PONCARALI

PONCARALI

Secondo Fausto Lechi «è, con gli Ugoni, la famiglia più interessante, per la storia medioevale cittadina, per l'abbondanza di nomi dei suoi uomini illustri e preminenti». Sembra da accettare una sua derivazione longobarda come sembra si debba dedurre dall'esistenza nel territorio di Poncarale di una fara (la Faramunda ora Ferramonde) e da un documento citato dall'Odorici del 3 aprile 1019 nel quale si parla di Ermengarda vedova di Uvidone «de loco Pontecarali» che professa di vivere secondo la legge longobarda. Un documento dell'Archivio Vaticano richiamato senza data da Emilio Spada, ricorda una riunione di abitanti del luogo, distinti in Poncarali "nobili" e "paysani". I "nobili" fecero fortuna come feudatari nel territorio di Poncarale del monastero di Leno e del vescovo di Brescia, rimanendo poi legati al Capitolo della cattedrale. Diventarono in tal modo con i Confalonieri, Avogadro, Palazzi ecc. una delle più potenti casate bresciane del Medioevo sebbene facesse parte dell'aristocrazia feudale minore, costituita da valvassori semplici che acquisirono il nome dal paese d'origine. Paolo Guerrini ha avanzato l'ipotesi che anche la potente famiglia dei Maggi sia una ramificazione di quella dei Poncarali e di cui forse il primo esponente fu quel Madius de Poncarali che nel 1170 era fra gli esponenti di spicco del Comune di Brescia. Emilio Spada su documenti, su pergamene vaticane e milanesi ha così ricostruito la sequenza di membri della famiglia con Uvidone Poncarali (sec. X) marito di Ermengarda, appena ricordata, figlia di Tedoldo di Azzanello, vico cremonese presso il fiume Oglio, confinante con Acqualunga. Fu del secolo X perché nel 1019 si dice che fu marito già morto di Ermengarda. Ermengarda (secondo un documento del 1019) moglie di Uvidone Poncarali, col consenso del figlio Ardizzone, donava al presbitero Girardo, figlio di Everando e abitante in Acqualunga molti beni, situati in vari luoghi del territorio cremonese e parmense, tra cui un'area con casa presso la porta Matolfa. Il 4 aprile 1064 Lanfranco q. Ardiccione de loco Punte Carale e sua moglie Imelda q. Lanfranco de loco Munterioni vendettero a Ubaldo vescovo di Cremona per 120 lire milanesi d'argento tutto il castello e i fondi di Montirone d'Azzanello (il Mazzi non lo accenna, sebbene appartenesse al contado bergamasco), e il 18 aprile seguente, in un placito tenuto dal conte di Bergamo Rainero a Vastelvisconti (in Prato Bissio) la vendita fu solennemente ratificata.


