CORTICELLE

CORTICELLE (in dial. Cortesele, in lat. Curticellarum Plebis)

Piccolo centro rurale della Bassa centrale bresciana, a 35 m., e a 17,7 km. a S di Brescia. E' frazione del comune di Dello. Ecclesiamente fa parte della vicaria di Bagnolo Mella, nella zona (VIII) Bassa centrale O. Abitanti (Corticellesi): 110 nel 1567, 675 nel 1859, 1000 nel 1876, 1000 nel 1885, 1100 nel 1895, 1600 nel 1927, 925 nel 1964, 975 nel 1975. A Corticelle esisteva un castello costituito da un terrapieno delimitato da tralicci e muri provvisori. Eretto forse nel sec. IX durante le invasioni ungare venne ricostruito forse nel sec. XII. Secondo il Da Lezze (1609) aveva una circonferenza di 50 cavezzi. Ad esso accenna il Capriolo nel 1505. Sul castello ed il paese ebbero giurisdizione i Confalonieri, grandi feudatari vescovili, padroni anche di Capriano. Ad essi erano passati i beni del monastero di S.Giulia. Secondo il Guerrini la famiglia si sarebbe divisa in due tronconi, uno guelfo e l'altro ghibellino. La lotta fra i due partiti fece sì che il castello cadesse nelle mani di un Fregamoli, ghibellino, aiutato forse dall'arciprete Giovanni di Bresciano Fregamoli. Nei suoi pressi sarebbe avvenuta una battaglia fra i Guelfi e i fuorusciti bresciani contro i Ghibellini comandati da Ezzelino da Romano e dal cremonese Oberto Pallavicino. I Guelfi vennero sconfitti. Nel 1316 invece ebbero sopravvento i Guelfi che trascinarono i Fregamoli in catene a Brescia. In seguito il castello venne riedificato ed è nominato nella guerra fra i Visconti, i Malatesta, gli Sforza e la Repubblica Veneta. Nell'ottobre 1483 venne occupato dagli Sforzeschi. Il castello è ancora ricordato dal Capriolo nel 1505jma poi venne abbandonato alla completa rovina. Il Da Lezze nel suo catastico del 1610 lo descrive però ancora "come circondato di mura et fosse, di circonferenza di 50 cavezzi ma distrutto, di ragione del Comune". Agli inizi del sec. XIX ne erano ancora visibili i resti. Amministrativamente Corticelle appartenne, sotto i Visconti, (1385) alla Quadra di Capriano e Mairano, e sotto Venezia, dal 1426 al 1796 alla Quadra di Bagnolo. Poi appartenne al mandamento di Bagnolo. La frazione Movico-Torricello pur rimanendo nella parrocchia di Corticelle passò poi nel comune di Capriano. Accanto al castello sorse anche una pieve. Il primo documento noto che la ricorda è un decreto del vescovo di Brescia Alberto da Reggio del 12 gennaio 1218 che stabilisce che il capitolo della pieve debba essere composto di cinque persone e non di sei e cioè di un arciprete, due sacerdoti e di due chierici non essendo i redditi sufficienti al mantenimento di sei persone. In effetti la pieve aveva un'estensione molto ridotta rinserrata com'era fra quelle di Azzano, Bagnolo, Manerbio e Dello. Un nuovo decreto del 22 giugno 1273 del vescovo Martino confermato da un breve di Onorio IV del 1286 riduceva, sempre in ragione della tenuità delle rendite da cinque a quattro i membri del capitolo. Sulla fine del sec. XIV nella pieve era rimasto un solo arciprete con due chierici dotati di tenui benefici, mentre le due prebende sacerdotali erano state assegnate alle due cure d'anime di Boldeniga e di Quinzanello i cui sacerdoti dovevano partecipare a certe funzioni solenni della pieve. Presso la pieve esisteva ancora una chiesa dedicata a S.Michele forse di fondazione, fondata probabilmente da qualche signore longobardo e che era stata pure concessa al monastero di S.Faustino, i cui monaci avevano creato una piccola casa colonica (mansio o cella) per il monaco destinato a tenere la gestione economica dei possedimenti. A Movico invece le monache di S.Giulia affidarono i loro beni ad una moltitudine di livellarii o enfiteusi fra i quali erano principali le nobili e potenti famiglie dei Confalonieri (de Confaloneriis) e dei Bona (de Bonis) appartenenti alla più antica nobiltà bresciana. I Bona, in particolare, verso la fine del sec. XV edificarono a Movico e Torricello due poderosi castelli di difesa contro ladri e soldati vaganti. Nel castello di Torricello conservarono o rifabbricarono un'antica chiesetta di S.Alessandro, dotata di prebenda semplice, e ottennero il 16 marzo 1472 dall'abbadessa di S.Giulia il diritto di patronato. I beni di Movico e