GALEAZZI Agostino

GALEAZZI Agostino

(Brescia, 1523- morto nel 1565). Figlio di Maffeo. Fin da piccolo fu nella bottega del Moretto di cui fu tra i migliori allievi e del quale copiò numerose opere. È nominato la prima volta come pittore in un documento del 28 giugno 1547. Presso il Moretto rimase a lungo e nel 1549, già sui trent'anni, testimoniava, assieme al Moroni, in un mutuo assunto dal comune maestro, il Bonvicino. È l'unico quindi dei pittori bresciani della seconda metà del sec. XVI per il quale il fatto, riferito dalla tradizione, di un suo alunnato sotto il Moretto venga sancito da un documento contemporaneo. Il Boselli annota che "l'importanza di questa notizia è ben maggiore, poiché da essa deduciamo che il Galeazzi doveva essere considerato nell'ambito della bottega morettesca, sullo stesso piano del Moroni, una specie di primo aiuto. E questa affermazione trova la sua controprova nelle iperboli che una persona di gusto come il Paglia nella sua guida di Brescia "Giardino della Pittura" usa per lui. Lo chiama una volta "unico scolaro del Moretto" espressione quest'ultima in cui l'aggettivo unico deve intendersi in senso qualificativo e non quantitativo proprio come in quest'altra: "scolaro dell'unico Moretto". Il Boselli stesso lo ritiene una delle figure più importanti nella bottega morettiana: "maestro forse, come azzardosamente pensai altra volta, allo stesso Mombello di lui di poco più anziano" e opere del quale vennero confuse con quelle del Galeazzi. Secondo l'itinerario artistico ricostruito dal Boselli, l'opera del Galeazzi si sarebbe snodata dalla "Assunta" di Maguzzano, alle tele di Coccaglio, Pompiano e del Seminario Santangelo. Il Boselli vede la sua mano anche nella tela raffigurante "Melchisedek" della chiesa di S. Clemente e della "Madonna con S. Giovannino" della collezione Liechtenstein di Vienna e forse il "Convito" di Lonigo. Esse sono raggruppabili in un periodo che va fino al 1554, anno della morte del Moretto, in cui l'artista è preoccupato di non deviare dalla linea tracciata dal suo maestro. A questo periodo appartengono la "Risurrezione" di Dello, e quella di Cignano, la Madonna con S. Giovannino di Auro e forse la Madonna, detta del Luzzago, datata 1552. E ancora precedente sarebbe il quadretto della Madonna col Bambino della sagrestia del santuario di Bovegno che il Boselli indica come uno dei più bei quadri usciti dalla bottega del Moretto. Numerosi documenti notarili trovati dal Boselli lo citano dal 1554 al 1560 sia per la dote della moglie Bartolomea (che gli porta in dote un pezzo di terra a Borgosatollo), sia per altri contratti o transazioni. Il 2 luglio 1560 accetta il garzonaggio di Andrea de Fiamenis. Dopo la morte del Moretto, il Galeazzi se ne stacca sempre più per orientarsi verso forme veronesiane e romaninesche. Appartengono a questo periodo le tele di Romano (1556), del Seminario Santangelo, Vicenza (1558), Pompiano, Coccaglio e Preseglie (1562). Sono da lui firmate sue opere a Martinengo (Bergamo), "Adorazione dei Magi" (1556); a Vicenza, chiesa di S. Rocco, "Adorazione dei Magi" (1558); a Preseglie, "S.S. Giovanni e Paolo" (1562). Ma gli sono attribuite una Madonna con Bambino e S. Giovannino di proprietà del conte Tartarino Caprioli; "Madonna in trono e le SS. Cecilia e Caterina" della Cappella del Vescovado (datata, 1552); una senza firma e proveniente da S. Pietro in Oliveto; "Adorazione dei magi" dell'ex Seminario Santangelo e una della parrocchiale di Coccaglio. Il Boselli gli attribuisce anche una Natività di Gesù venduta a Milano, in un'asta della Finarte, nel marzo 1963.Il Galeazzi ebbe sepolcro nel transetto meridionale nel Chiostro di S. Francesco in Brescia. Sulla sua tomba si legge l'iscrizione: "Domini Augustini de Galeatiis civis Brixiae sepulcr. et eius successorum 1565".