CALINI Cesare Giuseppe
CALINI Cesare Giuseppe
(Brescia, 4 febbraio 1670 - Bologna, 19 agosto 1749). Dal conte Carlo Francesco e da Elena Provaglio. Terzo di sei figli maschi (Camillo, Francesco, Ferdinando, Alesndro e Orazio), il 16 novembre 1684 entrò nel noviziato di Novellara nella Compagnia di Gesù. Sacerdote nel 1699. fece la professione religiosa a Parma il 15 agosto 1703. Dal 1707 al 1749 visse nel Collegio Bolognese di S.Lucia dove fu dal 1707 al 1719 predicatore e anche dal 1711-1713 prefetto delle scuole inferiori, nel 1720-1721 professore di diritto, nel 1720 - 1723 consultore., nel 1721 1729 confessore ad "januam" e nel 1730 - 1732 confessore "in tempio". Dal 132 insegno S.Scrittura alla popolazione, dal 1733 al 1746 fu professore di diritto e, di nuovo, ,confessore. Tornò parecchie volte a Brescia dove fu socio della Accademia Mazzucchelli. Essendo dotato di eccellenti doti oratorie, predicò in parecchie città italiane come Brescia, Modena, Parma, Venezia, Ferrara, Lucca e Roma. Intensissima fu anche la sua attività pubblicistica. La prima e maggiore opera del Calini fu costituita dalle "Lezioni sacre e morali sopra il primo libro dei Re..." in dieci volumi (1711 - 1723) che ebbe notevole successo di edizioni anche all'estero. In essa il Calini trae vero spunto dagli episodi e frasi scritturistiche, ma essi sono un puro pretesto per affrontare problemi del suo tempo, soprattutto delle classi superiori, di cui ha esperienza diretta. Egli infatti, denuncia, in primo piano, i pericoli dell'immoralità all'interno delle famiglie e specialmente l'adulterio, la cattiva educazione dei figli, l'incapacità ad amministrare, la tendenza ad avviare con la forza i figli alla vita religiosa, l'immodestia nel vestire delle donne, ecc. In lui non vi sono che sfumati i grandi temi dell'incredulità e delle eresie. Egli invece sembra più preoccupato a facilitare l'osservanza delle norme religiose, respingendo il rigorismo. Indirettamente è in polemica con il Giansenismo giudicando contrario al dogma cattolico sostenere che il peccato possa togliere il libero arbitrio ed affermando la consolante verità della misericordia di Dio. Egli afferma che Dio non può negare al peccatore la grazia per la conversione. In più, con accenti molinisti, guarda con favore all'afflizionismo ammettendo cioè che il timore della pena eterna sia sufficiente ad ottenere la grazia divina nel sacramento della penitenza e sostenendo l'importanza della cooperazione della volontà umana con la grazia divina per ottenere la salvezza e avversando l'opinione che il numero dei dannati sia superiore a quello degli eletti tra i cattolici. Non è favorevole alla comunione quotidiana che però dichiara non condannabile. In un trattato posto in appendice del volume V delle Lezioni egli sulla scorta dei più accreditati moralisti condanna soltanto i giochi aleatori e in cui sia posto in palio un premio considerevole ma giudica gravemente peccaminoso ogni eccesso di denaro posto in gioco e di tempo impiegato, pur perdendosi poi in una casistica minuziosa che lo indica preoccupato di non aggravare la condanna e al tempo stesso a dissuadere al gioco. Nell'"Idea d'un governare paterno" (1711) egli indica l'ideale del principe nel comportamento del padre dell'evangelo, non senza pero chiedergli severità nel punire i delitti dei sudditi. Tuttavia qualche anno dopo, nel 1720, pubblicando "Il passaggio della Repubblica ebrea allo stato di monarchia..." egli, abbandonata la speculazione sulla ragion di Stato, è più preoccupato del tema della felicità pubblica ed afferma l'esigenza di porre un limite al potere del sovrano, deplorando la volontaria soggezione degli ebrei ad un sovrano mentre prima godevano un'invidiabile libertà. Il Calini sostiene qui l'origine contrattualistica del potere fissato a condizioni precise che chiama "convenzioni fondamentali dei Regni" e che non possono essere violate. Pone l'accento sui temi della giustizia, del bene pubblico, delle classi privilegiate che sfuggono a giusti rigori mentre vengono colpiti i poveri. Raccomanda, con squarci interessanti sui problemi sociali