LOMBARDI Giovanni Battista

LOMBARDI Giovanni Battista

(Rezzato, 29 novembre 1822 - Brescia, 9 marzo 1880). Di Cipriano e di Rosa Casari. Figlio di uno scalpellino, frequentò la scuola locale d'ornato fondata dall'arch. Vantini. La buona riuscita persuase il padre a mandarlo nel 1840 a Milano dove fu allievo dello scultore Lorenzo Vela, fratello del più celebre Vincenzo. Fece subito grandi progressi di cui diede prova con i lavori spediti anche all'Ateneo di Brescia (come il Medaglione di fiori in marmo di Carrara nel 1845 - 1846). Contro il parere del Vantini, nel 1851 grazie alla borsa di studio istituita nel 1843 dal conte Paolo Tosio, frequentò l'Accademia di S. Luca a Roma sotto la guida del celebre Pietro Tenerari, e ottenne presto premi nei concorsi scolastici. Mentre il fratello Giovita si dedicava a riproduzioni di animali di natura morta e ornati, Giovanni Battista preferì dedicarsi alla figura umana "derivando, come ha scritto, dal maestro il gusto delle superfici levigate, ma inclinando ad un facile romanticismo borghese senza perdere il senso della spontaneità nativa. Di essa si riconoscono i segni nelle sue opere migliori, che sono da ricercarsi fra le sculture funerarie in cui l'espressione del dolore è resa, secondo il gusto del tempo, con la mimica dei personaggi che mette capo ad un contenutismo psicologico spesso stucchevole, ma talvolta non privo di qualche sapore. I primi saggi della sua statuaria li destinò al cimitero Vantiniano e tra essi la statua di Giov. B. Barboglio di tutta grandezza, vestito della toga, con in mano il libro delle leggi. Seguirono poi i monumenti della tomba della contessa Marietta Longo Mazzucchelli (un fanciullo con due pellicani), di Annibale Maggi Via, (ritratto nell'atto di lasciar cadere una moneta nel cappello di un mendicante mentre si rivolge ad una fanciulla), Richiedei (con la statua della "memoria" (1858), dei conti Lana (l'angelo che invita l'anima a uscire da un'arca), dei Pitozzi (con la "Malinconia"), dei Dusi (con la preghiera), dei Dossi (con l'Afflitta velata). del dott. Bortolo Gualla (col ritratto del defunto). Statue eseguì per il cimitero Verano di Roma e primo fra tutte il monumento alla moglie eseguito nel 1875 che raffigura la giovane donna seduta su una poltrona mentre abbraccia teneramente il figlioletto; e tutti i particolari dell'acconciatura, delle vesti e della poltrona stessa sono descritti minuziosamente con cura veristica, quasi fotografica. È considerata il suo capolavoro ed è forse la più espressiva. Apprezzata nello stesso cimitero la tomba dell'undicenne Maria Russo in cui raffigurò l'angelo colle ali spiegate che solleva la fanciulla verso la beatitudine eterna. Nel 1864 aveva eseguito il monumento ai caduti delle X Giornate, donato alla città di Brescia da Vittorio Emanuele II, e raffigurante l'Italia cinta di gloria, statua che B. Spataro dice "men che mediocre" e che il popolino chiamò "Bella Italia" mentre la stessa Spataro ritiene "migliori" ma non privi di freddezza accademica, gli altorilievi che ne ornano la base, rievocanti scene delle guerre del Risorgimento. Fra le statue non di carattere funerario sono la "Susanna", scolpita nel 1866 per il barone d'Erlanger di Francoforte, ripetuta poi venticinque volte alla grandezza naturale e ventisei in copia più piccola. Copie inviate in America, Inghilterra, Germania e Francia; Ruth scolpita la prima volta nel 1859 per la contessa Marietta Mazzucchelli e che fu ripetuta trentasette volte; Rebecca acquistata la prima volta nel 1864 dal conte Girolamo Fenaroli e di cui fece ventisei ripetizioni sempre per Inghilterra, Germania, America. Altre sue opere furono l' "Educatrice del filugello" commissionata da Filippo Ugoni, il gruppo allegorico della pittura e della scultura eseguito per l'Ateneo e destinato alla tomba Gigola, quattro busti delle quattro stagioni, la "Sposa dei Cantici", ripetuta una decina di volte, Cleopatra, la figlia del faraone che toglie Mosè dal Nilo, Debora, Amore, Bacco, Vendemmia, la Purità, l'Innocenza, Eva. Fra tutte piacque la "Madre Pompeiana" rappresentata dalla madre che fugge agli orrori dell'eruzione del Vesuvio. Scolpì inoltre il monumento a ricordo della battaglia di Magenta per la città di Bologna, altro per la famiglia Balestra di Roma, un altro ancora mandato nel Cile e poi putti, medaglie, bassorilievi e un numero nutritissimo di busti velati. Della statutaria sacra resta la modesta scultura dell' "Immacolata" posta davanti alla parrocchiale di Toscolano a ricordo della peste del 1855. La morte della moglie e quella del fratello Giovita lo angosciarono, per di più si ammalò tanto seriamente da convincere i medici a consigliargli di tornare alle arie native. Il 25 maggio 1879 l'Ateneo lo eleggeva con l'Inganni e il Tagliaferri nella commissione per il collaudo del monumento a G.B. Gigola. Il 29 novembre 1879 si stabiliva definitivamente a Brescia. Ma presto lo vinse la morte, mentre si stava preparando un monumento. Sue opere fra cui una figura di donna con Amore e una statua del Sulanite si trovano alla National Gallery di Melbourne (Australia). Su una scultura di Achille Banchi venne posta a Roma al Verano accanto alla tomba della moglie una lapide nella quale si legge: «G.B. Lombardi - vivrà ne' marmi - a cui diè forma e sentimento - sparsi per tutta Europa e in America - n. il 25 noc. 1822 a Rezzato bresciano - m. a Brescia il 9 marzo 1880 - quando più il valor suo e la gloria salivano. - Riposa nel cimitero della terra natia. - Lo vollero ricordato - qui a canto alla sposa e al fratello - il figlio la madre e il fratello superstite».