BORNO

BORNO (in dial. Burén)

Grossa e bella borgata e centro climatico situato su un aperto e verde altopiano cinto da boschi di abeti e larici, nella valle del torrente Trobiolo tributaria di destra della Valcamonica. L'abitato è attraversato dai torrenti Trobiolo e S.Fiorino. Si trova a m. 903 s.m., con 29.58 Kmq di superficie comunale. Ab. (bornesi), 2000 nel 1567, 1500 nel 1603, 1450 nel 1646, 1200 nel 1702, 1230 nel 1808, 2600 nel 1870 (in questi dati è compresa la frazione Piano), 1879 nel 1961, 2483 nel 1971 (famiglie 760, addetti all'agricoltura 113, altre attività 872). Il fatto che due iscrizioni romane fossero dedicate a Mercurio fece pensare al Rosa che Borno sia stato uno dei centri commerciali della Val di Scalve. Del resto un segno di intensa vita era la strada che da Cividate saliva al vico di Borno per raggiungere il pago di Vilminore in Val di Scalve per congiungersi con quello di Clusone. Importanti i segni di vita nella preistoria. Vi si continuano a trovare, specie in una vallecola laterale, molte incisioni rupestri fra cui dedicate al culto di una dea (forse quella dell'abbondanza) detta Alautedoba. All'Epoca romana Borno fu un vico del pago di Cividate e dovette assumere una certa importanza dato che vi si trovarono ben nove lapidi. Altrettanto significative le vestigia romane. Nel 1958 venne trovato un recinto sepolcrale costruito a regola d'arte e un'ara romana (oggi degnamente sistemata), inoltre un'ara sepolcrale di un ignoto veterano della Legione 11 facenti parte di una necropoli, situata all'ingresso del paese. Nell'epoca medievale Borno possedeva le montagne oltre Paline fino al Monte Nigrino che sarà oggetto di aspre contese con la Val di Scalve. Composizioni fra 24 "boni homines" di Borno con gli abitanti della Val di Scalve si ebbero il 13 novembre 1018 e nel 1091, data nella quale furono presenti i "vicini et consortes de Burno , espressione che indica già l'esistenza del Comune. Le divergenze e i contrasti continuarono a lungo e molti autorevoli personaggi si adoperarono per acquetarli fra i quali i Federici nel 1318, il conte Lana capitano della Valle nel 1464, l'imperatore Massimiliano nel 1515 (convocando le parti a Breno), la Repubblica Veneta nel 1517, 1523, 1539, finchè vinse la stanchezza e venne accettato un arbitrato di un Federici di Darfo nel 1682. Divergenze Borno ebbe anche con Lozio nel 1156, con Esine nel 1168; con Cividate per la costruzione del ponte nel 1234 ecc. Gli statuti comunali che ci rimangono sono del 1446. Intanto erano cresciuti in potenza i Ronchi di Borno i vari discendenti di Zezolo de Fostinonibus, i Gerboni, i Lanzoni ed altri di Borno tutti feudatari vescovili, cui si aggiunsero i Federici (1413). Questi a loro volta nel 1498 entrarono in contrasto con il Comune. Nei secoli XV emersero i Dabeni, i Camozzi, i Rizzieri che diventano sindaci della Valle. Vi ebbero feudo come risulta da un documento del 1389 la famiglia Fostinoni. Passò poi ai Federici, ai quali venne confermato nel 1413 da Giovanni Maria Visconti. Nel 1427 anche Borno passò sotto il dominio Veneto. Fin dal 1186 i Bornesi avevano ottenuto la separazione dalla pieve di Cividate, mentre Pian Borno si distaccherà da Borno solo nel 1640.