La famiglia va acquistando sempre più potere agli inizi del sec. XII. Tra il 1107 e il 1127 compaiono anche i nomi di Matteo, Richerio e Obizio. Come osserva F. Lechi è importante il nome di questi, che fu console di Brescia e che figura nel primo documento riguardante il comune di Brescia. Egli prese parte, infatti, del contingente bresciano venuto in soccorso di Milano, nella guerra comense. Considerata una posizione così elevata in un momento nel quale il Comune andava formandosi, ma nel quale erano ancora le famiglie feudali inurbate quelle che primeggiavano nel comando della cosa pubblica, considerato che i cognomi derivanti da località indicavano che la famiglia aveva avuto nel posto una investitura feudale, si può ben a ragione pensare che i Poncarali potessero vantare la loro origine da qualche ceppo illustre. Questo ruolo ha suggerito al Lechi una "semplice suppusizione" secondo la quale non sarebbe azzardato pensare ad una discendenza dai conti di Lecco (de Leuco). Ne sarebbe un indizio, sempre secondo il Lechi, il nome di Guiberto che, fra le famiglie bresciane, si ripete soltanto nell'albero dei Poncarali e Guiberto fu il padre di Azzone, conte di Lecco. Segno della loro potenza è la Torre detta dei Poncarali che sorgeva sull'angolo sud ovest del Broletto (v. Torri, Torrette, Torricelle; Torre dei Poncarali). Da poco costruita dovette nel 1198, mentre era podestà di Brescia Giacomo Poncarali, essere ceduta al Comune per fare spazio tra essa e la Torre del Popolo o del Pegolo al fine di creare il grande salone delle adunate cittadine. I Poncarali, del resto, avevano in centro della città estese proprietà consistenti in orti contigui a quelli dei canonici. Ardizzone fu Guidone di Poncarale e Berta, coniugi, investono nel maggio 1129 Oberto diacono e ufficiale della chiesa di S. Pietro di Oliveto, di una pezza di terra nel luogo di Poncarale, chiamata "Casale": «Coheret ei a meridie ecclesia S. Petri». Il prelato Oberto trasmette a questi coniugi altra terra in Poncarale presso il "Rover Prandonus". Nome illustre nel sec. XII è Ottobello, che si incontra fra i consoli di Brescia nella pace tra Esine e Borno nell'ottobre 1168; e poi Madio pure console che nel 1170 interviene in un atto di investitura del comune di Pontevico. Giovanni che fonda con altri consoli nel 1173 il Mercato nuovo (piazza T. Brusato) è firmatario ancora con altri sette consoli della pace con Bergamo e Cremona dopo la battaglia di Rudiano il 14 gennaio 1192. Sempre in quell'anno il 26 luglio fra i 67 più cospicui bresciani che firmarono l'accordo fra l'Imperatore e la nostra città compaiono ben sei dei Poncarali: Obizzo, Guidotto, Bosadro, Ottobello, Lanfranco Testa e Pietro Causidrico.


