PANERONI Giovanni

PANERONI Giovanni

(Rudiano, 23 gennaio 1871 - 2 gennaio 1950). Figlio di Battista un venditore al minuto di frutta e verdura, venne da lui, al termine delle classi elementari, mandato in Seminario dove rimase due anni. Uscitone, venne dal padre mandato a Bergamo come garzone in una pasticceria. Ne approfittò per frequentare le scuole serali. Dopo un anno tornò a Rudiano per aiutare il padre. Insofferente di stare rinchiuso in una bottega nel 1898 si arruolò nei carabinieri prestando servizio a Ravenna. Dopo l'esperienza di un arresto, si rifugiò per cinque anni in fureria ritornando poi a Rudiano. Si fece egli stesso fruttivendolo e, d'estate, gelataio ambulante e venditore di dolciumi. Sposatosi il 2 marzo 1901 mise al mondo otto figli. Convintosi dell'erroneità delle teorie copernicana e galileiana andò diffondendo fisime proprie basate sulla convinzione che «la terra è ferma, non gira, nè ha forma sferica. È il sole che gira, il sole - definito il "padrù" - che comanda tutto». Inoltre la terra non è rotonda ma è piana e ondulata alla superficie. Il sole poi conserva sempre la medesima grandezza (2 metri di diametro) sia d'estate che è vicino alla terra, sia d'inverno che è lontano e non dista dalla terra milioni di chilometri come dice Galilei, "non costano niente i milioni di chilometri a parlar fuori a bocca, tanto fa lo stesso, nessuno ci prende la misura, ma invece il sole non dista più di mille chilometri" ed è composto da una massa incandescente di argento che vale miliardi di lire. Tali strampalate teorie andò diffondendo sempre più largamente in paesi come Orzinuovi, Urago d'Oglio, Soncino, Chiari, Rovato, Calcio, Fontanella e altre piazze minori e poi in Brescia e in altre città (Milano, Pavia, Monza, Bergamo, Verona, Padova, Torino, Genova, Bologna, Firenze e Roma) diventando oggetto di spasso e di burle da parte di studenti, di professionisti e del popolino. Della sua capacità di comunicazione si convinse a tal punto da attribuirsi il merito, per aver scritto col carbone sui muri di Iseo, alla fine di ottobre del 1918, "Il Fronte Italiano dorme", della vittoria del 4 novembre seguente. Tuttavia la sua attività propagandista si andò concentrando intorno alle sue teorie geoastronomiche che nel 1920 diffuse fra gli studenti dell'Università di Pavia (che nel 1920 gli affidarono la prolusione accademica alla cattedra di Fisica e lo insignirono di una burlesca laurea "honoris causa"). Cercò di diffondere le sue idee stravaganti e bizzarre anche attraverso scritte sui muri come "Astronomi bestie, Galileo cretino, Svegli asini studiate la Paneroni". Una di queste con la sua proverbiale frase "La terra non gira, o bestie" pennellata sui muri della Galleria Vittorio Emanuele, a Milano, suscitò le ire del "Corriere della Sera" che invitò i milanesi a "sistemare" Paneroni, smettendo di ridere per le sue buffe bravate. Ma egli non se ne impressionò. Anzi approfittò di ogni occasione: inaugurazioni di anni accademici, carnevali, feste del libro, fiere, conferenze, convegni per farsi sentire da un sempre maggior numero di divertiti ascoltatori.


