DOLFIN Giovanni
DOLFIN Giovanni
(Venezia, 10 marzo 1529 - Brescia, 3 maggio 1584). Di Andrea e di Cristina Mocenigo. Compì la carriera ecclesiastica a Venezia e il 30 gennaio 1564 venne nominato vescovo di Torcello. Intervenne al Concilio di Trento e per applicarne le norme convocò due volte il Sinodo diocesano. Nel 1569, per sostenere le finanze della Repubblica impegnata nella guerra di Cipro, versò la somma allora rara di duemila scudi, fatto rarissimo se compiuto da un ecclesiastico. Fu Legato apostolico in Francia, Inghilterra e nel 1572 in Germania presso Massimiliano II e Rodolfo II.
Nel 1579 venne messo alla sede episcopale di Brescia come successore del vescovo Bollani e volle che il Comune riducesse le spese incontrate per festeggiare il suo ingresso avvenuto il 22 novembre 1579. Toccò a lui riprendere e portare avanti l'opera di riforma intrapresa dal Bollani. In ciò però fu particolarmente aiutato dalla visita apostolica, compiuta con severità e minuzia da S. Carlo Borromeo dal marzo al dicembre 1580. Il Vescovo, pur buono d'animo, si rivelò di scarse capacità pastorali. Non ebbe certo né il valore né lo zelo del suo predecessore. In un rapporto sul vescovo dei convisitatori di S. Carlo si legge che non predicava mai, non diceva messa che la domenica, usava a mensa cibi prelibati, teneva in episcopio suppellettili mondane e mobili di lusso non convenienti ad un vescovo. Del resto egli dimostrò di non gradire la visita apostolica dell'arcivescovo di Milano e fu ben contento di assentarsi dalla diocesi appena essa fu iniziata, con la scusa di una missione diplomatica in Germania. Ma S. Carlo fu con lui inflessibile e non volle durante la visita alloggiare in episcopio ma nel convento di S. Domenico.
Mons. Dolfin accolse i Gesuiti a Brescia concedendo loro la chiesa di S. Antonio. Approvò l'istituzione di S. Maria della Misericordia per l'assistenza ai carcerati, pubblicò le particolari indulgenze al Santuario delle Grazie, concesse da Gregorio XIII, come ricorda una lapide nel cortile del Santuario. Nel 1581 trasportò i corpi di vari santi dalla chiesa di S. Stefano in Arce alla cattedrale, come ricorda un quadro del Duomo vecchio che lo raffigura assieme a S. Carlo che trasportano le reliquie sulle loro spalle.
Durante il suo episcopato compilò un "Rituale Sacramentorum" che si conserva manoscritto alla Biblioteca Braidense di Milano. Lasciò una preziosa biblioteca. In morte fu assistito da S. Carlo in persona. Sue lettere a S. Carlo si trovano nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Stemma: "D'azzurro ai tre delfini d'oro posti l'uno sull'altro".