SCUOLA ITALIANA MODERNA

SCUOLA ITALIANA MODERNA

Sottotitolo: "Periodico settimanale di Pedagogia, Didattica e Letteratura poi "Periodico settimanale didattico educativo" poi "Periodico didattico educativo", poi "Rivista settimanale di insegnamento primario edito dalla soc. A.C. "La Scuola" ecc. Attualmente: "Quindicinale per la scuola elementare".


Nata da istanze emerse all'interno della Pia Opera per la Conservazione della Fede nelle scuole d'Italia (1889) e dal periodico "Fede e Scuola" (1892), adombrata in proposte di un giornale educativo, come supplemento a "Fede e Scuola", avanzate fin dal febbraio 1889 e nell'ottobre 1889 al Congresso Cattolico di Lodi da parte del beato Giuseppe Tovini, della realizzazione di un "Monitore didattico", si concretizzò in occasione del Congresso di Vicenza (settembre 1891) e fu poi presentato il 2 gennaio 1892 al Comitato Regionale Lombardo che ne affidò la realizzazione alla III Sezione. Affidato l'incarico di direttore a don Pietro Murelli, nell'ottobre 1892 vennero fissati scopi e caratteristiche del periodico in Norme e regole, pubblicate a Como da Cavalleri e Bazzi nel 1893. Il fine, "più o meno palese", era quello di sostenere l'insegnamento della religione nelle scuole e la libertà di insegnamento, di combattere l'avocazione della scuola primaria allo Stato, proposito già ben chiaro nella mente della classe dirigente di stampo massonico, e di denunciare i soprusi, le violazioni di diritto e di legge fatte in danno di persone o di istituzioni "principalmente se in odio al principio religioso e cattolico". Dopo una serie di rinvii il primo numero vedeva la luce il 5 aprile 1893 con il nome "Scuola Italiana Moderna" edito da Antonio Vallardi di Milano ed era stampato a Como. Accolta da una generale indifferenza (alla fine del primo anno gli abbonati erano 200) la rivista venne il 28 marzo 1894 sospesa per un mese e mezzo e ripresa, nonostante i consigli del card. Ferrari di Milano, con decisione da Tovini, il 15 maggio 1894, con una periodicità da combaciare anziché con l'anno solare con quello scolastico passando con direzione, amministrazione e stampa a Brescia e abbandonando l'impostazione laica iniziale per qualificarsi cattolica. Affidata per un anno alla direzione di Giuseppe Losio e poi a quella della maestra Caterina Rastelli e al sostegno, richiesto dal Tovini sul letto di morte, alle sorelle Girelli che la sostennero finanziariamente e anche, dal 1897 al 1901, organizzativamente, nonostante un continuo deficit. Nel 1902 per il superamento della crisi si formava una commissione composta da Giorgio Montini, Luigi Bazoli e da don Angelo Zammarchi la quale, dopo aver approfondito le cause, decideva di fondare una editrice, denominata "La Scuola" e costituita l'11 aprile 1904, con lo scopo di pubblicare periodici e libri, approntare sussidi didattici e sviluppare ogni iniziativa utile in rapporto all'istruzione e all'educazione, al di fuori di ogni impegno politico, "in piena e costante consonanza con i principi del cattolicesimo". La rivista, propagandata da don Zammarchi in mezza Italia presso seminari, istituti e collegi, migliorata e arricchita di rubriche, raddoppia le pagine e finisce col raggiungere 15-18 mila copie. Il rilancio organizzativo ed editoriale del 1904 coincide anche con quello dei contenuti. Vengono introdotte numerose nuove rubriche: profili letterari, igiene, l'istruzione agraria, attualità scientifica. Accanto al direttore Ettore Arduino vengono indicati come collaboratori ordinari: prof. Casotti, Giuseppe Fanciulli, Cesare Angelini, Dino Provenzal, Fortunato Rizzi, Angelo Zammarchi, Giovanni Marcazzan, Giovanni Semeria. Tra i bresciani collaboravano: don Francesco Gorini, Achille Astori, Carlo Bresciani, don Luigi Fossati, Paolo Segnali, Antonio Zane, Carolina Ogna, Livio Tovini, don Giov. B. Meotti. Schierata decisamente contro la statalizzazione attuata con la legge del 4 giugno 1911, la rivista appoggiò la nascita e l'affermazione dell'Associazione nazionale Nicolò Tommaseo a sostegno economico e sociale degli insegnanti delle scuole elementari, e sostenuta da sempre più ampie collaborazioni fra le quali quelle di Luigi Bazoli e di Maria Magnocavallo, di don Andrea Romano (per la consulenza amministrativa), di don Zammarchi (per la divulgazione scientifica) e di altri. La rivista raggiungeva nel 1907 il pareggio del bilancio e aumentava sempre di più le pagine, le rubriche ecc..