Bottiggia è poi nel maggio 1199 a Mantova insieme al giudice Alberto, rettore della lega lombarda, allo scopo di ottenere da Ravenna e Mantova il rispetto degli ordini impartiti a proposito della controversia con Ferrara, con la quale Brescia ha importanti rapporti commerciali e vuole vivere in buona armonia. Bosadro a sua volta, firma la pace con Bergamo 1'11 agosto 1198, controfirmata anche da Lanfranco Poncarali, allora console di giustizia di Brescia e podestà più tardi di Milano, nel 1227. Come scrive Fausto Lechi «Non sappiamo se dar credito al Malvezzi quando racconta che un Patela dei Poncarali in un conflitto fra fazioni uccise Ottone Calchera e ne espose il capo mozzo dall'alto della sua torre (1206). Quel nome (forse un soprannome) non troviamo in alcun documento. Troviamo invece di nuovo Bosadro e Zaghino e Vigo e Martino fra coloro che sottoscrivono uno dei tanti giuramenti con le città vicine nel 1206 e Martino in un patto con Cremona». Di incerta origine e non documentata è invece la notizia fornita dall'Odorici che a Ugone Poncarali sia appartenuto Moniga con Calvagese, luoghi da Enrico VI infeudati poi al monastero di Leno. La posizione della famiglia è sempre preminente, annota il Lechi, talchè quando appaiono i podestà, ancora cittadini, al posto dei consoli, coi conti Narisio e Alberto dei Casaloldo vi è Giacomo Poncarale, triumvirato di indirizzo guelfo che nel 1210 suscitò una rivolta popolare che scacciò da Brescia il vicario di Ottone IV di Brunswick e che firmò un patto con sei comuni lombardi e che fu sconfitto a Castellano (Cremona) dai cremonesi il 2 giugno 1213. Giacomo è segnalato podestà a Mantova, nel 1211 ed è podestà di Brescia almeno due volte, nel 1198 e nel 1211, quando firma la pace tra Brescia, Mantova, Verona e Cremona, con accanto, fra i maggiorenti, altri. Poncarali, quali Ottobello, Goizo, Laffranco, Teutaldo, Giroldo, Zache e Bosadro. Martino, Bosadro, Zaghino e Vico Poncarali sono promotori del giuramento di pace con Cremona, Bergamo e Parma, il 6 marzo 1211, chiudendo con le tre potenti città ghibelline un contenzioso che durava ormai da 20 anni. Nel frattempo Obizzone, Torino, Wielmino sono citati in documenti riguardanti i rapporti della famiglia con i monasteri di S. Pietro in Oliveto, S. Giulia, ecc. Figure a sè sono Alberto e Luigi Poncarali: il primo è console di Brescia, nel 1212; il secondo firma i patti di Gavardo, nello stesso anno mentre Corrado Poncarali è segnalato 1'8 maggio 1225, come console di giustizia di Brescia. Lanfranco (v. Poncarali Lanfranco) presente alla pace di Bagnolo, fu podestà di Milano, mentre Goizo nel 1237 fu fra i difensori di Montichiari contro Federico II. Sempre esponenti del partito guelfo vennero espulsi da Brescia da Ezzelino da Romano (1258-1259). Nel 1360 appoggiarono Cansignorio della Scala. Intanto, usciti dalla cittadella vecchia in seguito all'espansione urbanistica delle strutture comunali del Broletto e dei luoghi pubblici, i Poncarali si trasferirono nella quadra di S. Alessandro dove costruirono case di una certa importanza. Nella zona già nel sec. XV abitavano quattro rami. Essi però avevano una comune origine perché formati dai quattro figli di Antonio q. Zenone, vivente nei primi decenni di quel secolo e marito di Tommasina Luzzago. Andarono poi estendendo le loro proprietà specie nella pianura bresciana fino a Volongo, Fontanella, Ostiano e Asola, a Bagnolo Mella e a Calvisano. A Gottolengo possedettero il palazzo che passò poi al nob. Bernardo Belotti e infini ai Villa, famosi agricoltori, assieme a case e a terreni. Lo Spada elenca Guido di Ardizzone, nel 1267 capitano del popolo a Bologna; Fiorino q. Giacomo q. Guitesto il 12 marzo 1309 investito come suo vassallo dal vescovo di Brescia, Federico Maggi; Giacomino che nel 1326 vende terre in Seniga a Bresciano Masso. Come scrive Fausto Lechi, nelle tristi vicissitudini di quel secolo i Poncarali appaiono sempre nella parte guelfa tra i primissimi reggitori della città: vi primeggiano Guidesco, Fiorino e Giacomino il quale ultimo visse anche nei primi decenni del sec. XIV, combattè nell'assedio posto da Arrigo VII (1311) alla sua città, vide la morte di Tebaldo Brusato, sofferse l'esilio e si agitò coi fuoriusciti per riprendere il potere; e infine fu tra i dodici firmatari di parte guelfa eletti a stipulare la pace (6 ottobre 1313).


Il racconto del Malvezzi, sottolinea il Lechi, della bella Landriola di Negro, dei Poncarali, oltraggiata, può essere invenzione, al pari di Giulietta e Romeo, ma esso è una prova dell'importanza della famiglia in quel torno di tempo. Come documenta Emilio Spada un gruppo di nomi appartenenti a questa stessa famiglia, sono ricordati in pergamene Vaticane, nel Liber Potheris e in altre fonti, quasi sempre senza l'indicazione patronimica, per cui non è possibile unire questa serie all'albero sopraindicato. In genere, sottolinea lo Spada, sono personaggi ragguardevoli perchè occuparono posti di responsabilità, o come consoli di giustizia a Brescia, come Podestà o Capitani a Milano, Bologna, Firenze, Genova. Tra essi egli elenca: Ugo da Poncarale (1041), Maifredo e Laffranco suoi figli (1119), Ugone che ebbe il castello di Moniga anteriormente al 1200, Obizione console di Giustizia a Brescia (1297), Lanfranco console di Giustizia (1198), partecipa all'atto di pace con i Bergamaschi e podestà di Milano (1227), Teutaldo (1208), Goizo il difensore del Castello di Montichiari (1237), Ginestro, Isac e altri. Già nel sec. XIII i Poncarali si erano andati spostando in altri luoghi. Nel 1301 compaiono proprietari di una casa in fronte alla attuale via Tosio in via Gabriele Rosa dove più tardi comperarono case dagli Zani e dove si spensero nella prima metà del secolo gli epigoni della famiglia. Intanto nel 1326 Giacomo, Guidetto e Mafezolino, fratelli e figli del fu Fiorino Poncarale, venivano investiti del feudo "antico e paterno" che la famiglia teneva dall'Episcopato di Brescia nella terra di Poncarale, con le decime di Seniga, Comella, Casaloldo e Mazzano e attraverso Giacomino, la cui figlia aveva sposato Bonincontro q. Graziolo da Calvisano, anche a Calvisano. L'importanza acquisita veniva confermata dalle podesterie che i Poncarali andavano acquisendo; podesterie in importanti città italiane con Maffeo (a Milano), Ginestro (a Milano nel 1254), Furono o Furore (a Vicenza nel 1256, incaricato da Ezzelino da Romano e ucciso a Busseto dal marchese Oberto Pallavicino dopo la vittoria ghibellina di Ostiano del 28 agosto 1258), Guido o Guidesco (a Lucca nel 1252), Bernardino (a Bologna nel 1304), ecc.