La chiesa parrocchiale di S.S.Giovanni Battista e Martino venne consacrata nel 1146 dal vescovo, Manfredo. L'attuale parrocchiale venne iniziata nel 1771 su disegno di P.A. Ceti capomastro milanese e terminata nel 1781. Nel 1780 S.Cattaneo eseguì gli affreschi della volta e la pala dell'altar maggiore, mentre gli ornati e chiaroscuro furono compiuti da G.B.Soardi di Breno. L'altar maggiore fu costruito dal milanese Giacomo Novi. Nel 1807 Tommaso Petroboni di Vione costruì le soase degli altari della Madonna e della S.Croce. Nel 1918 Ponziano Loverini dipinse la pala di quest'ultimo altare, nel 1829 il Veneziano Lattanzio Quarena eseguì quelle dei due altari vicini alla porta centrale. Vi si conserva una bella anconetta in pietra. In sagrestia si trovano affreschi di S.Cattaneo e una "Immacolata" di P.Scalvini e una "Nascita di Gesù" del 1547. Nella Disciplina vi è un paliotto secentesco attribuito a G.Picini. Quattrocentesca è la chiesa di S.Antonio, a destra della parrocchia. E' adorna di affreschi (recentemente scoperti e restaurati) della scuola dei Da Cemmo e di Callisto Piazza fra cui un grande affresco con Madonna col Bambino e santi. I dipinti di Callisto sono più estrosi di molti altri ma in compenso sono pervasi da un certo tono dinamico e illegiadriti dagli sciolti paesaggi ricchi di squillanti accordi di rosa e verdi. Vi si trova anche una Madonna con Santi di P.Scalvini (1746). Monumento di pietà e di arte è il complesso dell'Annunziata che si erge su un poggio prospicente alla Valcamonica. Il convento venne fondato nella seconda metà del sec. XV da Pietro da Borno e da Giovanni Bernardi, terziari francescani con l'approvazione di Paolo II in data 24 agosto 1465. Il I agosto 1489 lo stesso Pontefice concedeva che il cenobio venisse donato al B. Amedeo Menez de Silva che vi stanziò i suoi frati detti "Amadeiti". Gli Amadeiti, che nel 1517 si misero sotto l'ubbidienza degli Osservanti, ritennero tuttavia l'autonomia della loro Provincia e rimasero a Borno fino al 1568, quando S.Pio V, in forza della Bolla. "Beatus Christi Salvatoris", li incorporò completamente nel movimento dell'Osservanza. Dopo il trentennio della dimora degli Osservanti, il convento della SS. Annunziata ospitò dal 1597 fino alla soppressione napoleonica (10 maggio 1810) la nuova corrente francescana dei Riformati o dei Frati della più stretta osservanza. La fabbriceria di Borno, per salvare la chiesa dal demanio, la fece dichiarare succursale della parrocchia di Borno, comperando il convento e l'annesso terreno. Per l'insistente interessamento del parroco e del comune di Borno, del comune di Ossimo e del buon terziario fra Fortunato Beccagutti di Esine, nel 1838 venivano chiamati all'Annunziata i Cappuccini, che ne prendevano possesso ufficiale solo il 5 giugno del 1843. All'Annunziata i cappuccini tennero il noviziato fino al 1879 e in seguito, ma solo per pochi anni, lo studio di ginnasio.


Il convento ospitò per parecchio tempo il B.Innocenzo di Berzo di cui si conserva la cella. Il complesso edilizio della chiesa con l'annesso convento risulta costruito in diverse riprese. Il primo nucleo probabilmente era costituito dal coro col presbiterio o cappella della SS.Annunziata. In tempo successivo, non ancora precisato, venivano aggiunte le prime due campate con i due chiostri e finalmente la cappella del battistero, che ha modificato la primitiva struttura della chiesa, costringendo a spostarne la facciata verso mezzogiorno. La chiesa è un tempio d'arte, dove di sicuro vi è soltanto una firma, quella che Giampietro da Cemmo appose sull'affresco dello sposalizio della Madonna nel coro: "Hoc Petrus pinxit opus de Cemo Johannes 1479". Da sola basta a destare e a giustificare l'interesse degli studiosi d'arte. Le pareti del coro pentagonale rievocano la natività, la presentazione, l'annunciazione, lo sposalizio e l'assunzione di Maria. La volta descrive il paradiso con l'Eterno Padre circoscritto dall'anello centrale, da cui partono eleganti innervature che campiscono spazi a vela, occupati da teste alate d'angioli degradanti a cerchi variopinti. Nella parete frontale resa ad arco irregolare, quasi a sesto acuto, dalla successiva costruzione, un grande affresco in trentun medaglie che racconta i principali episodi della vita e della passione di Gesti Cristo. L'opera è forse d'ignoto maestro della rinascenza se non si riesce a individuare qui l'intervento della cerchia del da Cemmo. Le tre cappelle laterali sono chiuse da inferriate. La prima ha grandiosa cornice lignea del sec. XVI, che racchiude una tela raffigurante l'Assunta, attribuita ad un autore molto vicino a Palma il Giovane. La seconda ha discreti affreschi del seicento e una buona tela d'autore ignoto, che rappresenta la deposizione. Dalla parete, a sinistra di chi guarda, pende il quadro del Crocifisso tra S.Bernardo, la Maddalena e altri santi, formato e datato: Lorenzo Zanettino di Borno fece, 1626. La terza con volta a crociera e quattro medaglie a fresco è notevolissima e rivela un influsso mantegnesco. Meno importante la tela che fa da pala all'altare, detto di S.Pasquale Baylon. L'altar maggiore ha una elegante cornice lignea che racchiude un quadro superbo: l'Annunciazione a Maria. E' generalmente attribuito a uno dei Palma (Vecchio o Giovane). A sinistra un modesto affresco rappresenta l'Assunta; a destra nelle pareti abbiamo un Crocifisso tra la Madre e due santi e la stimmatizzazione di S.Francesco. Le volte degli altari e degli archi sono decorate con figure di santi. Qui deve aver lavorato la scuola de da Cemmo. Nel refettorio si ammira una bellissima Crocifissione.


