RANA (3)

RANA

Genere di anfibi saltatori, prototipo di una famiglia (Ranidi) caratterizzata dalla presenza di lingua, denti, e di clavicole diritte. Apprezzata particolarmente per la carne "squisita", "saporita", "digeribile" è la rana verde (hyla viridis o rana esculenta) chiamata anche "rana de S. Gioan" . Meno buona anche se più diffusa la rana rossa ("rana temporaria") esclusivamente terrestre. La rana veniva cucinata in salsa "poulette" o fritta, o in umido o saltata "à la maitre d'hotel". Da essa si ricavano brodetti per ammalati. Apprezzate erano per la quantità e la pinguedine le rane che si trovavano nella pianura e particolarmente nel territorio di Tremosine, specie nei ruscelli della valle di Bondo e nel laghetto omonimo, che si forma in occasione di abbondanti e prolungate piogge. La rete utilizzata nella zona per catturare rane si chiamava "nigozza". Allevamenti di rane in acquitrini ad esse riservati esistevano ai margini occidentali della città e in molti centri grandi e piccoli specie della pianura. Di essi rimane ancora il toponimo Cantarane a Brescia (nel tratto terminale di S. Maria Calchera tra Piazza T. Brusato e Porta Venezia) e in molti paesi. Località "Rane" esistevano in alcune zone. Quella di Urago Mella compare in documenti del 1235. Ad un'industria della rana accennavano i giornali bresciani del 1899 esaltando lo squisito sapore, igienico nutritivo e per giunta "economico" della carne della rana. Fino a proibizioni recenti, particolarmente specializzati in rane e "bose" erano alcuni ristoranti di Borgosatollo. Prima che scattassero la protezione ecologica e le proibizioni di pesca (Legge regionale n. 330 del 1977), piatti di rane fritte andavano sempre più scomparendo per cui si supplì con l'importazione di rane dalla Cina. Alle interdizioni fecero riscontro gli allevamenti di batraci giganti o "toro" di origine californiana promossi da Pierdomenico Galuppini e da Giuliana Corini a Pralboino.