MALVEZZI
MALVEZZI
Vengono fatti discendere, da qualcuno, da un Guido di origine longobarda o franca vivente presso Sorbara nel 970. Da lui sarebbero discesi con Pio di Carpi, i Pio della Mirandola ed altre stirpi; si divisero in vari rami fra cui quello di Brescia, di Ferrara, di Modena ecc. Fausto Lechi non ha invece dubbi nel ritenerli "un ramo divelto dal ceppo principale della illustre gente bolognese e trapiantato in Brescia forse per ragione di qualche moto di fazioni nel più agitato clima emiliano. Ciò, scrive ancora il Lechi, si può desumere anche, non soltanto dal cognome non certo comune, ma anche dal fatto che non vi è famiglia di valvassori bresciani così chiamati e nemmeno di mercanti ricchi. Il fatto che detta famiglia venne accolta senza difficoltà nel Consiglio Generale e vi ricoprì delle cariche, significa che essa aveva goduto in altra città dello stesso rango. Altri sostengono non provate tali discendenze. Ottavio Rossi immaginava addirittura un Luizone Malvezzi riformatore del Comune di Brescia nel 970 (quando il Comune non era ancora nato) e sostiene che un Giacomo Malvezzi si sia traferito con la famiglia da Brescia a Bologna, da dove poi i discendenti sarebbero tornati a Brescia. Il Guerrini invece propende ad indicarli originari bresciani segnalando nel 1150 un Giacomo Malvezzi affituale del Comune di Brescia di fondi circostanti il Castello di Pontevico, senza trascurare un Malvezius da Bergamo che fu tra i "mille homines" che nel 1156 giurarono per la loro città, concordia con Brescia. Senza dire che un magister Bortolomeus de Malvizio è nominato fra i benefattori del monastero di S. Giulia. Sembra certo, comunque, che i Malvezzi bresciani abbiano avuto come loro capostipite il giudice del Collegio Maffeo vivente a Brescia nel 1280 ed è forse lo stesso che l'estimo visconteo registra nel 1288 insieme ad un Pecinus Malvecius di Bassano. Questo Maffeo ebbe proprietà in Mompiano sia in via Fontane, sia sul colle di S. Giuseppe, dove i Malvezzi eressero una rocca, quasi avanzata vedetta della città sul valico della Valsabbia. Scrive il Guerrini: «Se la rocca di Mompiano appartenne veramente ai Malvezzi nel sec. XIV e nel precedente sec. XIII la famiglia doveva certamente essere ascritta al ceto militare ed avere anche in città una casa dominicale degna del suo prestigio e delle sue tradizioni», casa che doveva essere contigua alla casa primitiva dei Martinengo presso la porta dei Campi Bassi dove il Giudice Maffeo Malvezzi risiedeva forse la maggior parte dell'anno con la sua famiglia, per ragione stessa del suo ufficio di Giudice. Maffeo ebbe come figli Bartolomeo e Giacomo ambedue medici e forse anche quel Bertolino, notaio, che compare negli Estimi del 1429. Il Beaziano annovera i Malvezzi tra le famiglie guelfe, più probabilmente nel senso che furono partigiani di Venezia. In effetti i Malvezzi ricoprirono sotto la Serenissima cariche importanti. Bartolomeo q. Maffeo nel 1438 difese Brescia nell'assedio del Piccinino, venne fatto prigioniero e ricevette poi compensi da Venezia. Altri Malvezzi ricoprirono cariche importanti. Maffeo nel 1478 fu deputato "ad pestem"; Giacomo fu nel 1521 comandante delle "Custodie Notturne"; Gerolamo fu podestà della Riviera nel 1543. Oltre che trasmettersi quasi, in eredità la carica cancelleresca, i Malvezzi condivisero le sorti della città anche nei momenti difficili e nel 1516 alcuni di loro fecero parte del Consiglio provvisorio cittadino in esilio. Fra questi si distinse Bernardino, nel dic. 1512 avvocato del comune nel Consiglio dei XVI e poi abate nel Comune e fermo nel resistere alle prepotenze del capitano veneto Giovanni Ferro. La discendenza fu assicurata da Leonardo (n. nel 1437) figlio di Giovanni che fu cancelliere del Comune, redasse nel 1516 i verbali del nuovo Consiglio e fu proprietario della bella casa in contrada Fontane di Mompiano, (v. Mompiano). Distrutta durante le vicende belliche dal 1512-1516, venne ricostruita da suo figlio Nicolò (n. nel 1476) e dai suoi fratelli: dott. Giovanni (n. nel 1482) e M. Antonio (n. nel 1486). Mentre Giovanni visse a Roma e in Portogallo, Nicolò continuò la stirpe, con parecchi figli. Undici ne ebbe anche da Marta Coradelli suo figlio Paolino (n. nel 1521). La discendenza fu assicurata da Giovanni Paolo (n. nel 1568) q. M. Antonio attraverso Marcantonio (n. nel 1661). Nel frattempo le sostanze familiari erano andate allargandosi specie con le possessioni di Palazzolo (555 piò). Nicolò si trasferì da Mompiano in città, al Carmine. Suo figlio Marcantonio (n. nel 1696) ebbe Pietro (n. nel 1741). Suo figlio Marcantonio (1788-1842) vendette la casa di Mompiano e di Brescia e si trasferì a Palazzolo dove sposò Angela Gallignani ma non ebbe che tre figlie, l'ultima delle quali, Sofia Vittoria, morì nubile, sulla fine dell'800 segnando la fine dei Malvezzi. Stemma: "D'argento, allo stambecco, rampante, accompagnato in capo da due rose in rosso". I Malvezzi ebbero vasti possedimenti anche a Palazzolo che incominciarono ad essere alienati nella seconda metà del '700, mentre gli ultimi membri della famiglia scomparvero nella seconda metà dell'800.