RACHELI Giovanni

RACHELI Giovanni

(Rovato, 1858 - Roma, 16 novembre 1924). Di Giuseppe. Fratello di mons. Antonio Racheli. Sacerdote, fu dal 21 giugno 1891 al 26 gennaio 1895 coadiutore a Capriolo dove godette subito viva stima per l'intraprendenza e lo zelo. Nel 1895 gli venne affidata la curazia del Duomo di Rovato dove si dedicò subito, oltre che ad un fervido apostolato, ad opere di carità e, assieme, a quelle edilizie fra le quali la casa curaziale che restaurò completamente. Nel 1897 dava inizio alla costruzione della nuova chiesa che con l'aiuto entusiasta della popolazione portò a termine in cinque anni nel 1902. Nel 1903 dava principio alla costruzione dell'Asilo Infantile e delle Scuole elementari (dette Scuole vecchie). Ma, come ha scritto Emilio Spada: «la scarsità di mezzi non corrispondevano alla vastità del suo programma, per cui dovette farsi prestare denaro da private persone, alle quali non poteva più farne restituzione, con innumerevoli guai. Assillato dai debiti si dedicava alla predicazione nella quale riusciva benissimo, anche per produrre il denaro necessario, e perciò si assentava spesso dalla sua residenza». Incautamente e non predisposto si occupò, onde far fronte alle crescenti difficoltà, di traffici e acquisti avventati. Nel frattempo si dedicava oltre che ai malati e ai poveri, a grandi iniziative di carità come quella in favore degli orfanelli del terremoto di Calabria. Accorso sul luogo del disastro, tornò al Duomo di Rovato con trenta bambini abbandonati che ospitò in canonica, creando poi ad Oriano Ticino una "Pia Opera Agraria Nazionale Redenzione e lavoro". In pieno dissesto economico, nel luglio 1907 la Pia Opera venne chiusa e gli assistiti dispersi presso istituti e privati. Nel 1910, per il precipitare della situazione finanziaria, perseguitato da fornitori e da prestatori di denaro fu, per ordine del vescovo, allontanato dalla parrocchia pena la sospensione a divinis. Rifugiatosi a Bedizzole presso il fratello prevosto, partì poi per Milano e infine andò ramingo per l'Italia. I giornali lo definirono un "curioso anormale altruista" che, consumato il suo patrimonio personale, si trovò in continuità alle prese con i creditori e colla giustizia tanto da convincere la Curia di Brescia come s'è detto, a sospenderlo a divinis. Numerose le aste dei suoi beni, le diffide, fino alle denunce per truffa ripetute a Venezia, Rovereto, Brescia, Varignano, Trento, ecc. delle quali clamorose furono quelle imputategli ai danni di ditte bresciane e trentine che lo portarono al suo arresto nel novembre 1923 a Rovereto e al processo a Brescia del 15 aprile 1924 che vide la condanna ad un anno di reclusione e a 1200 lire di multa, ridotta poi l'11 luglio 1924 in Corte d'Appello a 7 mesi, 23 giorni e a lire 583 di multa. Scontata la pena, don Racheli si rifugiò presso il Ricovero "Casa degli Emigranti" in piazza S. Maria Maggiore a Roma. Colpito da crisi cardiaca e ricoverato quale misero sconosciuto al Policlinico, vi moriva abbandonato e povero. Venne riconosciuto da una sentenza di concessione di vendita di un immobile di via Cattaneo a Brescia che portava in tasca assieme a ritagli di giornali riguardanti l'attività dell'on. De Gasperi. La salma venne trasferita e seppellita con solennità al Duomo di Rovato e nel 1958 la popolazione, contro il parere dell'Amministrazione comunale, ottenne che gli fosse intitolata la piazza della frazione. Scrisse: «S. Onofrio anacoreta, compatrono di Capriolo» (Brescia, Tip. Queriniana 1894, in 16°, p. 160).