MONTAGNA, problema della

MONTAGNA, problema della

Un problema della montagna bresciana incominciò a presentarsi fin dal sec. XVII, in seguito a disboscamenti sempre più frequenti, richiamando l'intervento delle autorità venete. Si prospettò tuttavia nella sua sempre più evidente gravità nella seconda metà del sec. XIX, quando la montagna rivelò un deciso e crescente degrado ambientale e sociale-economico. Da una parte si andarono accentuando disboscamenti e disastri sempre più gravi, dall'altra la montagna, soprattutto negli ultimi decenni del secolo, registrò un impoverimento crescente, con un continuo aumento della emigrazione interna ed estera. Fin dal 1877 l'unificazione dei provvedimenti forestali tentò di salvaguardare la montagna da alluvioni, frane, inondazioni tentando di sviluppare il rimboschimento penalizzando l'allevamento del bestiame e provocando una riduzione di pascoli. Solo verso la fine del secolo vennero richieste revisioni legislative e nuovi provvedimenti per la salvaguardia di un razionale allevamento del bestiame e lo sviluppo dei caseifici. Ma solo nel luglio 1908 veniva approvata una nuova legge sui pascoli montani. Della montagna si interessò particolarmente Gabriele Rosa. Nel frattempo grazie alle Latterie sociali, alle Casse di risparmio, alle Unioni Agricole, alle Assicurazioni sul bestiame, a consorzi montani, alle Pro Montibus, la montagna riprendeva fiato e già nei primi anni del secolo si riscontravano i segni di una ripresa che andò abbracciando l'altipiano di Vesio all'alta Valcamonica. Già nel primo decennio del secolo si poneva il problema dello sfruttamento idroelettrico, della selezione del bestiame, del miglioramento dei pascoli e delle malghe. Sacerdoti come don Giacomo Zanini, don Andrea Cipani, don Michele Miles, don Antonio Tabadorini, don Giovanni Ognibene, don Pierino Arici, don Stefano Sandrinelli, don Stefano Regazzoli, don Giulio Samuelli, mons. Giovanni Bonsignori, studiosi e amministratori come Arturo Cozzaglio, G.B. Curani, il prof. Giacomo Segala, maestri come G.B. Guadagnini, Antonio Bertella, il geom. Ottorino Ballini, il geom. Marsilio Vaglia. Attivo sul piano oltre che locale anche parlamentare fu l'on. Livio Tovini. Attività preziosa svolse la Cattedra ambulante di agricoltura. La prima guerra mondiale, assieme ad evidenti danni servì a conoscere non solo il problema ma anche a creare infrastrutture, specie strade. Sul problema della montagna, infatti, la stampa, gli operatori economici e gli amministratori ritornarono con maggior interesse nel dopoguerra. Nel 1928 veniva lanciata dal C.A.I. di Brescia una inchiesta per rilevare i dati demografici ed economici della montagna bresciana. Seguirono altre iniziative tese a sensibilizzare anche le masse al problema come una riuscita mostra fotografica sempre promossa dal CAI nel 1931 e seguenti e soprattutto la mostra della montagna. La Cattedra ambulante e la Milizia forestale nel 1933 lanciavano una campagna di bonifica dei pascoli e di riassetto delle malghe. Attenzione veniva posta anche alla flora alpina. Allarmi ripetuti specie dal 1939 venivano posti allo spopolamento della montagna rilevato da un'inchiesta condotta dall'Istituto nazionale di economia agraria. Un discorso in senato "Per la montagna d'Italia" pronunciava il sen. Carlo Bonardi il 6 maggio 1940. Il degrado della montagna venne sempre più rilevato nel secondo dopoguerra rilevato anche in convegni come il primo congresso dei sindaci della montagna dalla Liguria alla Venezia Giulia sugli "Aspetti del problema della montagna" tenutosi a Brescia l'11 e 12 giugno 1949 cui seguì un altro importante convegno nel 1950 a Trento. Nel frattempo la condizione di marginalità del territorio montano, che rappresenta il 53,16% dell'intero territorio nazionale, era stata colta dall'Assemblea Costituente che, nell'ultimo comma dell'art. 44 della Costituzione, previde l'impegno legislativo a "disporre provvedimenti a favore delle zone montane". Tale riserva di legge ebbe una prima attuazione con la L. 25 luglio 1952, n. 991. Nuovi orientamenti riguardo ai problemi della montagna (sostenuti fra gli altri dai parlamentari Cemmi, Ghislandi, Morino, Mazzoli, ecc.), specialmente riguardanti il sovra canone sull'energia elettrica stabiliti con legge del 27 dicembre 1953 n. 953, portarono alla creazione dei Bacini Imbriferi Montani, seguiti, in base all'art. 13 del D.P.R. del 10 giugno 1955 n. 987, dalla creazione di Consigli di Valle e delle Comunità Montane. Si costituirono in tal modo le Comunità di Valle Camonica, di Valle Sabbia, del Garda, del Lago d'Iseo e della Valtrompia. Alla scadenza della legge n. 991, nel gennaio 1969, iniziò il lungo iter parlamentare che portò all'approvazione del Disegno di Legge che il senatore Giacomo Mazzoli, allora presidente della Commissione tecnico-legislativa dell'UNICEM, presentò al Senato il 4 luglio dello stesso anno. La L. 3 dicembre 1971, n. 1102, "Nuove norme per lo sviluppo della montagna", rappresenta un punto di svolta per l'intervento pubblico in montagna. Essa infatti individua un nuovo strumento, l'ente comprensoriale di diritto pubblico "Comunità Montana" , intermedio fra enti territoriali minori (Province e Comuni) e enti strumentali della Regione, con compiti finalizzati al riequilibrio economico e sociale delle zone montane rispetto al resto del territorio nazionale. La Regione Lombardia provvide all'attuazione della legge 1102, con le leggi n. 23 e 24 del 16 aprile 1973, alle quali sono seguite quelle del 30 giugno 1974, n. 32 e del 2 agosto 1974, n. 45. La più recente Legge Regionale 19 luglio 1982, n. 43, per il raggiungimento delle finalità di cui alla legge 1102 e successive integrazioni e modificazioni, ha provveduto a delimitare 29 zone omogenee fra le quali la Comunità Montana di Valle Camonica il cui ultimo Statuto è stato approvato dal Consiglio Regionale il 26 luglio 1984, ed il cui territorio comprende 41 comuni montani, su un'area delimitata dai comuni di Piancamuno a S, e di Pontedilegno e Corteno Golgi, a N. Un altro passo avanti era stato compiuto con l'istituzione con legge del 19 settembre 1983 (n. 79) del Parco dell'Adamello. Con legge poi dell'8 giugno 1990 (n. 142) le Comunità montane venivano riconfermate quale ente Sovraccomunale per la valorizzazione delle zone montane, attraverso l'esercizio associato di funzioni proprie dei comuni e di quelle che le Regioni delegano agli stessi. Un nuovo riordino delle comunità Montane venne compiuto nel 1991 grazie alla prevista possibilità di trasformare la Comunità montana in "unione di Comuni" per poi giungere alla fusione dei comuni stessi.