BOARIO TERME

BOARIO TERME

Importante stazione termale in Valcamonica a 57 Km. da Brescia, 104 da Milano 182 da Bolzano, a 224 m.s.m. Conta 1.300 abitanti (1972). E' frazione del comune di Darfo. Religiosamente fa parte della Vicaria di Darfo nella III zona della bassa Valcamonica. Il nome secondo alcuni studiosi come il Sina deriverebbe dall'esistenza di un mercato del bestiame (forum bovarium). A tale ipotesi può agganciarsi la denominazione di "Casino Boario". Il Laeng invece, partendo dal fatto che i Longobardi solevano porre nei luoghi strategici stazioni e presidi militari, pensa che il nome sia derivato dallo stanziamento in luogo di truppe ausiliarie Bavare che poi avrebbero dato tale nome alla località. In effetti nel 590 sembra che truppe di Franchi Boiari sarebbero scese anche in Valcamonica. Vi è anche chi pensa (Gramatica, Lorenzoni) ad una derivazione dalla radice celtica bor - acqua, sorgente. Sembra invece, da rigettarsi, la derivazione dal nome di una famiglia che si chiamava "Boarii". Nel 1955 il dott. Gualtiero Laeng scoprì anche nel territorio di Boario specie in località Luino e Crape invece ben 16 rocce istoriate, con al centro alcune iscrizioni in caratteri nord-etruschi. Vestigia romane, fra cui tratti di una via, accertano la continuità di interessi politico-economico-sociali verso queste zone. Congiunto strettamente a Darfo come ad un centro di insostituibile importanza con esso Boario ha spartito vicende felici e tristi. Ha fatto parte del suo pago romano, uno dei più importanti centri del commercio agricolo ed industriale fra Valcamonica, Val di Scalve e Brescia. Ed alla corte regia di Darfo appartenne in seguito mentre i primi segni di vitalità religiosa si svilupparono soprattutto sotto il patrocinio della pieve di Rogno. In un documento del 997 raccolto nel Codex Diplomaticus Longobardorum vengono elencati fra i possessi di un certo Rogerio bergamasco, anche quelli esistenti a Barianum (cioè Boario), sive Monticellum; in un altro documento del 1248 si accenna a Bubiano, storpiatura di un amanuense di Barianum. Il territorio di Boario passò poi al Monastero bresciano di S.Faustino, subendo in seguito a noti rivolgimenti politici l'ira di Barbarossa e passando in breve periodo di tempo sotto i nobili Federici. Nell'epoca comunale un documento del 18 aprile 1454 accenna ad un Antonio de Boarii. Luogo un tempo melmoso, redento dall'opera dei monaci e poi dei nobili che ad essi successero nella proprietà, Boario ebbe vita distinta da Darfo. Il nome quindi di Boario, tanto affine a quello di Boioari, potrebbe servire a rendere probabile il nome dato alla località da parte di qualche famiglia di quei barbari, che qui si fermarono. la storia antica di Boario si arresta al 1471, anno in cui i torrenti impetuosi della montagna sovrastante, si abbatterono su Montecchio, seppellendo e poi dilagando nella piana di Boario, che divenne pertanto inabitabile. Gli abitanti dei due paesi si trasferirono in quel di Corna ove da questa comunità parrocchiale, ricevettero asilo e aiuti. Dell'antico e importante centro urbano non rimasero che Gorzone e Erbanno, situati in alto e non toccati dall'immane frana. La conoscenza delle acque di Boario risale secondo alcuni al sec. XV, e spinse alcuni medici a studiarne le qualità terapeutiche. Sembra che anche il celebre medico e naturalista Paracelso (1493-1541) vi abbia compiuto una visita. Un risveglio notevole si ebbe nel '700 quando il medico Francesco Roncalli Parolino nel 1724 scrisse nel suo trattato "De acquis brixianis" della "perennis scaturigio". Lo stesso Roncalli nell'"Europae medicina" (1747) riaffermava l'efficacia curativa delle "aquae bogiarianae". Nel secolo XIX si susseguirono nuovi studi di Stefano Grandoni (1827) di p. Ottavio Ferrario (1840) che compì la prima analisi chimica, completata poi dal Ruspini, dai dott. Cuzzetti, Vielmi e Zattini e più recentemente dal prof. Ferrata (che nel 1906 ne scopriva l'aclorurità) e dal dott. Cadeo. Una lode particolare alle qualità terapeutiche di queste acque è quella di Alessandro Manzoni che il 16 dicembre 1845 scriveva al dott. Giovanni Morelli di Bergamo: "Ho ragione di pentirmi di non aver profittato della gentile e cordiale esibizione ch'Ella mi fece per procurarmi direttamente l'acqua di Boario dal padrone del fondo". Inoltre il Manzoni consigliò le acque di Boario all'amico ab. Antonio Rosmini. Nel 1857 il dott. Biffi, protomedico della Luogotenenza austriaca della Lombardia la definiva "La più attiva della Lombardia". Secondo il Cantù, però, la rivalutazione delle acque di Boario spetta al dott. Zattini di Darfo nel 1858. Da allora furono sempre più numerosi coloro che si recarono a Boario per cura alloggiando però nei paesi vicini Darfo, Corna, Esine, ecc. Boario contava assieme ad abitazioni private poche osterie come quelle del "Perdono" e di "Macallè" e un ricovero per viandanti e mercanti donde il nome, per alcuni, di Casino Boario. Un'osteria era stata aperta nel 1829 da Zaccaria Fagioli e dalla figlia Rosina che affittavano dai Federici di Garzone anche il Casino di