Torricello passarono poi per successione ereditaria dai Bona ai Calini, da questi ai nobili Di Rosa ed infine alle Ancelle della Carità che vi istituirono una casa di salute per la Congregazione. Movico (v.) conserva ancora avanzi dell'antico castello. Passati sotto la parrocchia di Capriano, Movico e Torricello ritornarono nel 1805 sotto quella di Corticelle per le insistenze degli abitanti che lamentavano la lontananza da Capriano. L'antica chiesa plebanale sorge ora nell'aperta campagna, circondata da poche case chiamate "cascina della pieve". E' una bella chiesa a tre navate, di architettura lombarda e risale probabilmente alla fine del sec. XIV o agli inizi del sec. XV, sostituendone un'altra precedente, probabilmente più piccola. Nel sec. XVI aveva tre altari, il maggiore, quello della Scuola e quello della Disciplina. Nel sec. XVI vi compì restauri l'arciprete don Fortuniano. Fino al 1900 aveva la facciata volta a occidente. In quel tempo su progetto dell'arch. Carlo Melchiotti venne completamente rifatta e restaurata, mentre la facciata prese il posto dell'abside. Con il restauro scomparvero le brutture di stile barocco e riapparvero gli antichi affreschi votivi del '400 e del '500 con iscrizioni e date molto importanti ma che purtroppo vennero in gran parte completamente rovinati o coperti. Il trasporto dell'Immagine della Madonna molto venerata dalla vecchia alla nuova abside è ricordato in una iscrizione che dice: "Colla taumaturga effige /da mane a sera transata /questo della pieve /vetusto - santuario /venne ridotto e decorato /1900". La chiesa ha ora tre altari che occupano le absidi delle tre nevate. La chiesa si chiamava nel sec. XVI della formigula o della formica, nome oggi caduto in disuso e rimasto invece ad un santuario di Offlaga. Nell'abside sta un affresco trecentesco della Madonna (0 x 140) in cornice marmorea. Sull'altare di destra una pala (olio su tela 100 x 130) raffigurante S.Fermo, di ignoto, contenuta in una cornice secentesca. Sull'altare di sinistra esiste un ex voto (olio su tela 50 x 80) restaurato nel 1964 e attribuito alla scuola del Foppa. Sulle colonne stanno due ex voto (040 x 140) foppeschi. Sulla parete destra un ex voto (affresco 120 x 180) con la Madonna in trono "Petrus Jacobus de Zanetti di Castrezzato". La chiesa è stata completamente trasformata nel 1900-1901 dall'architetto Melchiotti, che oltre a togliere le sovrastrutture barocche mutò l'orientamento originario ricostruendo l'abside dove prima era la facciata e questa dove prima era il presbiterio. Anche all'interno il Melchiotti operò radicali e discutibili trasformazioni. L'attuale chiesa parrocchiale di S.Giacomo ap. venne edificata nel Seicento in stile barocco. Anticamente era compresa nel Castello, e forse fu in origine la piccola chiesetta dello xenodochio o ospedale della pieve come fa supporre il titolo di S.Giacomo. Nel 1931 la chiesa parrocchiale venne prolungata di un'arcata fino a portare la facciata sulla linea della vecchia torre. Su disegno del geom. Marchesi venne costruita la nuova facciata mentre la decorazione venne affidata a Giuseppe e Vittorio Trainini che: avendo scoperto la vecchia decorazione settecentesca attribuita a Pietro Scalvini vi adattarono la nuova decorazione. Dello Scalvini sono la "Madonna con i santi Giovanni Nep. e Luigi" firmato e datato 1780 e affreschi della navata. Nella cappella aderente al campanile vennero trovati avanzi di affreschi quattrocenteschi appartenenti probabilmente all'antica chiesa dell'ospizio di S.Giacomo. Nell'abside sta una pala (olio su tela 300 x 200) raffigurante S.Giacomo opera di G.Paglia. La soasa, l'altare maggiore e le balaustre sono in marmo intarsiato. Sulla parete di destra stanno due quadri: uno raffigurante S.Filippo (olio su tela 100 x 140), l'altro l'Addolorata (olio su tela 140 x 260) attribuito al Paglia. Sulla parete di sinistra sta un S. Stefano (olio su tela cm. 100 x 140), attribuito da qualcuno a Grazio Cossali e restaurato nel 1965 e un"`Ultirna Cena" (olio su tela 140 x 260) di A.Gandino, restaurato nel 1963. Degli altari laterali uno è dedicato a S.Faustino ed ha una pala (olio su tela 170 x 220) di ignoto, raccolta in una cornice marmorea; l'altro è dedicato al crocifisso con una