Come ha scritto il Lechi «dopo aver tenuto per tanto tempo un posto di primissimo piano in città, la famiglia col sec. XV rientra, diremo, nei ranghi, tiene una posizione elevata, ancora per qualche secolo, si suddivide in molti rami, sicchè troveremo parecchie dimore di un certo rilievo fino al Settecento; ma si direbbe che il suo ciclo storico si compie nel Medioevo per avanzare per forza d'inerzia e finire nel secolo scorso. Fu indubbiamente una delle più antiche e più nobili famiglie bresciane». Infatti nel sec. XV i Poncarali si erano già suddivisi in cinque rami, come scrive il Lechi «ognuno in buone situazioni economiche, se non molto brillanti, viventi quasi tutti in Brescia nella quadra 1ª di S. Alessandro dove avevano acquisito case e orti a mattina. Essi avevano una comune origine perchè formati dai quattro figli di Antonio q. Zenone, sposo, come già si è detto, di Tommasina Luzzago. I quattro figli erano Zenone, Fiorino, Gio. Pietro e Giacomo». Michele q. Zenone abitò nel palazzo di via Moretto ora di proprietà Carpani Glisenti. Nel 1572 risultano presenti nella quadra di S. Alessandro tre rami che divennero presto otto. Della quadra stessa furono sindaci nel 1474 Girolamo Poncarali, nel 1501 un Michele e nel 1619 un Fortunato. Nella chiesa di S. Alessandro si costruirono anche delle tombe; una segnata Theodora Calini Poncarali Rodengo, altre nei chiostri del convento. Questi ebbe, dalla prima moglie Chiara Leni, il figlio Lorenzo (n. 1496) che sposò Nicolina Nassini. A Seniga aveva casa in castello ma si costruì anche fuori una casa padronale. Ebbe, scrive Fausto Lechi, parecchie figlie, tutte bene sposate, e un solo maschio Salvatore (n. 1526) il quale potè continuare la famiglia con la sposa Bianca Averoldi. Da essi nacque ancora un solo maschio, Michele (n. 1538) marito di Lavinia Oldofredi q. Decio. Da Michele e Lavinia nacquero Poncarale (n. 1604) e Decio. Questi sposò Ippolita Stella ma morì presto ed i suoi figli furono allevati dallo zio. Pietro il primogenito di Decio (n. 1637) sposò Margherita Bona e ne ebbe Decio (n. 1675), Paolo (n. 1676), Ippolito (n. 1679) e Antonio, canonico Lateranense. Questi fratelli comperarono dal conte Mario Provaglio il palazzo presso S. Eufemia, oggi liceo Arnaldo, in corso Magenta, e vi trasferirono la loro dimora. I Poncarali vi dimorarono poco più di 60 anni; come documenta il Lechi, infatti Decio (n. 1675), fratello maggiore di Paolo, dalla moglie Cecilia Martinengo ebbe un solo figlio maschio, Pietro (n. 1717) il quale fu padre di Decio, morto giovane nel 1774, col quale si estinse anche questo ramo della antica e nobilissima famiglia. Mons. Fé scrive che la di lui figlia Maria andò sposa al sig. Pietro Ferrari da Cremona e lasciò questo palazzo, con quello di Seniga e con i relativi terreni, ai conti Cigola in seguito ad un interessante vitalizio fra amici poiché non vi era parentela vicina fra le famiglie.


