BARBARIGA

BARBARIGA

Paese a 21 Km. a S di Brescia, a 8 m. s.l.m. a ponente (Km. 1 e mezzo) dalla strada Brescia-Quinzano. Sup. com. Kmq 11,14 ab. (1951), 2599, 1961 (2.031). Centro abitabile: Frontignano. Non molto abbondanti né molto sicure sono le memorie storiche del Comune e della parrocchia di Barbariga anteriori al secolo XVI. Il nome del paese, comune ad altre località del territorio veneto, potrebbe far pensare ad un castello feudale della famiglia Barbarigo, patrizia di Venezia, dalla quale è uscito nel secolo XVII il Vescovo di Padova e Cardinale B. Gregorio Barbarigo che nella chiesa parrocchiale di Barbariga è venerato il giorno 18 giugno con messa solenne ed esposizione di una sua piccola reliquia. Ma la coincidenza del nome è soltanto apparente e certamente mancano sicuri elementi storici per affermare queste relazioni tanto più che il culto del B. Barbarigo è recente e soltanto casuale. L'Olivieri richiamando altri nomi locali con la stessa radice "barba" aveva già dato la indicazione sicura per ritrovare la vera etimologia del nome di "Barbariga" che, come quelli di Barbaine di Livemmo, di Barbata cremonese e altri simili da lui indicati, deriva da "barba" cioè da ceppi tagliati a capitozzi, residuati di una selva tagliata per trasformarla in terreni coltivati. Nel centro di Barbariga esistono ancora gli avanzi di un antico piccolo castello campestre fondato probabilmente nei secoli XI-XII e che deve essere stato il nucleo primitivo dell'attuale borgata, sorta tardivamente intorno ad esso. Questo castello primitivo deve essere stato denominato "du" "dunum" nome celtico di località emerse dagli acquitrini dilaganti in tutta la pianura. Il nome Dunum venne poi trasformato in Duno o Duo o Ducco e sotto tale forma resta ancora nell'uso popolare. La denominazione potrebbe anche derivare da Vadum e potrebbe indicare anche la primitiva natura paludosa del luogo molto ricco ancor oggi di acque sorgive che danno origine al Fiume che forma il laghetto artificiale di Scarpizzolo e al torrente Strone. Il culto di S.Vito che resta il principale patrono del paese e viene celebrato ogni anno con solennità il 15 giugno, indica chiaramente un luogo insidiato dalle serpi perché S.Vito era invocato dai Longobardi contro le insidie e i danni dei serpenti velenosi. Questo culto conferma la derivazione del nome di Barbariga che abbiamo più sopra ricordato. La bonifica agraria di questo territorio nel Medioevo è stata in gran parte opera del Monastero bresciano di S.Cosma, ed il "Fienile delle Monache" è l'unico ricordo che resta ancora vivo di questo millenario istituto religioso che tante benemerenze aveva acquistato a Brescia e nel territorio della pieve di Dello. In documenti del 1237 figura un Lanfranco da Barbaricha . Nel 1428 rappresentanti di Barbariga giuravano fedeltà alla Repubblica veneta con altri dei diversi paesi della pianura bresciana. Nel 1483 il castello si dava agli sforzeschi. Fin dal secolo XIV fu intensa la vita religiosa come dimostra nel cinquecento l'esistenza di ben sei chiese e cioè la parrocchia dedicata ai S.S.Vito e Modesto, S.Maria de du (poi del Ducco), S.Rocco, S.S. Gervasio e Protasio (ormai diroccata), S.Margherita (pure diroccata), la chiesa della Disciplina. I loro benefici furono poi riuniti nell'unico beneficio parrocchiale che diede il via alla formazione di una parrocchia autonoma distaccatasi dalla giurisdizione ecclesiastica della pieve di Dello. Verso la metà del secolo XVII vi si diffuse la malaria e altre malattie con un vertiginoso aumento della mortalità. La popolazione che nel 1560 era di circa 1100 abitanti nel 1658 era scesa a 400 abitanti, risalendo nel 1760 a 600 abitanti. Impauriti dall'alta mortalità verificatasi nel 1761 in concomitanza con la diffusione della coltivazione del riso il 10 maggio 1762, al suono della campana maggiore della parrocchiale armati di zappe e badili, i contadini di Barbariga marciarono verso il fondo della "Feroldina", proprietà della famiglia Valossi, distruggendovi le arginature della risaia. L'autorità veneta non solo non intervenne contro i rivoltosi ma nel seguente anno 1763 proibì in Barbariga la coltivazione del riso. Cinque anni dopo, nel 1768, essendo ripresa la coltivazione del riso, i contadini distrussero ancora una volta le risaie e l'opposizione contadina finì solo con la rinuncia da parte dei proprietari a coltivare il riso. Segno di un decisivo risveglio civile ed economico fu la costruzione nel 1900 del palazzo del Comune e delle scuole e più tardi, negli anni venti, l'apertura di una filiale della Banca Provinciale Lombarda rilevata poi dalla Banca S.Paolo. Negli anni 1751-1773 venne eretta su disegno dell'architetto abate Antonio Marchetti la nuova bella chiesa parrocchiale arricchita poi di notevoli opere d'arte fra le quali sono da rilevare la pala dell'altare maggiore raffigurante i SS.Vito e Modesto, opera del bergamasco Ponziano Loverini, (esposta all'Esposizione artistica di Bergamo nel 1897 e collocata nel novembre dello stesso anno) e le tele di Sante Cattaneo e cioè: Madonna e santi (1784-'86), l'Ultima Cena (1791), e la Via Crucis. I cinque altari marmorei sono opere pregevoli di artigiani di Rezzato, mentre l'altare maggiore è decorato da bronzi dorati del bergamasco Gian Maria Girelli. Interessante il piccolo santuario di S.Maria del Ducco a mezzo Km. sulla strada verso Frontignano, a SO del paese, dove esiste una Madonna dipinta a fresco sul muro, veneratissima dalla popolazione locale. Le poche notizie risalgono al 1562 ma la chiesetta era molto più antica. Quando nel 1806 fu pubblicato l'editto napoleonico che comandava di allontanare i cimiteri dai centri abitati il popolo di Barbariga trasportò i suoi morti intorno al santuarietto. Il cimitero allargato nel 1873 fu di nuovo risistemato nel 1889, su disegno dell'architetto Carlo Melchiotti. Il pittore Giuliano Volpi strappò dal muro e mise su tela la antica immagine della Madonna. Il santuario fu benedetto il 18 agosto 1890.


Parroci: don G.B. Molinari (21 giugno 1562), don Costantino Valotti (12 ottobre 1572), don Andrea Salvini (7 ottobre 1585), don Francesco Fava (20 luglio 1606), don Domenico Amighetti (8 ottobre 1629), don Antonio Rizzini (7 marzo 1644, don Giulio Prandini (6 dicembre 1657), don Felice Felcini (29 dicembre 1660), don Virgilio Acquisti (8 agosto 1664), don Girolamo Dionisi (10 dicembre 1758), don Giacomo Zigliani (3giugno 1806), don Mauro Paroli (19 gennaio 1858), don Pietro Rossi (18 settembre 1914), don Luigi Pizzocaro (22 gennaio 1938), don Luigi Ziletti (18 aprile 1948), don Costante Duina (25 luglio 1972).