COSTANTINO il Grande

COSTANTINO il Grande

Sec. III-IV. Imperatore. Ebbe notevoli rapporti con il Bresciano. Gli storici di Costantino, e primo fra tutti Eusebio da Cesarea, accennano al passaggio dell'imperatore e del suo esercito nel territorio bresciano nel 1312 e ad una vittoria da lui ottenuta sull'esercito dell'avversario Massenzio nei pressi di Brescia, che l'Odorici ed altri storici locali vogliono sia avvenuta nei campi Randii individuati da qualcuno nelle basse colline che degradano da Lonato verso Castiglione e Montichiari, o in Lugana e più specificatamente nei pressi di Venzago. C'è poi chi pensa che sempre nel territorio bresciano Costantino abbia avuto la visione della Croce con la scritta "In hoc signo vinces". L'Odorici scrive poi che di passaggio, forse a fine giugno o ai primi dì luglio 1312, Costantino abbia sconfitto nei campi suburbani quel manipolo di cavalieri che presiedevano la città. Sul Bresciano sono rimaste poi ben sei colonne miliari dedicate a Costantino "vincitore e invitto" e più precisamente una a Palazzolo dedicata ai due Cesarì Flavio Claudio Costantino e Flavio Giulio Costanzo "figli del Signor nostro massimo vincitore augusto e nipoti del divo Costanzo". La seconda, ritrovata dall'archeologo Felice Feliciano nel 1464 a Rodengo suonava: Al signor nostro imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, pio felice, Vincitore Augusto Pontefice Massimo (nell'anno) XXIII della sua potestà tribunizia, XII dell'imperatore, VII del consolato, padre della patria, proconsole, delle umane cose ottimo principe, figlio del divo Costanzo, per il bene della repubblica nato. La terza venne trovata a Bottonaga, piccola frazione di Carzago nella casa privata Filippini, dedicata a Costantino massimo vincitore sempre augusto e ai suoi figli Flavio, Giulio, Costanzo. Flavio, Giulio, Crispo e Flavio Costantino nobilissimi Cesari. La quarta si trovava nella chiesetta campestre di S. Maria di Rivoltella con la dedica "al signor nostro Flavio Costantino massimo, pio, felice, invitto augusto". Infine la sesta era a Sirmione, forse presso Caselle, dedicata "al signor nostro Imperatore Cesare Flavio Costantino, massimo, pio felice, augusto". Brescia fu scelta poi nel 316 per confinarvi Donato e Ceciliano vescovo di Cartagine, considerati la causa dello scisma scoppiato nelle chiese dell'Africa.