ADRO

ADRO

Il nome deriva secondo alcuni dal latino "ater" - atro, oscuro, secondo altri da "adra" - rupe, e secondo altri ancora da "atrius" - atrio. In effetti nei documenti dell'822 viene chiamato Atro ("curte quae dicitur atro"), nel sec. X Adro, nel sec. XV Adrum. Il nome si ripete non molto lontano. In Val Caleppio, ad esempio, vi sono due paesi chiamati Adrara in uno dei quali vi è una fonte che dà acqua nerastra, bituminosa. L'Olivieri preferisce prima una derivazione dal latino "Atrius" e poi ahrum" per il colore nereggiante del terreno ed il Guerrini invece ad "acer" - acero - di cui vi sono boschi nel territorio.


Il borgo risale a tempi antichi. Nel 1934 vi furono trovate due tombe romane con armi, lampade e monete del III secolo. Mentre ci restano anche umboni di scudo dell'epoca longobarda. Nel territorio, ricco di vigneti e frutteti, ebbero possedimenti il Vescovo e i canonici di Brescia, passati poi alle famiglie del luogo. Nel medioevo gli fu posto a protezione un forte castello di cui esistono ancora vestigia che risalgono al Trecento, anche se era già in parte diroccato nel sec. XVII. Nel 1490 sorsero contese per avere la comunità usurpato proprietà comunali bresciane. Nel 1522 subì danni per il passaggio delle truppe francesi. Nel 1815 fu incluso nel IX distretto della provincia di Brescia. Soprattutto per la presenza dei Dandolo sentì forti impulsi risorgimentali, che ebbero momenti accesi in occasione dei funerali di Enrico Dandolo nel febbraio 1859 e l'11 giugno dello stesso anno, quando i patrioti insorsero in attesa degli eserciti piemontese e francese. Il centro di Adro era costituito dal castello e dalla chiesa parrocchiale di s.Maria, edificati sulla collina che domina il paese e sulla quale prese poi sviluppo l'ampio cimitero. Nel Seicento il castello perdette la sua importanza strategica e il paese si sviluppò prevalentemente nella pianura sottostante, dove sorse anche la nuova parrocchiale dedicata a s.Giovanni Battista. In luogo del castello si sviluppava il cimitero dove, accanto all'umile e laboriosa gente del luogo, dormono i discendenti delle famiglie più in vista di Adro quali i Marini, i De Riva, i conti Suardi, i Bargnani, i Faglia, i Signoroni, i Tedeschi, gli Uberti, i Vezzoli e numerosi sacerdoti, curati e cappellani. Domina sulle altre la tomba dei Dandolo. Lo sviluppo del paese determinò nel sec. XVII la costruzione di una nuova parrocchia, terminata nel 1769. I Signori di Adro (un ramo di essi è denominato Signoroni) appartenevano alle più distinte famiglie feudali come i Fenaroli, i De Riva, i Codeferini De Riva di Sotto, i Maggi, i Baglioni, e specialmente i Bargnani, dei quali furono eredi i conti Dandolo, notissimi patrioti e letterati dell'Ottocento. Sui Bargnani si impernia gran parte della vita del paese nei sec. XVII e XVIII. Antichi affreschi votivi, alcuni dei quali graziosissimi, sono nella chiesetta del Favento, restaurata nel 1960, e nell'antica parrocchiale di s.Maria. Numerose opere d'arte si trovano nella nuova parrocchiale ricca di stucchi e decorazioni del '700. Tra esse si notano un trittico cinquecentesco della scuola del Romanino, una lunetta di Giuseppe Teosa, altari di marmo e soase molto pregevoli di scuola fantoniana. Bellissimo è il palazzo settecentesco dei conti Bargnani, e poi dei Dandolo. La tomba della famiglia Dandolo, al cimitero, è di Vincenzo Vela. Nel territorio si trova il Santuario della Madonna della Cava, che può considerarsi il Santuario Mariano della Franciacorta. Risale ai primi anni del '500 ed è dovuto a una apparizione della Vergine a un povero ragazzo sordomuto. La chiesa è una bella e singolare costruzione settecentesca, eretta su disegno di Gasparo Turbini e per generoso finanziamento di un conte Lana. Recentemente, accanto alla chiesa, è stato eretto un convento di Carmelitani Scalzi, i quali, oltre che officiare il tempio e assistere i pellegrini che vi accorrono, vi tengono anche un piccolo seminario o studentato per la loro provincia veneta. Il santuario è molto frequentato, specialmente dai fedeli delle parrocchie circostanti: è un centro di intenso fervore religioso che i benemeriti Padri Carmelitani vanno vivificando intorno alla Vergine con zelo encomiabile.


Viti e gelsi costituirono fino a pochi decenni fa le maggiori ricchezze economiche del paese. L'industria del baco da seta era fra le più sviluppate, specie per iniziativa dei Dandolo. Il paese aveva una scuola di disegno dedicata a Costantino e Pio Maselli, una scuola di agricoltura intitolata a Vincenzo Dandolo, ed un vasto ospedale. Tra i personaggi illustri è da ricordare Bartolomeo Signoroni, dell'Università di Padova, celebre chirurgo emulo dello Scarpa.