Durante la prima guerra mondiale la rivista si concentrò sui fondamenti di una civiltà cristiana e sull'educazione morale ma anche sulla necessità di creare nella scuola un'atmosfera patriottica basata però sopra l'affermazione di una sovranità nazionale coniugata, come rileva Battista Orizio, con il rispetto reciproco e l'intento collaborativo internazionale. Il tema dell'unità e dell'educazione nazionale continua nel dopoguerra sostenuto anche da volumetti patriottici. Come ha scritto Battista Orizio (Enciclopedia Didattica): "Dopo le agitazioni e le minacce del pericolo rosso, con l'avvento del fascismo per la rivista giunge una stagione di grandi, attese realizzazioni: i Programmi Gentile/Lombardo Radice del 1923, segnati dall'istanza spiritualistica e restauratori dell'insegnamento della religione cattolica, una certa libertà d'insegnamento (quella di istituire scuole private senza ostilità burocratiche), fatti che precludono all'evento di maggiore portata complessiva: il Concordato (1929), che libera i cattolici da una formale ostilità allo Stato, mentre massoneria e socialisti vengono messi fuori gioco. SIM ha vinto le sue battaglie di politica scolastica e, unica rivista cattolica del settore, è la più abilitata a sviluppare una didattica che ha la religione a suo fondamento e coronamento (n. 1, 1/10/927), tanto che La Scuola riceve la commissione di stampare i libri di Stato per l'insegnamento della religione cattolica", stesi dallo stesso direttore della rivista, Angelo Zammarchi.