pala (olio su tela 170 x 280) di autore ignoto, raccolta in una cornice mamorea. L'altare del Rosario, invece, ha una statua della Madonna uscita dalla bottega Poisa. L'ancona è contornata da 15 ovali con i misteri del Rosario, dipinti su rame. E' affiancata da due statue di S.Caterina e di S.Domenico, dovute al Caglioni, in legno marmorizzato, molto pregiato. In fondo alla chiesa sta un quadro raffigurante S.Luigi (olio su tela 140 x 230) di G.Scalvini restaurato nel 1962. Nel Battistero trovano posto una tela (ad olio 100 x 170) raffigurante il Battesimo di Gesù e una statua policroma molto pregiata di S.Rocco del sec. XVI. Sopra la bussola sta un Crocefisso in legno, cinquecentesco. La statua di S.Agnese è uscita dalla Bottega dei Poisa. L'attuale campanile è in effetti la vecchia torre del Castello. Al Torricello esiste ancora l'antica chiesa di S.Alessandro che conserva alcuni notevoli affreschi della fine del sec. XV fra cui nell'abside un'Annunciazione con l'Eterno Padre, S.Domenico, S.Pietro Martire. Sulla parete concava sta una "Madonna che adora il Bambino", sulla parete destra "S.Girolamo penitente, S.Biagio", S.Bernardino da Siena, sulla parete di sinistra S.Sebastiano, S.Rocco e S.Cristoforo. Sulla volta dell'abside campeggia un Crocefisso con a destra i SS.Francesco ed Alessandro e a sinistra i SS.Apollonio e Lodovico. All'epoca della visita di S.Carlo esisteva anche una chiesetta dedicata a S.Rocco di patronato comunale, che il cardinale ordinò di abbattere, perché cadente; il cardinale ordina anche di ampliare la chiesa di S.Rocco, Fino a pochi decenni fa esisteva anche una disciplina dedicata ai SS.Faustino e Giovita nella quale esistevano sull'altare maggiore una pala di Francesco Paglia (1636) e sul primo altare a sinistra una tela, di Pietro Scalvini datata 1780 raffigurante la Madonna con i SS.Luigi Gonzaga e Giovanni nepumoceno. Un oratorio gentilizio, poi distrutto, esisteva anche nella casa di fronte all'antico castello, dedicata ai due presunti martiri bresciani inventati di sana pianta, S.Alessandro e S.Angelo Provaglio, che la leggenda voleva morti sotto l'imperatore scismatico Enrico II nel 1092 e poi sepolti nella chiesa di S.Afra in Brescia. Agli inizi del secolo XX l'arciprete don Gabriele Rampini, oltre che curare i restauri della parrocchiale e l'ampliamento del cimitero, comperata l'area dell'ex Castello, vi eresse il Santuario della S.Famiglia, annettendovi alcuni locali per l'asilo infantile, l'oratorio maschile ed altre opere cattoliche. Nel centro attuale del paese vi è una cascina chiamata "I Santi" senz'altra specificazione e che potrebbe sorgere nel luogo dove esisteva lo xenodochio o ospedale di S.Giacomo.


Arcipreti: Alberto di Pontevico (1218), Giovanni (1274), Giovanni di Bresciano de Framondis (o Fregamoli) 1430, Matteo da Goglione (21 settembre 1371 - ? ), Gerolamo Strolenio (sec. XVI), nob. Valerio Bona (1518 - 1543), nob. Giacomo di Ottaviano Bona (23 marzo 1543 - 1575), Francesco de Polis (1575 - 1576), Giov. Andrea Venturi di Irma (1 giugno 1576 - settembre 1581), Ercole Tanghettini di Capriolo (7 ottobre 1581 - 1611), Fortuniano Tanghettini di Capriolo (17 novembre 1611 - gennaio 1634), Bernardino Guadagni o Vadani (20 luglio 1634 - 8 settembre 1657), Francesco Capredoni di Quinzano (1657 1689), Girolamo Rizzieri (16 luglio 1686 - 1707), Antonio Onori di Brescia (18 novembre 1707 - 13 febbraio 1717), Giuseppe Bergamini di Verona (6 ottobre 1718 - 27 ottobre 1727), Giuseppe Cominardi di Erbusco (1 marzo 1728 - 15 gennaio 1741), Angelo Zanardelli di Collio (22 giugno 1741 - 22 gennaio 1777), Bartolomeo Treccani di S.Vigilio (21 marzo 1777 - 7 settembre 1792), Giulio Rossi di Trenzano (5 dicembre 1792 - 3 gennaio 1814), Agostino Antonio Franchini di Pisogne (16 febbraio 1814 - 13 gennaio 1834), Bartolomeo Domenico Ghidoni di Brescia (30 luglio 1834 - 14 agosto 1856), Antonio Masini di Pontevico (17 novembre 1856 - 26 febbraio 1868), Giovanni Moro di Verolanuova (6 luglio 1868 - 4 aprile 1877), Adamo Cappelletti di Verolanuova (4 ottobre 1877 - 1881), Pietro Recaldini di Travagliato (14 gennaio 1882 - 26 dicembre 1889), Gabriele Rampini di Bagnolo M. (14 marzo 1890), Cesare Salvadori (1914 - 1957), Ettore Capitanio (1957).