bresciani sostengano che sia entrato nel convento francescano di S. Apollonio ai piedi dei Ronchi a Brescia è, invece, più che probabile che trasferitosi con la famiglia a Verona abbia incominciato l'itinerario di religioso francescano nel convento di S. Maria d'Arcarotta (Cà rotta) di Verona, donde poi, si chiamò in scritti, sermoni, e Atti capitolari, Gabriele da Verona per aver iniziato la vita religiosa in quella città. Emessa nel 1447 nel convento veronese la professione solenne si dedicò allo studio della filosofia e della teologia, delle quali divenne insegnante in diversi conventi, avendo fra i suoi allievi anche Francesco Licheto, dottissimo generale dell'Ordine francescano. S. Giovanni da Capistrano, lo volle con sè, nell'aprile 1451, in Ungheria assieme ad altri undici compagni, nell'opera di pacificazione interna e nella "crociata" contro i turchi, culminata nella vittoria ottenuta sotto le mura di Belgrado il 22 luglio 1456, contro Maometto II. Amico di re Mattia Corvino, lo favorì nella sua richiesta all'elezione a vescovo di Strigonia del figlio del duca di Ferrara e fratello di Isabella d'Este, Ippolito di soli 8 anni e futuro arcivescovo di Milano. Morto il da Capistrano (23 ottobre 1456), Pio II lo nominava inquisitore generale specie per far fronte alla montante eresia degli Ussiti. Opera intensa svolse il Rangoni anche per il consolidamento e la diffusione dell'ordine francescano. Fu, infatti, per 12 anni vicario provinciale dei conventi dell'Austria, della Polonia e della Boemia. Vicario dell'Ordine dell'Austria venne esentato da Paolo II di partecipare al capitolo generale dell'Ordine in S. Francesco a Mantova che si tenne nel maggio 1467. A riconoscimento delle sue fatiche apostoliche Sisto IV lo nominava, il 18 dicembre 1472, vescovo di Alba Giulia in Transilvania (l'attuale Erdély in Romania), trasferendolo il 24 aprile 1475 alla sede vescovile di Agria (ora Erlau o Erlaw) su richiesta del re Mattia Corvino, che lo volle suo consigliere e gli affidò importantissime legazioni che egli condusse con successo al Papa e a vari regnanti d'Europa. Fu eletto cardinale da Sisto IV con il titolo dei S.S. Sergio e Bacco il 10 dicembre 1477. L'alta promozione fu solennemente festeggiata in tutto il regno d'Ungheria per ordine del Re che volle trattenere ancora per 18 mesi presso di sè il nuovo Cardinale. Quando i bresciani seppero che il cardinale, lasciata l'Ungheria, si era posto in viaggio alla volta di Roma per prendere possesso del suo titolo, deliberavano l'8 maggio 1478 di far dipingere gli stemmi «in luogo congruo e pubblico» e il 30 luglio di spedire ad incontrarlo a Venezia in nome della città tre oratori patrizi, che fossero ascritti alla nobiltà bresciana i parenti di lui con privilegio di poter optare alle dignità e magistrature della città. Mentre si trovava a Venezia, il Papa lo nominò suo legato presso la Repubblica. Anche Chiari volle onorarlo facendo dipingere il suo stemma sulla facciata del Duomo e di S. Bernardino, da dove vennero cancellati nel 1797, e spedendo propri rappresentanti a congratularsi con lui. Fra questi vi fu il dott. Giovanni Michele Alberto Carrara, medico e umanista di valore che compose anche una "Oratio de laudibus Gabrielis Rangoni S.R.E. cardinalis", dedicandogli inoltre la sua voluminosa enciclopedia (De Choreis Musarum) sulle scienze. Anche un altro medico clarense, Giovanni Battista Tiberino, noto per aver eseguito l'autopsia del presunto beato Simone di Trento, il 30 luglio 1479 si offriva ai suoi concittadini per rendere omaggio al cardinale, ciò che deve aver compiuto con Pacino Bigoni il 3 novembre 1479.


Prima di lasciare Venezia per raggiungere Roma il 13 novembre 1479 con suo diploma concedeva grazie e privilegi a sei ecclesiastici di Chiari. Per Chiari ottenne grandi favori dalla repubblica Serenissima, dove fu Legato pontificio: grazie al beneficio fiscale, i clarensi recuperarono i fondi per la ricostruzione del duomo. Egli stesso sostenne la spesa di tre cappelle della chiesa. Arrivò in Roma il 6 dicembre 1479. Il 10 dicembre 1479 ebbe luogo la cerimonia dell'apertura della bocca. I più minuti particolari della sua vita di cardinale sono registrati nel Diario romano di Jacopo Gherardi di Volterra in «Rerum Italicarum Scriptore» (t. XXIII, p. 111, pp. 10-11). Sisto VI si servì di lui per nuove importanti missioni. Nel Concistoro del 18 agosto 1480 venne nominato Legato a latere nel regno di Napoli presso re Ferdinando perché si creasse una lega contro l'esercito turco che il 29 luglio aveva occupato la città di Otranto. Liberata Otranto, il cardinale tornò nell'ottobre 1481 a Roma dove fu accolto con grandi onori. Amante dell'arte, fece restaurare la chiesa dei S.S. Sergio e Bacco di cui era titolare e che era in rovina; nella chiesa francescana di Aracoeli fece costruire una sontuosa cappella in onore di S. Bonaventura, di fresco canonizzato; nel chiostro dell'annesso convento fece costruire un'elegante cisterna. Morì in fama di santità il 27 settembre 1486 e fu sepolto nella chiesa di Aracoeli. Venne, con il titolo di beato, venerato dalla Provincia dell'ordine. Un suo ritratto si conserva nella sagrestia del Duomo di Chiari con l'iscrizione «Gabriel Rangonus / clarensis / card. Agriensis ep. / MCDLXXIX». Sempre nel 1689 la sua effigie venne dipinta sulla facciata della chiesa di S. Bernardino con le parole "Gabriel de Claris cardinalis". Il Wadding lo dice autore di una "Vita di S. Giovanni da Capistrano", un'epistola consolatoria in morte di fra Antonio di Bitonto e di molte "lettere a principi". A. lui l'ab. Antonio Morcelli ha dedicato il seguente epigramma: «Rangoni venerande, sacro spectabilis ostro, / Sed mage virtutis pulcher honore tuae: / Hoc tibi Clarenses simulacrum ex aere dicantes / Mnemosynon statuunt non tibi, sed patriae: / Nempe impar meritis donum est; at civibus aptum, / Exempli ut subeat quid prior edideris». Brescia gli ha dedicato una via, seconda rientranza a sinistra di via Cucca.