Nel 1921 fu a Firenze per "sbugiardare" i partecipanti all'VIII Congresso geografico nazionale ma gli fu impedita la parola per cui si vendicò imbrattando i muri di scritte ingiuriose per Galileo e gli astronomi. Il 3 marzo 1922 l'Associazione lombarda dei giornalisti dedicò a Paneroni il veglione di carnevale al teatro Lirico, intitolandolo "La terra non gira". Qualche giorno dopo gli artisti ribatterono con un'altra festa, dedicata all' "Eppur si muove". Nel 1922 propagandò altri manifesti e volantini e un numero unico dal titolo «Nuovissima tremenda geografia di Paneroni. Copernico e Galileo sbagliarono». Esso si concludeva con un appello "Ministro Gentile, svegliati!" rivolto al ministro della P.I. del tempo. Intanto otteneva sempre più grande successo a Milano mediante la pubblicazione e la distribuzione di giornali e fogli recanti disegni e spiegazioni relativi alle sue stravaganti teorie. Fu chiamato spesso in Questura, ma venne sempre rilasciato perchè ritenuto inoffensivo. Nell'aprile 1924 portatosi a Genova per partecipare al Congresso nazionale della Società geografica italiana, respinto dai cattedratici venne portato in trionfo sulla cattedra dell'Università e per le vie della città dai giovani goliardi. Nello stesso anno pubblicava in 40 mila copie un nuovo numero unico dal titolo: «Nuovissima geografia: la Terra non gira. Galileo sbaglia» (Brescia, Tip. Commerciale, 1924, 4 p. in folio). Invitato spesso a veglioni e pranzi incominciò anche ad affrontare vere folle in pubblici teatri. Grande successo ebbe la serata paneroniana del 5 gennaio 1925 al Teatro Sociale di Brescia. Patrocinato da commercianti, lo spettacolo finì con risate, urla e lanci di verdura ed ebbe viva eco nella stampa prima e dopo. Il 24 febbraio seguente su iniziativa dell'industriale bresciano Giovanni Tempini, Paneroni si esibì al Teatro Lirico di Milano. A Pavia gli studenti lo nominarono dottore "sul campo". In quegli anni fu al centro di carnevali studenteschi e di carnevalate in genere un po' ovunque. Parlò tra l'altro anche al Politecnico, all' Unione professionale lombarda". Nel 1926 portò il suo verbo a Padova, invitato in un teatro dal Gruppo universitario fascista. La trasferta rese a Paneroni 70 lire, mentre al presidente del Guf, costò la carica. Tali successi conquistarono anche il suo paese natale, Rudiano, che gli tributò accoglienze straordinarie, organizzate da appositi comitati, con la partecipazione di autorità locali e di bande musicali. Nell'aprile 1926 fu anche al centro delle polemiche fra i quotidiani "Il Popolo di Brescia", "Il Cittadino di Brescia" e "Avanti!". Questi due ultimi giornali accusavano il giornale fascista di volersi annettere il pittoresco personaggio. Nel settembre 1926 avvicinò a Milano, dove era festeggiato per l'impresa del Norge, il gen. Nobile, che lo trattò con fare "altezzoso e superbo" rifiutando di ascoltarlo. Si vendicò inviando al generale il 15 aprile 1928 alla vigilia della impresa del dirigibile "Italia" un telegramma così concepito: «Con teoria galileiana erronea sperdevi nel Polo, con teoria paneroniana salvavi: richiedetemi». Quando ai primi di giugno si seppe della tragedia, Paneroni, pure dispiaciuto per le vittime, gongolò per il fallimento e mise in versi la sua rivincita sullo sfortunato esploratore.


