ZANARDELLI, famiglia

ZANARDELLI, famiglia

Famiglia di Collio, che si ritiene proveniente da Venezia nel sec. XVI, addetta probabilmente al commercio del ferro, ma poi dedita al commercio dei latticini. Un "massaro Joanne Zanardelli" è nominato nel libro degli Ordini e provvisioni di Collio approvato il 15 gennaio 1584. Dal 1669 al 1702 esercita in Collio il notaio Carlo Zanardelli. Di Collio è don Angelo (v.) (1700-1777), letterato, parroco di Corticelle. Don Carlo, parroco di Livemmo, muore l'8 marzo 1774; don Giovanni Maria, addetto alla chiesa di S. Giovanni in Brescia, muore l'1 dicembre 1777. Degli Zanardelli, o almeno chiamata con tale nome, è rimasta a Collio, in via Tizio 18, una casa civile che, se non ha speciali caratteristiche all'esterno, conserva all'interno una saletta dipinta nei primi anni del '700 con piccole finte balaustre e fregi, che racchiudono quattro quadretti con scene della S. Scrittura, al centro la Madonna col Bambino, paesaggi.


Un ceppo Zanardelli detto dei Recchia, dedito al commercio dei latticini, si trasferisce a Brescia dove Giovanni Zanardelli qd. Glisente detto Ricchia, compare l'11 luglio 1748 iscritto al paratico dei formaggiari. Questo Giovanni ha sposato nel 1736 donna Giovanna Spranzi e nel testamento del 2 gennaio 1757 lascia eredi i figli Giacomo, Giuseppe, Antonio, Glisente e Lorenzo. Giuseppe continua, con due fratelli, l'attività del padre e viene iscritto il 30 agosto 1776 nel paratico dei formaggiari ed esercita l'attività in una bottega di via della Sardella Gioiosa n. 1486, vicino a Piazza del Mercato, scomparsa con la costruzione di piazza Vittoria. Giuseppe sposa Angela Turinelli di Irma. Al fallimento della bottega rimedia in parte la famiglia della moglie di Giuseppe, i Turinelli di Irma, che si assumono anche la sistemazione dei due figli di Giuseppe, Giovanni e Antonio, i quali possono completare gli studi universitari a Pavia per diventare l'uno ingegnere e l'altro procuratore legale. Giovanni (v.), ingegnere, sposa il 6 febbraio 1826 Margherita Caminada, figlia del suo superiore del Regio Ufficio provinciale delle Pubbliche Costruzioni e Pavimenti. Giovanni e Margherita hanno quindici figli, dei quali superano l'età infantile: il primogenito Giuseppe, l'uomo di Stato (Brescia, 1826 - Maderno, 1903) (v.), al quale seguono Carlo (Brescia, 1828 - Palermo, 1866) (v.); Martina (Brescia, 20 agosto 1830 - 5 novembre 1896), nota per la sua carità verso i poveri e i sofferenti; Giovanni Antonio (Brescia, 7 agosto 1831 - ?), che trasferitosi nel 1854 a S. Zeno in Tirolo esercitò la professione di farmacista e prese la cittadinanza austriaca; Virginia (Brescia, 26 giugno 1834 - Palazzolo, 1915) (v.); Egidio (Brescia, 1 settembre 1835 - Lavone di Pezzaze, 31 agosto 1895), vissuto nell'ombra del fratello statista, si dedicò all'amministrazione dei beni della famiglia; Ippolita (Brescia, 8 aprile 1839 - 21 novembre 1917) (v.), Ferdinando (Brescia, 11 settembre 1840 - 22 marzo 1926) (v.); Cesare (Brescia, 7 gennaio 1842 - 13 settembre 1891) (v.).


Giovanni Antonio sposò a S. Zeno in Tirolo Caterina Vivintainer, dalla quale ebbe Margherita, nata a S.Zeno, e Giovanni, nato a Revò (Trento) il 18 giugno 1866. Alla morte dei genitori, presumibilmente nel 1889, Margherita e Giovanni si trasferirono a Brescia. Margherita venne accolta nella famiglia dell'on. Giuseppe Zanardelli. Infatti compare nello stato di famiglia. Giovanni prese la cittadinanza italiana e fu dottore in legge; risulta essere stato pretore a Bovegno prima del 16 giugno 1897.


Ferdinando sposò nel 1887 Teodora (Dorina) Moretti dalla quale nascono Federico, avvocato (v.) e Mario, ingegnere (v.).


Ultima a morire, nel gennaio 1999, è Simonne Sodian, vedova dell'avvocato Federico Zanardelli (v.), sepolta nella tomba di famiglia al Vantiniano.


A Collio continuano a distinguersi altri Zanardelli quali Maffeo, Faustino e Domenico, imputati di diserzione in seguito alle Dieci Giornate (1849).


Tra gli Zanardelli sparsi nel Bresciano si ricordano Adele, benefattrice dell'Ospedale dei Bambini; Antonia (morta a Saiano il 18 gennaio 1933), madre di numerosi figli, viene additata come «magnifico tipo di terziaria francescana»; Battista di Brescia, operaio specializzato della ditta Fugini, viene particolarmente lodato per i ferri chirurgici presentati all'Esposizione industriale operaia del 1889; Antonio (v.), tenente, campione nel tiro al bersaglio, fu tra i vincitori alla I gara nazionale di Roma (1890).