RAMUS Giovanni Battista

RAMUS Giovanni Battista

(Mu di Edolo, 1612/1613 - Cavareno, 1665). Di Giovanni qd. Battista qd. Comino e di Giulia Bressani. Ebbe cinque fratelli ma fu l'unico ad esercitare l'intaglio. Non si sa da chi abbia avuto ispirazione ad abbracciare l'arte dell'intagliatore. A. Sina, sottolineando che, data la presenza a Vione nel 1621 di Giuseppe Bulgarini, celebre intagliatore passato poi a Tirano, potrebbe, essendo già inclinato a simile lavoro, averlo seguito. «Tuttavia, scrive lo stesso Sina, è molto più probabile ch'egli sia stato mandato alla scuola di qualche altro, non a Brescia, ma sibbene nella vicina Val di Sole dove in Ossana intorno alla metà del 600 si trovava per lavoro e abitava l'intagliatore Simone Lenere. Qui il Ramus fissa la sua dimora e nel 1630 a 17 anni, si sposa con certa Barbara. Non si conosce quale scuola e o bottega abbian frequentato tanto il Ramus quanto il Lenere. Risulta invece che a 24 anni il Ramus è già un bravo ed eccellente intagliatore e scultore in possesso delle regole tanto del disegno come dell'architettura. Di ciò ne sono una prova le due ancone ch'egli ebbe a costruire negli anni 1637 e 1638, nella chiesa parrocchiale di S. Stefano, ed in quella di S. Caterina, ambedue di Vermiglio, notevoli per la grandiosità della linea architettonica, l'ornamentazione splendida e ricca, il numero di effigi di santi. Nel 1638 consegnava l'altare della vicina chiesa di Pizzano che verrà distrutto durante la prima guerra mondiale. Intorno al 1640 costruisce l'altare del Rosario a Dimaro ripetendo le forme di quello di Vermiglio. Nel 1645 scende in Valcamonica: scolpisce ancone a Canè, a Stadolina e probabilmente a Pontagna. Di ritorno nel Trentino esegue altre opere a Ossana e Cavareno, dove si stabilisce e dove trascorre i restanti anni della vita, conclusa secondo alcuni studiosi nel 1652 e nel 1665 per altri, dopo aver eseguito altari, soase o ancone per S. Maria di Segno, Romeno e S. Agata di Commezzadura. L'ultima notizia di lui è un atto del 18 novembre 1665 steso a Cavareno, con il quale aggiunge al suo testamento un codicillo, in favore della moglie Barbara. Allievo suo fu Gian Domenico Bezzi che fonda una bottega di intagliatori a Cusiano e forse G.A. Togni di Vione.


Sue opere:


Cané, parrocchiale: ancona, tabernacolo e soasa dell'altare maggiore.


Pontagna, chiesa parrocchiale: grandiosa ancona dell'altare maggiore, nella quale affiorano motivi derivanti dal Bulgarini.


Pontedilegno, parrocchiale: soasa dell'altare maggiore (attribuita a lui o alla sua bottega).


Stadolina, parrocchiale: ancona (1645).


Fuori provincia nel Trentino: Cavareno, chiese diverse (ancona, 1653).


Celentino, parrocchiale: cartegloria (1647).


Comasine, parrocchiale: due portaceri (1647).


Commezzadura, chiesa di S. Agata: soasa.


Dimaro, parrocchiale: altare del Rosario della B.V. (1640).


Livo, parrocchiale.


Ossana, parrocchiale: pulpito (1641).


Peio, parrocchiale: altari della Madonna del Rosario e di S. Carlo.


Pizzano di Vermiglio, parrocchiale: altare di S. Caterina (1637) distrutto nella I Guerra Mondiale.


Priò: altare (1652).


Romeno, chiesa di S. Antonio: pala dell'altare maggiore, portaceri e altri oggetti (1651-1652).


Segno di Torra di Val di Non, chiesa di S. Maria: ancona dell'altare maggiore (1650).


Vermiglio Fraviano, parrocchiale: altare maggiore (1637).