AGAZZI Rosa
AGAZZI Rosa
(Volongo, Cremona, 26 marzo 1866 - 9 giugno 1951). Seguite le scuole normali, si diplomò come maestra elementare e maestra giardiniera. Dal 1892 al 1924 fu educatrice di infanzia (colla sorella Carolina) nell'asilo di Mompiano. Partecipò al Congresso pedagogico nazionale del 1898 e si dedicò con tenacia ed intelligenza alla riforma della scuola Materna. Fu a Trieste (1910), Trento (1920-21), Bressanone (1923), Malè (Trento) (1924), Brescia (1927), Trento (1927), Trieste (1929), Cortina l'Adige (1930). Dal 1924 diresse l'Opera Nazionale Assistenza Italiana. Nel 1927, collocata a riposo, diresse la R.Scuola di Metodo "C.Battisti" di Trento. Fu redattrice della rivista "Pro Infantia" e si dedicò con fervore alla preparazione delle educatrici dell'infanzia. Opere: - Lingua parlata - 1898, 1910, 1929. - L'Abbiccì del Canto educativo - 1908. - Bimbi, cantate. Melodie per l'infanzia - 1911, 1921. Come intendo il museo didattico dell'educazione dell'infanzia e della fanciullezza - 1923, 1927. - L'arte delle piccole mani - 1927, 1928. Didattica, in "Pro Infantia" - 1930. Per Rosa Agazzi, il bambino è "germe vitale che aspira al suo intero sviluppo"; da questa concezione del bambino deriva una impostazione della scuola infantile come scuola attiva, poiché, come il germe, il bambino ha in sé il segreto e il principi dell'attività che lo fa crescere e sviluppare; e dunque è il bambino che della propria educazione nella scuola materna deve essere autore e attore principale mediante attività che devono assicurare il suo sviluppo in tutte le direzioni della personalità. Ecco perciò l'educazione linguistica soprattutto attraverso la conversazione, cioè la lingua parlata; l'educazione intellettuale mediante esercizi di discriminazione della forma, della materia, del colore, della grandezza, delle quantità e così via, usando materiale didattico che trae ispirazione dagli interessi del bambino (le "cianfrusaglie" presenti nelle sue tasche o "materiale senza brevetto", come è stato definito dal Lombardo-Radice); ecco gli esercizi di vita pratica (apparecchiare e sparecchiare la tavola, lavarsi, spolverare, trasportare arredi, ecc.) che soddisfano il bisogno di fare del bambino conducendo a traguardi di autonomia, di ordine, di riflessione e che rimediano all' iperprotezionismo di cui il bambino è così spesso vittima in famiglia; il giardinaggio e l'orticoltura nell'aiola individuale e in quella collettiva, che insieme ai piccoli allevamenti di animali avvicinano il bambino al mondo della natura; il "canto educativo", che instilla nell'animo sentimenti di gentilezza; il gioco e le libere attività espressive come il disegno, il teatro dei burattini, la ritmica, la drammatizzazione, ecc.; il lavoro manuale che trasforma la materia (carta, creta, ecc.), detto "arte delle piccole mani"; la "refezione", elevata a momento degno di figurare nel "programma educativo" della scuola materna; e tutto in un'atmosfera in cui la libertà si disposa all'ordine, in un clima socializzante, che offre mille occasioni di aiuto reciproco fra grande e piccino (tutore-pupillo), come in una grande famiglia, nello spirito di un'educazione "materna" nel senso già auspicato dal Capponi, dal Richter, dalla Necker, dal Pestalozzi, dal Froebel e dal Lambruschini: nel senso cioè di quella che dovrebbe essere l'ideale tensione educativa della famiglia, non certo dell'adeguazione alla ristretta realtà del piccolo mondo familiare, ché anzi la famiglia è sentita, da Rosa Agazzi, essa stessa da educare attraverso il bambino, per cui la scuola materna si pone, nell'ambiente in cui sorge, quale elemento di recupero e di elevazione sociale.