ACERBONI Carlo
ACERBONI Carlo
Detto "Maraffio". Giovane macellaio di Brescia, robusto, audace, violento. Il 29 marzo 1849, assieme a Botti e Martinotti, a capo di una trentina di uomini, che all'inizio della rivolta avevano abbattuto con pertiche e bastoni gli stemmi e le aquile imperiali e rovesciato i carri che trasportavano legna e commestibili diretti in castello, fecero prigioniero, mentre stava discutendo con le autorità municipali, il capitano austriaco Pomo e lo condussero al quartiere di don Boifava, difendendolo poi, per la parola data al curato, dal linciaggio degli insorti. Partecipò, accanto a Tito Speri, ai fatti di s. Eufemia della Fonte (28 marzo) e agli episodi d'armi di Torrelunga e Bruttanome (31 marzo) e al combattimento di via Cavalletto e Soncinrotto (1 aprile). Fucilando delle spie tratte dalle prigioni nonostante il parere contrario del Sangervasio, segnò una delle pagine fosche delle giornate bresciane. A capo di 21 macellai sostenne poi l'urto di una compagnia di austriaci che tentavano di entrare in città. Si ritirò dopo tre ore di combattimento alle Pescherie, nascondendovisi. Il 4 aprile, dopo aver salvato don Mor e il duumviro Contratti, riuscì con i suoi ad aprirsi la via tra le file austriache e a rifugiarsi in cascinali. Tradito da una spia, nel maggio fu sorpreso nelle valli da una pattuglia austriaca e si difese con i suoi fino alla morte.