Da parte sua non rallentò la sua attività. Nel 1929 si battè contro l'installazione del "Planetarium" di Roma definito una "vera e feroce bestialità" e un "ignobile trucco". Nel 1931 il giornalista Gaetano Coeli divulgava le teorie paneroniane sui giornali bresciani. Da parte sua, in tale anno pubblicava «Nuovissima speciale geografia di Paneroni, grande, divertente e profondo studio, che costa soltanto una lira ma vale milioni!...». Nel 1931 "Italia che scrive" pubblicava una intervista su di lui. Nel 1931 ebbe ironici trionfi a Roma. A Largo Argentina venne interrotta la circolazione e la sua Geografia venne diffusa in 5 mila copie; ed egli stesso pensò di essere vicino, ad essere incoronato in Campidoglio. In verità la polizia e i carabinieri si facevano sempre più severi con il pittoresco personaggio arrestandolo nel 1931 e nel 1933, mentre la stampa incominciò a registrarne l'attività solo con poche righe, salvo il "Guerin Meschino", "sempre in prima fila ad innalzare il prestigio della Paneroniana". Con tale sostegno continuò a predicare sulle piazze e a disturbare conferenze e convegni. A Milano contestò direttamente a Palazzo Beccaria l'astronomo Porro; dal 6 al 10 settembre 1937 tentò di parlare al X Congresso geografico nazionale di Milano, ma il giorno dell'inaugurazione, appena messo piede davanti all'Università Bocconi, sede dell'incontro, Paneroni venne arrestato. Fu trattenuto in prigione cinque giorni, il tempo della durata del congresso, gli fu inflitta una forte multa e decretato il sequestro di opuscoli e manifesti. Il 15 maggio 1938 a Roma mentre dispensava le sue pubblicazioni ai convenuti al Congresso di chimica, veniva arrestato e rinchiuso per tre mesi nel manicomio di S. Onofrio di Roma. Ne usci per iniziativa dei figli, del genero, del pretore di Salò e di altre autorità bresciane che sapevano bene quanto fosse innocuo. Andò però a rischio di rimanervi a lungo, giacché alla promessa di lasciarlo libero, se avesse bruciato i suoi scritti e sconfessato le sue teorie, gli fu udito esclamare dopo essersi detto disposto ad abiurare "Eppure non gira... o bestie" Rientrato a Rudiano, avvilito ma non sconfitto, continuò a predicare le sue teorie ma quasi solo nel Bresciano e nel Bergamasco e con il permesso della Questura. Nel 1941 con "distribuzione autorizzata dalla R. Questura di Bergamo" e a firma "1° poeta Paneroni" pubblicava un nuovo libro dal titolo «Primitive primizie di nuovi profondi studi di Geografia, Astronomia, Miteorologia (sic.), descritte in un libro contenente molti siluranti problemi». Durante la guerra scomparve quasi del tutto per ricomparire nei primi mesi dopo la Liberazione. Il 7 ottobre 1945 si faceva approvare dal comando Alleato di Brescia sotto il titolo di «Geografia astronomica Paneroni» una nuova illustrazione delle sue "teorie". Poi su di lui calò quasi un totale silenzio, mentre l'Oglio in piena gli portava via quello che egli chiamava il suo «Osservatorio astronomico». Morì, dopo aver raccomandato ai figli di non lasciare cadere la sua opera e venne ricordato dalle radio italiane, spagnole e inglesi e da almeno una quarantina di giornali. Oltre ai suoi "studi" lasciò anche versi, sconnessi ma anche, a volte, di vivace denuncia sociale.


Sulla sua tomba venne posta l'iscrizione «Astronomo / Giovanni Paneroni / la moglie e i figli posero». La sua memoria venne in seguito più volte ricordata su giornali specialmente locali. Nel giugno-agosto 1983 ad una mostra a Palazzo Reale a Milano dal titolo «Jarrj e la patafisica» furono esposte due sue tavole geofisiche del 1940. Con Rassega e anche con altri bizzarri personaggi bresciani venne rievocato nel luglio 1975 da Renzo Bresciani e Costanzo Gatta in una piece teatrale rappresentata alla Loggetta nel gennaio di tale anno e dalla Compagnia "Il Ventaglio" nel luglio 1994. Nel 1993 e nel 1994, nel breve giro di pochi mesi apparvero addirittura due biografie a lui dedicate. Una di E. Mirani e l'altra di G. Massenza; nel frattempo il suo nome entrava anche nelle polemiche fra uomini politici. Il figlio Giovanni (1914-1991) detto "Pacia" fu venditore ambulante come il padre, che seguì nei suoi frequenti spostamenti.