Dal 1929 al 1934 a Croce di Salvem venivano costruiti i grandi Sanatori oggi del tutto abbandonati. Vi si tiene mercato (settimanale da maggio a ottobre, quindicinale da novembre ad aprile) il mercoledì. La romita chiesetta di S. Fermo sul monte omonimo venne costruita da certo Beccagutti di Edolo, in luogo di un "santèl" precedente, come ex voto per scampato pericolo. Una chiesetta è dedicata a S. Fiorino ed ha affreschi quattrocenteschi. Viva venerazione circonda la chiesa della Madonna delle Dazze (dazza è chiamato il verde ramo di abete). Fu forse edificato dopo il tremendo incendio del 1518 provocato per vendetta dagli abitanti della val di Scalve. La scena dell'incendio era raffigurata in un affresco poi sostituito con una copia fedele. Il santuario è stato restaurato nel 1917 Un tempo centro agricolo favorito dalla notevole estensione dei prati e dei pascoli, completò la sua economia con la lavorazione del legname ricavato dagli estesi boschi e con l'attività turistica. Quest'ultima, ha avuto, nell'ultimo decennio, la prevalenza assoluta, attraverso un'espansione prodigiosa di alberghi, pensioni, villette. Nel 1973 sono stati attivati gli impianti di risalita del monte Altissimo che hanno contribuito all'incremento del turismo invernale. Borno è oggi una delle più frequentate stazioni climatiche. Molte e suggestive le passeggiate alla fonte Fizzoli a S.O. (m. 1085), dove sgorga un'ottima e fresca acqua ferrugginosa; ai Lazzaretti, oltre il Trobiolo (minuti 15) dove il prato finisce nella fitta pineta; alla pineta Ogne (30 minuti a O lungo il Trobiolo) ricca di ciclamini e di fragole; al lago di Lova (m. 1299 a 45 minuti verso N lungo la Valle di S. Fiorino) e al Lovareno, dove vennero rivenute incisioni rupestri. Da Borno si può ascendere il Monte Erbanno (m. 1664 in ore 4,30) e Monte Mignone (m. 1742 in ore 2,30).


Arcipreti: Francesco Zoppulo (20 aprile 1569 - 1594), G.B. de Moscardis (31 gennaio 1594 - 1631), Alberto Gelmini (2 luglio 1631-1644), Giov. Maria Cattanei (5 luglio 1644 - 1654), G.B.Camozzi (27 aprile 1695 - 1720), Domenico Ricci (8 gennaio 1720 - 1739), Arcangelo Barcellandi (29 dicembre 1739 - 1747), Bartolomeo Rizzoni (28 novembre 1747 - 1766), Lorenzo Federici (20 gennaio 1766 - 1800), Bartolomeo Cocchetti (16 aprile 1800 - 1808), Gregorio Valgolio (18 marzo 1808 - 1816), Bartolomeo Stefani (24 ottobre 1816 - 1840), Domenico Piccinoli (1 ottobre 1840 - 1870), Bartolomeo Fiorini (30 maggio 1870 - 1875), Domenico Torri (17 settembre 1875 - 1879), Antonio Moyer (3 settembre 1879 - 1914), Domenico Moreschi (28 luglio 1914 - novembre 1950), Ernesto Bellotti (dicembre 1950 - 26 settembre 1963), Giuseppe Verzelletti (5 ottobre 1963... ).


Sindaci: Rivadossi Prof. Pietro (1945-1950); Bertelli Giuseppe (1950-1955); Rivadossi Paolo (1955-1971).