MARTINENGO PALATINI Giovanni I

MARTINENGO PALATINI Giovanni I

Sec. XV. Di Marco e di Caterina Benzoni. "Fu, scrive Paolo Guerrini, un giurista insigne", iscritto nella matricola del Collegio dei Giudici di Brescia e di cui fu anche Rettore. Elevato varie volte alla suprema magistratura municipale di Abbate della città, venne incaricato di importanti e delicati uffici politici e amministrativi, e frequentemente scelto come arbitro in gravissime e complesse vertenze giuridiche di diritti feudali, di rivendicazioni fondiarie, di fedecommessi o successioni ereditarie. Dall'esercizio della sua professione di avvocato e dalle cariche pubbliche egli ricavò molti proventi, che furono convertiti nell'acquisto di altre possessioni per arrotondare il patrimonio familiare. Negli anni 1443-1452 sono frequenti difatti i suoi atti di acquisto di fondi in Orzivecchi e Zurlengo dai nob. Brembati, Porzano, Lana, ecc. Fino al 1448 fu amministratore dei beni dello zio Cesare in Oriano, Orzivecchi, Roccafranca e Zurlengo. Nel 1445 accolse nella sua casa di Orzivecchi il nuovo vescovo di Brescia Pietro del Monte e come Abbate della città lo accompagnò nell'ingresso solenne alla sede. Fu in quella occasione che egli, anche a nome del padre suo Marco, di Cesare suo zio, di Antonio, Taddeo, Bartolomeo "et aliorum de domo sua" mise innanzi la pretesa di avere per diritto la chinèa vescovile, contro gli Avogadro a cui spettava per antichissima consuetudine quell'onore e diritto feudale; ma non riuscì nel suo intento. A documento del prestigio che godeva, con Antonio Martinengo, nel febbraio 1447 il Consiglio comunale per l'arrivo delle loro spose sospendeva le pubbliche udienze. Nel 1448 fu ambasciatore a Venezia per chiedere che nessun privilegio od esenzione venisse concesso a detrimento delle prerogative cittadine. Andò poi allargando sempre di più, per eredità, per compravendite o per doni il patrimonio familiare a Zurlengo, Gerola, Pompiano, Orzivecchi e più tardi a S. Eufemia, sui Ronchi ecc. Si edificò una nuova abitazione presso l'antico spalto di porta S. Agata, dove i suoi discendenti edificarono poi un bel palazzo (oggi in piazza dell'Erbe).


L. Fè afferma che Giovanni si distinse assai anche nelle lettere e nelle arti, che abitava sovente a Castel Visconti e che nel 1472 fu tutore dei due orfani di Luchino Martinengo, dei quali il minore, Antonio partì da Brescia senza più dare notizia di sè. Nello stesso 1472 fu a capo di una sfarzosa ambasceria per le congratulazioni della nomina al doge Nicolò Tron e per l'occasione venne creato cavaliere aurato. Sposò una certa Giulia della quale non si conosce il cognome, dalla quale ebbe numerosa figliolanza, cioè quattro maschi e otto femmine: Carlo, Annibale, Ercole e Marco, poi Emilia sp. 1473 del condottiero Archita Cavalcabò di Viadana, Bianca sp. a Passerino Cademosto lodigiano, Paola sp. 1481 del nob. dott. Francesco da Ponte di Bergamo, Polissena sp. 1488 del conte Girolamo Pellegrini di Verona, Valentina sp. 1468 del conte Martino di Pietro da Lodrone, Catterina sp. del nob. Agostino Caprioli di Brescia, Margherita sp. 1478 del nob. cav. Carlo Averoldi di Brescia, Laura sp. 1496 del nob. Bellasi Nicola di Brescia, poi (1511) del nob. Lionello Covi.