di Bologna nel '700 di pagare merce e debiti e di mantenere un tenore di vita non superiore alle proprie possibilità, anche se poi attribuisce i mali che affliggono la società bolognese e le calamità alla sola mancanza di devozione dei Bolognesi. Il filone moraleggiante e precettistico è da lui seguito nei "Discorsi scritturali e morali ad utile trattenimento delle monache" (1715-18), in "Il Giovanetto Giuseppe" (1720), e in altre opere. Egli come dimostra l'elenco delle sue opere trattò anche l'agiografia e la storia sacra, provocando con il "Trattenimento istorico e cronologico del vecchio testamento" (1724) le critiche dell'erudito parmigiano Francesco Maria Biacca, il quale contro la tesi del Calini, difese l'attendibilità e il sostanziale accordo con le S.Scritture delle "Antichità Giudaiche", di Giuseppe Flavio, per cui ne nacque una violenta polemica, protrattasi, fino al 1734, durante la quale il Calini richiese l'intervento del S.Officio. Come afferma G.Pignatelli "in quasi tutti gli iscritti del Calini appare subito in primo piano l'oratore sacro: l'argomento, lo stile, il linguaggio sono tipici del predicatore del primo Settecento. Ma sotto questo rivestimento morale si scorge un profondo impegno morale, che lo porta a giudicare la società del suo tempo in tutti i suoi aspetti religiosi, politici economici a denunciarne i difetti e a suggerirne i rimedi che egli indica ovviamente nell'applicazione dei principi morali del cattolicesimo: l'analisi del Calini è naturalmente ingenua e legata a una mentalità troppo, moralistica; stupisce, comunque, la sua sistematicità che investe ogni aspetto della vita sociale". Opere: "Lezioni sacre e morali sopra il Libro de' Re, adattate ad ammaestrar ne' costumi ogni genere di persone" (in dieci volumi stampati dal 1711 al 1723) di cui i primi otto a Bologna e gli ultimi due a Venezia; "L'idea d'un governare paterno proposta ai principi nella esposizione della Parabola del Figliol Prodigo, discorso fatto.., nella Sala del Senato della Serenissima Repubblica di Lucca.., nell'anno 1711" (Lucca 1711 e poi in appendice al 3° volume delle Lezioni); "Il passaggio della Repubblica ebrea allo stato di monarchia. Lezioni morali, politiche ed economiche..." (Bologna, 1720 che forma poi l'8° volume delle "Lezioni"); "Discorsi scritturali e morali ad utile trattenimento delle monache, e delle sacre vergini che si ritiran dal secol" (Bologna, 1715 - 1718 in 5 vol, ristampati a Venezia nel 1724 e 1741, tradotti in tedesco Ausburg 1740, in spagnolo Madrid, 1794); "Il giovanetto Giuseppe proposto a' giovanetti studiosi. Discorsi"(Bologna, 1720, ristampati a Venezia 1721, 1752, m 1794, 1816); "Riflessi istorici e morali presentati alle ... monache di S.Maria degli Angioli di Verona sopra alcuni santi dell'Ordine di S.Benedetto..." (Venezia, 1725); "Considerazioni e discorsi familiari e morali a comodo di chi voglia ogni giorno fissare un pensiero in qualche verità eterna..." (Venezia, 1739 - 1744 in dodici volumi in ediz. ridotta Prato 1881 trad. tedesca Ausburg-Graz (1745, portoghese, Coimbra 1747, spagnola Madrid 1786); Nel solennizzarsi la canonizzazione di santa Caterina di Bologna..." (Bologna, 1712); "L'appostolato a' poveri argomento alle lodi del beato Gianfrancesco de Regis..." (Bologna, 1720); "Compendio della vita, morte e miracoli di San Giovanni Nepumoceno" (Venezia, 1733); "Trattenimento e cronologico sulla serie dell'Antico Testamento, in cui si spiegano i passi più difficili della Divina Scrittura appartenenti alla storia e cronologia..." (Venezia, 1724), "Trattenimento istorico, teologico e scritturale sopra i Santi Vangeli..." (Venezia, 1727, altre ediz. ib. 1728, 1736, 1741 e 1751); "Trattenimento istorico sopra gli Atti degli Apostoli..." (Venezia, 1731); "Panegirico sopra i due Santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka della C.d.G. detto nell'aprirsi il solenne ottavario della loro canonizzazione nella Chiesa di S.Lucia in Bologna"; "Il Quaresimale con li due Panegirici della S.Annunciata e di S.Giuseppe" (Venezia, 1721); "Annotazioni di un pastor arcade' (Verona, 1734).