La rivista andò sempre più ampliandosi d'argomenti oltre che didattici e pedagogici anche culturali soprattutto da quando nel 1933 entra come caporedattore il ventiseienne prof. Vittorino Chizzolini. Personaggio di acuta intelligenza e insieme di grande umiltà, attento alle esigenze che affioravano in quegli anni, egli era animato da una volontà ardente e misurata, suscitava simpatia e stima in tutti; era capace di guidare ma anche di suscitare collaborazione in periferia e in ambienti non cattolici mediando rapporti frequenti, epistolari o di persona, con visite in Italia e all'estero. Così egli si pose su un piano di modernità "aperto a ciò che è vivo e aggiornato", inteso a sprovincializzare la cultura pedagogica cattolica, offrendo esempi ed esperienze rinnovatrici. In quell'opera di rinnovamento della rivista il Chizzolini si avvalse dell'amicizia di Mario Casotti e di Marco Agosti, entrambi di formazione culturale assai diversa dalla sua, che era di stretta osservanza cattolica. Il Casotti proveniva dall'idealismo gentiliano, dal quale si era staccato alcuni anni prima, così da diventare ordinario di pedagogia all'Università Cattolica di Milano; l'Agosti, maestro a Brescia, era provvisto di squisita sensibilità didattica, di grande passione educativa, entrambe illuminate da cultura filosofica e letteraria; aveva una ricca esperienza umana e, trentenne, aveva aderito al movimento di Rivoluzione liberale di Piero Gobetti. L'azione complementare convinta e decisa dei tre amici riunì alcuni uomini isolati intorno alla rivista facendone un gruppo omogeneo, ispirandosi a principi cristiani. Si avvalse di firme autorevoli quali: Mario Marcazzan, Igino Giordani, Manzini, Beonio Brocchieri, Cesare Angelini, Ottavia Bonafin e Pierina Boranga, Dino Provenzal, ai quali rimane aggiunto il maggior collaboratore di don Zammarchi fin dal 1913: don Peppino Tedeschi, che firma con gli pseudonimi di "Grillo del focolare" e di "fra Galdino" le rubriche "Conversazioni in famiglia" e "Occhi sul mondo". Altre firme autorevoli: M. Bendiscioli, G. Calò, A. Anile, N. Padellaro, G. Lombardo Radice, A. Agazzi, G. Zoppi, G. Fanciulli, Filippo Meda, G. Modugno, R. Mazzetti, G. Ugolini, A. Baroni, padre G. Bevilacqua, R. Pezzani, A. Colombo. Come ha ancora scritto B. Orizio in quegli anni la rivista risente del clima determinato dal regime fascista che fa leva da un lato sul sentimento nazionale, raccordato al recupero delle terre "redente" e alle memorie combattentistiche ancora vive in molte famiglie; dall'altro sulla pacificazione religiosa con la soluzione concordataria che restituisce "Dio all'Italia e l'Italia a Dio". Tuttavia alla celebrazione obbligata del regime, all'esaltazione della guerra di Abissinia come impresa di civiltà si accompagnano anche collaborazioni più equilibrate e a volte sia pur velatamente critiche quali quelle di Lombardo Radice, A. Colombo, G. Tedeschi, V. Chizzolini. Sul piano pedagogico negli anni '30 si precisa e si intensifica l'attenzione rivolta alle "scuole nuove" dalla L'école des Roches (1907), dell'Abbotschool (1928) ai 30 punti di Ferrière (1933) e in genere sull'attivismo giudicato molto apprezzabile sul piano psicologico, metodologico e didattico, ma difettoso nel fondamento antropologico per la sua visuale naturalistica, che va superato innestando le valide intuizioni operative sul tronco della visione cristiana, cuore della tradizione italiana. Nel 1939, dopo che venne promulgata dal fascismo la "Carta della Scuola" che enunciava i principi secondo cui si sarebbe dovuto attenere il riordinamento del sistema scolastico nazionale, si fecero frequenti i contatti tra i redattori di SIM e quelli della rivista laicista concorrente e molto più diffusa, "I Diritti della Scuola", con direttore Annibale Tonna. Tanto Chizzolini quanto Agosti si fecero amici di Mario Mazza (già dirigente in passato dello scautismo cattolico) e di Armando Armando (il futuro editore, allora vulcanico assistente di Luigi Volpicelli, docente di pedagogia all'Università di Roma). Entrambi "i romani" sul finire del 1943 portarono Chizzolini a un accordo col Tonna che comportò un grande vantaggio a SIM: le due riviste si scambiarono l'elenco degli abbonati con indirizzo. Nell'eventualità dell'avanzante occupazione alleata che avrebbe diviso in due l'Italia, ciascuna rivista avrebbe spedito i suoi numeri agli abbonati dell'altra rivista per assicurare continuità di lavoro nelle scuole. SIM contava pochi abbonati nel sud, molti meno degli abbonati dei "Diritti" nel centro-nord. Durante il secondo anno di guerra nella redazione della rivista nasce intorno a don Tedeschi e al prof. Chizzolini un gruppo di giovani redattori e collaboratori che avvia una sempre più serrata riflessione sulle conseguenze della dittatura, sulla demarcazione e sulla dottrina sociale, che farà seguire presto l'azione attiva nella Resistenza alla quale partecipano Lino Monchieri, Franco Nardini, Sandro Palamenghi, suggellata dal sangue di Emi Rinaldini. Come sottolinea B. Orizio dopo una fase di disorientamento, SIM recupera appieno il suo ruolo di rivista cattolica, senza cedimenti o infingimenti. Il 2 marzo 1945 l'editrice subisce un grave bombardamento. Con una tipografia di recupero escono il n. 9 del 20 marzo ed il n. 10 del 20 aprile. Poi cala il sipario fino al 1° ottobre 1945: più di cinque mesi di vuoto, il tempo necessario per riorganizzare la tipografia e la redazione.


