AZZANO MELLA

AZZANO MELLA

Deriva probabilmente dal gentilizio romano Attius o Attianus. Qualcuno pensa che derivi da onès - ontano. Nel secolo XI era chiamato Azano. Cenni storici - Stazione preistorica di un qualche rilievo, fu certamente latifondo o villeggiatura di qualche signore romano di nome Icziano o Azziano o Azio o Accis, alle dipendenze del vicino vicum Magonis (Movico). Fu nell'alto medioevo diaconia pievanale per l'assistenza ai pellegrini. Nel sec. IX, passato fra i possedimenti del Monastero di S.Giulia per dono di imperatori franchi, Azzano divenne pieve dedicata a S.Pietro, con presbiterio, scuola e ospedale. Sul ponte della strada che univa Brescia alle pievi di Dello, Oriano e Quinzano, nacque un ospizio, che fu poi trasformato in osteria, frequentata da giocatori d'azzardo, con accanto una bottega di cambio e prestito tenuta da ebrei, onde il nome di Pontegatello, cioè del piccolo Ghetto-Ghettello, Ponte di Ghetto. Il 3 agosto 1173, papa Alessandro III, da Venezia, indirizzava una bolla a Rufo, arciprete di Azzano, nella quale confermava vasti possedimenti alla chiesa di Azzano, la dipendenza della chiesa di Pievedizio, ed altri privilegi che fanno intravvedere la grande importanza assunta da Azzano a quei tempi. Decaduta la pieve, verso la fine del sec. XIV, il territorio e il paese rimasero talmente desolati e abbandonati, che il 3 novembre 1510 papa Giulio II univa le rendite della pieve di Azzano all'Ospedale Maggiore di Brescia, al quale restano ancora in gran parte. Nei sec. XVI e XVII Azzano ebbe un castello padronale, passato dai Nigolini ai Gambara e infine, dopo notevoli trasformazioni, ai Vimercati. Vi sostò anche Ugo Foscolo. Più tardi fu trasformato in villa padronale. L'attuale chiesa, edificata sul principio del sec. XVIII, fu decorata nel 1733 da Carlo e Giorgio Corbelli e infine restaurata dal Trainini. Contiene una bella pala sull'altare maggiore, opera di Palma il Giovane. Significativo il fatto dell'esistenza di un collegio o collegiata di chierici favorita da un privilegio di papa Alessandro III del 3 agosto 1177. Il territorio, alquanto arido a nord e paludoso a sud, fu irrigato dalla roggia Gambaresca e da pozzi abbinati, mentre la palude, chiamata Biscia, Chiodo, Prandona, fu bonificata dal 1924 in poi. Eminentemente agricola l'economia, anche se nei secoli scorsi vi si distinsero artigiani del cuoio, fornitori fra l'altro del duca di Ferrara. L'esistenza di acque sorgive, la bonifica della palude Biscia, Chiodo e Prandona, e i canali d'irrigazione che lo percorrono favoriscono un terreno ricco di cereali.