PADOVANI o Padua o De Padua

PADOVANI o Padua o De Padua

Il medico quinzanese Gandini nel suo "Giardino" definisce la casa Padovani di Quinzano d'O. "antichissima" e originaria dalla Germania. Il Nassino li dice di origine bergamasca. Egli scrive: "veneno da Val di Magna, loco bergamasco, lo suo cognome fo di Manzoni ma non sono di quelli Padoani che stanno di stantia appresso et all'incontro del Molino che è a mezodì parte a S. Agata et de doman di parte dove era la casa de Abram de Fede rici, et questi sono di otto dì in qua venuti di Quinzano a star in Bressa; venne Francesco Padoano da Chieda, loco bergamasco et poi Quinzano et lì lavoravano la terra a massaro; ma Bertolame suo figliolo amazarono, over fecero amazar uno Perotto qual governava tutti li denari della Camera de Bergamo, et de quelli de Bressa, et con quelli denari et robba si feceno ricchi, ma come vi ho detto sono di vilissima conditione, et per voler farsi, d.° Bertolame da Chieda dare reputatione con mezzo de suoi amici, videlicet con dinari, si fece far conte dall'Imperatore nel 1541 e tutti direno conti di scartozzi, per essere spiziario". Ed, in effetti, il primo Padovani che si conosca è "Jacobinus de Osio dictus de Padua" banchiere bergamasco, secondo Paolo Guerrini, probabilmente ebreo. Egli si trova scritto negli estimi civici di Brescia del 1434 - 1469 nella Quadra di S. Faustino. Ma figurano fra gli ottimati firmatari del patto di Unione di Brescia a Venezia nel 1426. Nobili "De Padua" compaiono nel Registro Veneto di nobili estimati del Territorio Bresciano dal 1426 al 1498 come residenti a Palazzolo. I discendenti di questo Giacomino cambiarono mestiere e fecero gli speziali: alcuni assunsero il nome di Padovani, altri di Padova e col vendere medicinali e spezierie si fecero una buona fortuna economica, salendo per mezzo di essa anche nella scala sociale, così da entrare nella nobiltà bresciana. Lo speziale Bartolomeo Padovani primogenito di Gianfrancesco q. Giacomino ebbe per primo da Carlo V il 26 luglio 1541 il titolo di conte. Gianfrancesco (di anni 44) con il fratello Piero (di anni 37) abitante nella prima Quadra di S. Giovanni, l'anno 1534, nella denuncia dell'estimo dichiara di avere 8 figli, tre garzoni di bottega, quattro cameriere, un maestro di casa, quattro famiglie. Possedeva una bottega in casa propria alle Pescherie, 360 piò di terra a Quinzano e molti crediti verso famiglie nobili per oltre 2000 lire per medicine vendute ma non pagate. I suoi figli Giambattista e Giulio (l'ultimo nato nel 1535, Gianpaolo e Carlo entrarono forse in religione) continuarono la discendenza. Il Gandino sottolinea che il citato Giovanni "piantò" a Quinzano, «la sua casa con investiture di case molto magnifiche e de grossa quantità de' beni». Tra i suoi successori troviamo un Francesco, «capitano de' soldati» che fedelmente servì la Serenissima Repubblica di Venezia. I due figli suoi, Bartolomeo e Pietro, furono il 26 agosto 1541, creati da Carlo V conti palatini «con l'autorità di poter crear Nodari e ligittimare bastardi e spurij e con la concessione pure di portar per loro Arma l'Aquila nera d'una testa verso la destra piegata, con l'ale spiegate, rostro aperto in campo d'argento, col sole dorato in campo posto in mezzo al petto della medesima». Mentre il conte Pietro ebbe una sola figlia, parecchi figli ebbe invece il conte Bartolomeo fra cui Paolo, dotto in legge e belle lettere. Fra gli altri membri della famiglia si distinsero il conte Bartolomeo medico, membro del Collegio di Fisici della Città di Brescia e dotto autore di parecchie opere, morto vecchissimo nel 1650; padre Gregorio abate e priore del monastero di S. Eufemia della Fonte, p. Candido ( + 1620), abate dei Canonici Regolari di Brescia, priore e visitatore, Girolamo, capitano della Repubblica, morto nella guerra contro i Turchi; il padre Girolamo Padovani (1733 - 1803) letterato e scrittore, ed altri ancora. Giulio Padovani costituì a Quinzano una cappellania quotidiana all'altare del S. Rosario in S. Rocco, e la Confraternita nel 1648 ricordò il pio benefattore con questa iscrizione: «Julio Padovano / Viro Optimo / Societas SS. Rosarii / Ob Sacrum Perpetuum Constitutum / M.P. Anno MDCIIL». I Padua o Padovani fecero comunque parte del Consiglio Generale di Brescia prima della riforma del 1610 e sono già compresi nell'elenco del Beaziano. Per essersi arricchiti con la vendita di medicinali e spezie vennero chiamati dal popolino «conti de li scartozzi» (cioè dei cartocci). Tra gli epigoni della famiglia dopo il 1796 il Fè d'Ostiani nomina: Angelo q. Girolamo, Giuseppe Maria del detto Angelo success. estinta, Carlo q. Giulio successione estinta, Giulio q. Giobattista (1809 1878). A Giuseppe Maria l'imperatore d'Austria riconosceva tra il 1825 e il 1828 il titolo nobiliare. Lo Stemma è: «D'oro al toro furioso al naturale»; oppure: «D'argento a un'aquila di nero, recante sul petto uno scudetto d'oro al sole raggiante, di rosso».