Riprendendo il 1° ottobre 1945 la rivista anche nel nome di Emi Rinaldini rivede a fondo l'orientamento imposto dal fascismo, il fiancheggiamento dato ai programmi del Regime e si schiera decisamente per la democrazia. Al contempo ripropone gli antichi temi delle proprie origini quali quelli della libertà di insegnamento postulando limitazioni al potere dello stato che dovrebbe limitarsi a fissare i programmi di esami, la concessione di titoli legali di studio, lasciando liberi gli insegnanti sul piano didattico, e i genitori dovrebbero poter scegliere la scuola e sostenerla economicamente. Quanto meno nei riguardi della scuola popolare insistendo sulla necessità di un decentramento scolastico e di ritorno all'iniziativa locale. Sotto la guida di Vittorio Chizzolini e di suoi collaboratori la rivista, eliminando quasi del tutto la cultura generale, si concentra sullo sviluppo del pensiero pedagogico coniugato con una forte esigenza di spiritualità e sui problemi dell'ordinamento scolastico.


La sua valida presenza nel mondo scolastico è confermata dai "Nuovi Programmi didattici per la scuola elementare" che, come scrivere B. Orizio, «recepiscono tutte le sue fondamentali istanze per il motivo che promanano da un mondo pedagogico e scolastico da essa formato. Religione come "fondamento e coronamento", richiamo alla tradizione di umanesimo cristiano, autonomia didattica, studio dell'ambiente, aderenza alla psicologia del fanciullo e generale fruizione delle indicazioni metodologiche e didattiche delle scuole nuove sono i pilastri di questi programmi coincidenti con le tesi valoriali e il lavoro di aggiornamento della rivista, che si dà il compito di spiegare e di rendere operativi tali programmi, comprensivi anche di un terzo ciclo postelementare».


La rivista seguì inoltre con puntuale attenzione lo svolgersi della vita scolastica e gli orientamenti pedagogici quali la preparazione degli insegnanti, la sistemazione (anche in polemica con le associazione dei professori cattolici) della scuola preadolescenziale sfociata nel 1962 con l'istituzione della Scuola Media Unica, i problemi dell'inserimento degli handicappati, l'affacciarsi di nuovi programmi didattici nel 1985, la revisione nello stesso anno del Concordato che rendeva libera l'ora di religione. Sempre rimarcando la necessità della libertà della scuola sostiene la proposta di Alfredo Giunti della "scuola come centro di ricerca" sulla linea del "metodo naturale" di Marco Agosti e le istanze del Piaget, fissando, infine, l'attenzione sulla pedagogia e sulla professionalità docente", tenendo la rivista, come ha sottolineato B. Orizio, pur utilizzando formule diversificate, adattamenti a stadi evolutivi del corpo magistrale, «sulla rotta della fedeltà strategica agli obiettivi e alle caratteristiche che l'hanno fatta nascere: opera di carità, della Chiesa, per la Chiesa e la società italiana, per l'educazione integrale e, quindi, soprattutto per quella sua culminazione perfettiva che è l'educazione cristiana». L'immedesimazione nei problemi, e nel loro evolversi, la risposta puntuale alle esigenze della classe magistrale, la fedeltà ai principi di fondo e la ricchezza culturale hanno fatto sì che la rivista abbia raggiunto una diffusione da record passando da 70 mila copie a 92.000 nel 1954 fino a 110 mila negli anni '80, superando del doppio la somma complessiva delle tirature di tutte le altre riviste del genere. A questo successo hanno contribuito un nutrito gruppo di redattori e collaboratori quali, per citarne alcuni, Vincenzo Biloni, Mario Mencarelli, Mario Casotti, Aldo Agazzi, Alfio Zoi, Mario Cattaneo, Enzo Giammancheri, Cesare Scurati, Gino di Rosa, Mauro Laeng, il citato Alfredo Giunti fino agli attuali, il direttore Giorgio Chiosso e i componenti il comitato di redazione: Giuseppe Bertagna, Bianca Grassilli, Cosimo La Neve, Lanfranco Rosati.


Intorno a Scuola Italiana Moderna sono nate numerose iniziative editoriali e altre riviste (v. "La Scuola") e particolarmente "Supplemento pedagogico" (1936-1952) poi "Pedagogia e Vita" (v.), "Itinerari per i candidati ai concorsi magistrali"; "Itinerario didattico".