Più a sud degli attuali numeri 15-17 di via S. Martino della Battaglia (Casa Magrassi) si sistemarono quelli del ramo collaterale proprietari di Seniga. Come annota Fausto Lechi, già sul finire del sec. XV il ramo di Apollonio (n. 1440) q. Gio. Pietro abitava in contrada Cantarane «appresso ai sigg. conti Caprioli» che erano proprietari delle aree di fronte, sulle quali più tardi sorgerà il palazzo dei Martinengo delle Palle. Apollonio fu padre di Antonio (n. 1481) e questi di Fortunato o Fortunale (n. 1514) il quale da Maria ebbe Antonio (n. 1546) marito di Claudia e padre di altro Fortunale (n. 1580). Suo figlio Apollonio (n. 1629) sposò Orontea Feroldi ma non ebbe figli. Orontea gli sopravvisse, godendo in usufrutto questa casa sino al Settecento avanzato, casa che egli aveva lasciato in eredità agli Spedali civili, mentre i terreni di Seniga li lasciò ai lontani cugini Aurelio e Camillo q. Ercole, i quali ebbero come ultimo discendente Camillo che lasciò i suoi beni alla Congrega. La potenza della famiglia è indicata anche dagli "Indica Poncarale" nei quali sono registrate proprietà e interessi.


Singolare il numero dei religiosi Poncarali appartenuti ad ordini religiosi e specialmente nel 1540, a preti di S. Maria della Pace. Fino al 1797 parecchi Poncarali fecero parte del Collegio dei Giudici. Ercole nel 1735 comperò dai Fenaroli la casa di via Musei e vi visse a lungo e morì dopo il 1810, lasciando la casa all'unica sua figlia che aveva sposato un Acerbi. Tale abitazione venne poi acquistata da Sperandio Giordani. Nei primi anni del 700 il nob. Paolo Poncarali e fratello acquistavano, come già s'è detto, dal conte Mario Provaglio il palazzo di Corso Magenta, le case vicine e il giardino, sede oggi del Liceo Arnaldo da Brescia. In questo palazzo si costituì il 18 marzo 1797 il governo provvisorio sovrano del popolo di Brescia.


Oltre che a Casaloldo in territorio asolano ("resti, scrive il Lechi, di una remota signoria collegata coi potenti feudatari del luogo"), essi andarono allargando le loro proprietà in Seniga dove nel 1678 Poncarale q. Michele erigeva per sè e per i nipoti Pietro e Bartolomeo, figli del fratello Decio e di Ippolita Stella e per i suoi successori, la villa di Seniga che passò poi ai Fenaroli. Uno dei principali rami si spense con il nob. Decio, morto nel 1774, che lasciò erede della sua sostanza e del palazzo di corso Magenta la figlia Maria Poncarali sposa di Pietro Maria Ferrari di Cremona. Maria Poncarali cedette per contratto vitalizio il palazzo ai conti Vigola di Muslone dai quali passò poi ad altre mani. Dal 1815 al 1820 i Poncarali ebbero il riconoscimento di nobiltà dall'Imperatore d'Austria nelle persone di Ca millo, Francesco e Fabio. Camillo q. Camillo viveva ancora nel 1823 ed abitava nel palazzo di via Gabriele Rosa, 34. La famiglia si estinse intorno alla metà dell'800 con Fabio q. Antonio q. Lelio, Giambattista e Giulio Maria q. Achille, Francesco e Lodovico q. Guido, tutti senza successione. Ultima della famiglia fu la nob. Giulia Poncarali vedova Pedrali, m. il 5 marzo 1898. Singolare è l'opinione di chi mette a confronto il cognome Poncarali con quello dei Poincarè francesi dibattendosi nell'incertezza se derivi da Ponte o Pugno quadrato.