SPAZZI Antonio

SPAZZI Antonio

Sec. XVII-XVIII, m. nel 1749 a Salò o a Manerba. Forse di Pellio Superiore. Angelo Chiarini lo dice di Salò. Architetto e capomastro, figlio dell'arch. Francesco (v.). Come ha scritto Sandro Guerini nelle ricerche degli ultimi anni si è rivelato come uno dei più prestigiosi componenti di una famiglia di capomastri, stuccatori e progettisti, originaria di Lanzo e Scaria d'Intelvi ed attiva quasi contemporaneamente in Boemia, in Austria, in Germania e nel Bresciano dalla metà del Seicento fin oltre il quarto decennio del Settecento. Compare nel 1697 quando viene ricompensato dalla Municipalità per l'eseguita stima dei beni lasciati da Orazio Fenaroli a favore della fabbrica di S. Faustino Maggiore di Brescia e nel novembre del 1701 quando misura e stima le pietre lavorate dai fratelli Comparoni per il campanile della Madonnina di Marcheno. Nel 1702 sistema il cimitero di Zone e ne costruisce la cappella e nel 1706 presenta alla Vicinia di Malegno il progetto per la nuova parrocchiale di S. Andrea che, secondo Sandro Guerini, rivela "una padronanza estrema del mestiere". Nello stesso anno, insieme al padre Francesco, costruisce il campanile della chiesa di Magno di Gardone V.T. Nell'anno successivo si impegna a restaurare la parrocchiale di Marcheno. La sua collaterale attività di stuccatore - o forse meglio di disegnatore ed appaltatore di campagne decorative a stucco - ci è ricordata da documenti della chiesa della Carità di Brescia, pubblicati da Camillo Boselli. Nel 1708 col padre Francesco e col fratello Bartolomeo inizia la costruzione della parrocchiale di Ceto. Dal 1712 risiede a Salò dove progetta la chiesa delle Salesiane. Nel 1717 è già in attività a Bedizzole dove progetta l'elegante facciata della Disciplina a chiusura della piazza creata appositamente per la nuova chiesa con la demolizione di alcuni fabbricati ed arricchita, sul lato opposto, dal portale di Palazzo Chiodi, altra probabile opera dello Spazzi, edifici, sottolinea Sandro Guerini, dai quali si può cogliere la sensibilità urbanistica dell'architetto comasco che, con pochi tocchi, ha saputo dilatare, articolare e nobilitare uno spazio assai ridotto. Nel 1721 è impegnato nella costruzione della parrocchiale di Bedizzole nella quale, come scrive G. Cappelletto ("Storia di Brescia", III, 368), ripete la facciata di Botticino agghindandola e rifacendo all'interno, con poche variazioni, quella della chiesa di Sulzano. Lo Spazzi, a quanto scrive S. Guerini, progettò a Bedizzole la chiesa della Visitazione e "alcuni palazzi". Offre gratuitamente il disegno della nuova parrocchiale di Torri del Benaco ed è citato come "capomastro delle reverende monache salesiane di Salò". Al 1726 risalgono alcune sue quietanze per opere murarie per la sagrestia di S. Agata di Brescia "in mettere il vestario per avere tagliato parte del pilone et muro nel cantone et rinfrescato et messo dei ferri".


Un atto del 3 marzo 1727, rogato da Giovanni Tanfoglio, notaio in Magno sopra Inzino, accenna alla lite in atto tra la Comunità di Magno ed "il Signor Antonio Spazzi Capo Mastro Muratore". Nel 1728 presenta il progetto per la nuova parrocchiale di Montichiari, ma gli sarà preferito Paolo Soratini. Intorno al 1730 e fino al 1734 dirige i lavori di costruzione della chiesa della Pace di Brescia e forse è suo il progetto della parrocchiale di Belprato (1729). S. Guerini gli attribuisce nella stessa epoca il progetto della chiesa parrocchiale di S. Gervasio Bresciano. Nel 1729 aveva assunto l'appalto della decorazione in stucco della chiesa della Carità di Brescia, ma il contratto venne disdetto. Lo Spazzi fu allora risarcito dei danni, poiché per decorare la chiesa bresciana aveva rinunciato ad un lavoro analogo sulla parrocchiale di Gandino. Sicuramente dello Spazzi, scrive S. Guerini, sono i disegni dell'oratorio Benedetti di Bedizzole (1739) e dell'oratorio Rampinelli di Travagliato (1731). Il 29 maggio 1732, come ha appurato C. Sabatti, stende la relazione riguardante le opere da eseguire al campanile della chiesa parrocchiale dei SS. Fabiano e Sebastiano di Lumezzane S.S. che rischiava fortemente di cadere (si tratta della vecchia chiesa sita nel centro storico). Il 13 luglio successivo mastro Giacomo Somalvigo, fabbro murario comasco, si obbliga a restaurare il predetto campanile secondo "la scrittura e opinione del Sig. Antonio Spazzi"; la general vicinia della contrada di S. Sebastiano deliberò di pagare 75 lire le riparazioni necessarie al campanile. Nel 1737 è intento a rifare il coro della parrocchiale di S. Calogero di Cimmo, essendo capimastri i comaschi Giacomo Rusca e Pietro Tarone. Nel 1741 presenta il progetto della parrocchiale di Magno di Bovegno. Nel 1741 firma una perizia di alcune case e terreni siti in Bagnolo. Lo Spazzi abita a quell'epoca probabilmente in Rua Sovera ed è perciò vicino di casa del Marchetti. "Notiamo, scrive S. Guerini, nel 1737 come la stima della dote spirituale di don Giulio Marchetti, figlio primogenito dell'architetto della Cattedrale, sia eseguita proprio da Antonio Spazzi". "L'ultima opera di Antonio Spazzi, sostiene Sandro Guerini, pare sia stata la parrocchiale di Manerba la cui fabbrica, iniziata nel 1748, e cioè poco prima della morte del progettista, venne conclusa con ogni probabilità sotto la guida di Domenico Corbellini. Risulta infatti che le stime peritali e le scritture contabili dello studio di Antonio Spazzi finirono in mano a Domenico Corbellini che venne autorizzato a rilasciarne copie ed estratti". Non si conoscono suoi eredi maschi. Di certo due sue figlie, nel 1767, appartenevano alla Congregazione di S. Angela Merici in Chiari.