PADERGNONE

PADERGNONE (in dial. Padergnù)

Frazione a NO di Rodengo, a m. 169 s.l.m. Il nome, uguale a quello di un comune nel Trentino, secondo studiosi quali il Finotti potrebbe derivare dal nome personale Paternio, da Paternius o da Paternia, distintivo delle colonie militari dell'epoca dei Cesari o dal gentilizio Paternius. È nominato in un documento del monastero di Rodengo del febbraio 1142 per un pezzo di terra "in loco ubi dicitur Patergnonus" che Imegia, figlia di Ottone chiamato Magnavacca, dona assieme ad altre terre alla chiesa di S. Nicolò di Rodengo. Personaggi di Padergnone come un Petercino e altri compaiono in altri documenti del monastero. Attiva la vicinia di Padergnone poi unita con quella di Pedenaga. Le due vicinie unite eleggevano un consiglio composto di tre sindaci e reggenti ed un certo numero di consiglieri. Originaria di Padergnone è la famiglia Lorandi anche se, come ha rilevato L .F. Fè d'Ostiani "non sappiamo con certezza se appartenesse a questa famiglia quel Bonifacio Loranto che il monastero di Rodengo investiva di suoi beni il 3 gennaio 1255. I Lorandi ebbero casa anche in Brescia e sepoltura in S. Francesco d'Assisi. A Padergnone ebbe larghi possedimenti un ramo della famiglia Fenaroli, proveniente da Tavernola, sul lago d'Iseo.


ECCLESIASTICAMENTE il territorio appartenne alla pieve di Gussago e fino al 1969 alla parrocchia di Rodengo. Primo segno registrato di religiosità popolare è la cappella che la vicinia volle costruita nel 1432 come voto per un'epidemia, cappella che poi verrà ampliata e che infine diventerà chiesa parrocchiale. Di un'altra pestilenza, del 1507, vi è testimonianza in una iscrizione latina posta su casa Masperoni al crociale di Padergnone con Ronco, nella quale, attorno ad una croce sostenuta dallo stemma dei Masperoni si legge: "O vos omnes qui transitis per viam, inspicite quanta pro vobis sustuli Antonio Masperoni 17 maggio 1570". Intorno all'oratorio di S. Rocco si svolse la vita religiosa e civile del piccolo borgo. Già nel sec. XVI l'oratorio stesso possedeva, come attesta un atto notarile del 24 agosto 1772, quattro pezze con dati desunti da un estimo di Rodengo del 1569 e dal Catastico del 1641, una casa e quattro pezze di terra, date in dotazione alla cappellania di S. Rocco. Con testamento del 1691 il nobile Francesco Torre dotava la chiesa di un'altra cappellania che doveva assicurare una seconda messa festiva. Nel 1842 Andrea Piardi di Gussago donava alla chiesa una casa con broletto che possedeva in Padergnone. L'esiguità delle rendite e l'incameramento dei beni delle cappellanie restituiti nel 1867 fecero sì che solo dal 1893 il cappellano avesse residenza. Ma ormai, con l'aumento della popolazione Padergnone aveva sempre più una certa autonomia ecclesiastica, come dimostrano le vertenze insorte fra il cappellano di S. Rocco e il monastero di Rodengo (1729-1730) e più tardi fra la fabbriceria di S. Rocco e lo Stato italiano. Del resto, già nel 1828 "l'Imperial Regia Delegazione di Brescia aveva accordato alla chiesa sussidiaria di S. Rocco, apposita fabbriceria, distinta da quella di Rodengo", anche per il numero dei suoi abitanti (400). Particolarmente benemerita fu la cappellania di don Camillo Presti. Nativo di Padergnone, ordinato sacerdote nel 1849, vi si fermò come secondo cappellano di don Carlo Bonini, succedendogli alla sua morte come cappellano curato. Al suo zelo si devono la pala dell'altar maggiore opera di Angelo Inganni e raffigurante S. Rocco (1853); la casetta per il sagrestano (1859); l'organo, costruito dal Tonoli (Brescia, 1868); la costruzione delle due cappelle della Madonna e di San Giuseppe, coi relativi altari, con la statua della Immacolata e la pala di S. Giuseppe di G.B. Guadagnini; il raddoppio del presbiterio, l'abside, il coro e la sacrestia e il nuovo altare (1808); il pavimento della chiesa, ancora oggi in buono stato di conservazione (1899); l'orologio meccanico collocato sul campanile dalla ditta Frassoni (Rovato, 1903), e, infine, la casa canonica (1906). Padergnone si arricchì inoltre di un ampio terreno denominato Piazza, donato dalla nob. Silvia Fenaroli ved. Averoldi, morta il 13 ottobre 1887. In vista delle esigenze della popolazione, nel 1858 la curia concedeva la conservazione nella chiesa degli Olii Santi, nel 1859 il permesso di ascoltarvi le confessioni delle donne, nel 1860, direttamente dalla S. Sede, quello di conservare la SS. Eucaristia. A don Presti, morto nel 1909, successe don Andrea Romano, sacerdote di grande pietà e dottrina, espertissimo in questioni giuridiche. Al suo zelo si deve la Schola cantorum e la decorazione, ad opera di Giuseppe Trainini, delle cappelle laterali. L'ostilità del regime fascista lo costrinse a lasciare Padergnone dopo 19 anni, cedendo il posto nel 1928 a don Giuseppe Gatti che nei nove anni di apostolato portò a compimento la decorazione della chiesa. Passato a Timoline nel 1937, gli successe don Ernesto Bozzoni che realizzò nel 1942 il teatrino, nel 1960 il campo sportivo, nel 1967 la scuola materna. Inoltre dotò il campanile di un nuovo concerto di campane (1958). Sua preoccupazione fu il potenziamento della catechesi, la costituzione, nel 1950, dei gruppi delle madri e dei padri cristiani e, nel 1955, dell'Azione Cattolica. Si dovette inoltre a lui il circolo Anspi. Grazie alla sua intensa attività e all'organizzazione ecclesiale, in vista di un aumento della popolazione con decreto del 14 maggio 1969 veniva eretta la parrocchia. È toccato a don Eugenio Panelli, successo a don Bozzoni nel 1986, affrontare impegni più grossi dovuti all'aumento della popolazione, passata da 445 abitanti nel 1969 a 1.356 nel 1993. Dopo aver riattata la canonica, affrontò opere grandiose quali il complesso delle aule per la formazione e la catechesi, denominato "Centro formativo S. Rocco" e il nuovo oratorio, inaugurato il 14 giugno 1992, con annessi un salone teatro, un moderno bocciodromo affidato all'Associazione "Tris sport e tempo libero", campi di calcio, pallavolo, skating. Il 26 giugno 1994 veniva poi posta la prima pietra della nuova chiesa parrocchiale dedicata al Nome di Maria, il cui progetto è del padre francescano Costantino Ruggeri di Adro. Dal novembre 1993 funziona "Radio Punto".