Boario aprendovi anche un alberghetto. Un'altra trattoria con alloggio e stalle veniva aperta fra il 1837 e il 1840. Soltanto nel 1906 le acque di Boario vennero rivalutate. Da allora furono costruiti il primo edificio delle Terme con la caratteristica cupola in stile Liberty, pensioni, alberghi, ecc. Nel 1906 fu costruito anche l'albergo Terme cui seguirono poi gli alberghi Leone, Alpinisti, Gorzone, Aurora, Margherita, Armonia, Vanin unitamente a qualche locanda o pensione. Solo nel 1914 però fu intrapreso uno sfruttamento scientifico metodico del valore terapeutico delle acque con la costruzione di una Stazione Termale con saloni di bibite, giardini, alberghi, ecc. Collaborarono allo sviluppo turistico ed alberghiero Zaccaria Fagioli, Luigi Cittadini, Maddalena Piccinelli e i vari Cadeo, Morosini, Bonella, Vivaldi, Ghitti, Belleri, Antonioli, Vanin, quali pur con limitate risorse, ma coraggiosi e tenaci, con le loro iniziative, contribuirono in modo determinante ai primi sviluppi ed all'affermazione della stazione termale di Boario, in armonia ai miglioramenti che mano a mano si venivano attuando all'interno delle Fonti. Grazie a questo sviluppo un Regio Decreto del 15 aprile 1926 n. 765 erigeva Boario in Ente autonomo di cura. in vero sviluppo termale ebbe inizio nel 1948-1949 quando il consigliere delegato Federico Cancarini, impostò un piano di ampliamento e potenziamento delle attrezzature esistenti. Nel 1951 - 1952 veniva scoperta una nuova fonte chiamata Fausta dal nome del suo scopritore dott. Fausto Cadeo. In pochi anni il centro termale si trasformò completamente con nuovi Padiglioni, un vasto Auditorium, con l'ampliamento del parco. Il piccolo centro superò anche i disastri della spaventosa alluvione che colpì anche Boario la notte del 17 settembre 1960. Infatti nonostante i danni subiti Boario si rinnovò ed ingrandì. Nel 1964 veniva aperto un nuovo centro di cure termali dedicato ad A.Manzoni e nel 1965 veniva ingrandito e rimodernato il vecchio stabilimento bagni, dedicato ad Adolfo Ferrata. Alberghi, pensioni e locande nuovi o rimodernati hanno decuplicato la capacità ricettiva, affiancata da quella numerosa, ed anche assai qualificata, delle case private. Ancora l'iniziativa privata ha affollato Boario Terme di vari e moderni negozi di ogni genere, di bar, di caffè, ristoranti, luoghi di ritrovo, ecc., alcuni dei quali caratteristici, quali "La Baita", il "Castellino" e da ultima "La Taverna Marabù". Le presenze, che erano 190 mila nel 1963, nel 1972 erano salite a 230 mila. Fra i progetti avviati vi è anche una funivia da Boario al monte Altissimo, già approvata nel 1969. Oggi le fonti del tipo solfato-calcico-alcalino sono: "Antica Fonte", "Fausta", "Silla" e "Igea". La prima, che è la più famosa, è indicata soprattutto per la cura di malattie intestinali, renali e del ricambio. L'acqua della fonte Fausta è particolarmente efficace nelle malattie del fegato: quella della "Silia" nelle affezioni gastrointestinali dei bambini e nelle convalescenze. L'Igea, invece, fornisce un'acqua minerale ad azione diuretica, adatta come acqua da tavola. Boario gode di un clima mite, costante e tonico. Le fonti termali si trovano nell'interno di un vastissimo parco, in mezzo a viali ombrosi, distese di prati e di aiuole fiorite, dominati dalle erte pareti rocciose del monte Erbanno. Ancora nel dopoguerra prendeva consistenza una vita comunitaria religiosa e civile. Nel 1945 grazie ad una donazione del geom. Angelo Mori di Schilpario veniva aperta una casa di riposo per anziani ed inabili al lavoro. Nel 1947 il vescovo di Brescia manifestava il proposito di costituire a Boario la vita parrocchiale. Superate alcune difficoltà per la definizione dei confini, il 22 aprile 1951 a Boario veniva eretta una delegazione vescovile, indipendente da Montecchio e affidata all'ex cappellano degli alpini don Guido Maurilio Turla. Il 24 maggio 1955 veniva eretta la parrocchia. Nel 1953 veniva posta la prima pietra di una grandiosa chiesa, il cui progetto fu affidato all'arch. Vittorio Montiglio. Nel 1956 veniva aperto l'asilo infantile. Nel 1957 il tempio era una realtà e si innalzava al cielo con slancio geniale e il 27 settembre dello stesso anno veniva consacrato da mons. Giacinto Tredici. I portali sono di Maffeo Ferrari di Pontedilegno. Adornano l'interno un bel paliotto in marmo rosso di Asiago, raffigurante l'Ultima Cena, opera di Mario Gatti e ampie vetrate con le stazioni della via Crucis e i quattro evangelisti eseguite da Mario Cornali. Il tempio è stato dedicato alla Madonna degli alpini. Il 9 ottobre 1966 nella vasta cripta veniva inaugurato un sacrario che raccoglie le memorie dei caduti e dispersi di guerra. La scultura che lo adorna è di Pier Luigi Corna Pellegrini. L'organo fu posto in opera nel 1957 dalla ditta Borghi di Crema. Nel 1966 veniva costruito l'oratorio. Boario è anche sede di uno stabilimento tessile sorto nel 1906 col nome di Manifattura di Darfo, passato nel 1909 in proprietà al Cotonificio Turati, poi Olcese. Occupa attualmente 250 lavoratori. Esercita la filatura del cotone.