CHIESA DI S. ROCCO poi parrocchiale. La storia della chiesa parrocchiale è riassunta in un'epigrafe posta sopra il portale all'interno dell'edificio che suona: «ERETTA NEL SEC. XV / E DEDICATA A S. ROCCO / PER VOTO CONTRO LA PESTE / RINNOVATA E AMPLIATA / IN VARIE EPOCHE SUCCESSIVE / FU DECORATA L'ANNO MCMXXX / A MAGGIOR GLORIA DI DIO / E DEL SANTO PROTETTORE (Cominelli decorò)». Una lapide che faceva da tavolo nel giardino della casa del cappellano (e non, come è stato scritto, dietro la pala dell'altar maggiore) e poi posta sul pavimento davanti alla porta della casa stessa, porta un'iscrizione che dice: «FESIT QUATA / DE PADERNIONE / DIE 15 AUGUSTI 1432 / PRO EIUS VOTO. / TRATA DA ALTRA SIMILE / ESISTENTE DIETRO LA PALA / DI SAN ROCCO». Alla primitiva bella pala ne venne sostituita un'altra mediocre a sua volta rimpiazzata dalla attuale. CHIESA PARROCCHIALE. Secondo le notizie raccolte da F.L. Fè d'Ostiani la chiesa di S. Rocco non era nel sec. XV che «una cappelletta coperta, ma del tutto aperta nei lati, come que' piccoli delubri da noi chiamati santellotti. Dietro l'immagine dipinta sull'altare di questa cappelletta leggevasi: «Fesit quadra de Padernione die 15 augusti 1432», la quale iscrizione fu più tardi trascritta sull'interno della porta, dove ancor esiste. Quella cappella, in cui pure si celebrava, era nello stesso stato quando la visitava monsignor Bollani vescovo nostro nel 1567, e decretava che si dovesse chiudere almeno con cancelli di legno o ferro e che frattanto in essa non si celebrasse. Forse fu dopo quel decreto, che gli abitanti di Padergnone la rifabbricarono, ed ancora non era compiuta, quando S. Carlo Borromeo la visitò nel 1581, come leggesi nel decreto da lui emanato in quell'occasione: "Nella chiesa di S. Rocco in Padergnone, non ancora finita, si tolga l'altare irriverentemente costrutto"». Nel 1884-1885 vennero costruite le due cappelle laterali dell'Immacolata e di S. Giuseppe, decorate da Giuseppe Trainini. Nella prima venne collocata una statua, nella seconda una tela del pittore esinese G.B. Guadagnini (1885). Nel 1898 venivano raddoppiati l'abside, il coro e la sagrestia e collocato un nuovo altare maggiore. L'anno seguente veniva pavimentata. Notevoli nella chiesa la pala dell'altar maggiore raffigurante S. Rocco, opera di Angelo Inganni (1853) e sull'altare di sinistra la tela del pittore G.B. Guadagnini di Esine (1885). La chiesa venne completamente decorata con intonazioni neoclassiche dal pittore Vico Cominelli nel 1930. Il campanile venne eretto nel 1770 ed arricchito nel 1771 di due campane, una delle quali porta l'iscrizione "Minus Clementis de Madiis fecit Brixiae / Sancte Rocche protege nos. MDCCLXXI". Tolte per gli eventi bellici, nel 1943 vennero poi sostituite da un concerto di cinque campane fuse dalla ditta Ottolina di Seregno e benedette da mons. Guglielmo Bosetti il 19 marzo 1958, rese autonome con impianto elettronico nel 1990. L'orologio meccanico della ditta Frassoni di Rovato venne collocato nel 1903.


CAPPELLANI: Carlo Zappa (1683-1703); G. Battista Bonincontri (1703-1735); Pietro Zarla (1735-1765); Girolamo Finazzi (1765-1794); Antonio Abbiadici (1794-1802); Carlo Bonini (1842-1860); Camillo Presti (1860-1909); Andrea Romano (1909-1928); Giuseppe Gatti (1928-1937); Ernesto Bozzoni (1937-1969, poi parroco di Padergnone).


PARROCI: Ernesto Bozzoni, di Gambara (1969-1986); Eugenio Panelli, di Ponte Caffaro (1986).