LOGGIA delle Grida

LOGGIA delle Grida

È così chiamata la loggia o il "pergolo" che corre sul lato occidentale del Broletto di Brescia. Dalla Loggia che fu dapprima di legno venivano annunciati i provvedimenti legislativi, gli ordini governativi ecc. davanti al popolo richiamato dal suono di tromba, da un trombettiere scelto fra i migliori con debito concorso. Dalla loggia fu proclamata la pace tra il popolo e la nobiltà nel 1213 e fu letta la sentenza inflitta ai Bresciani da Enrico VII nel 1311. Il più antico documento che riguarda l'esistenza della loggia di pietra sembra risalire al 1311 quando dopo parecchi mesi di feroce assedio alla città da parte di Arrigo VII di Lussemburgo, nel settembre di tale anno, "super ballatori" dal palazzo Broletto venne proclamata davanti al re e ad una trentina di dignitari la pace. Distrutta nel 1797, della Loggia non rimase ricordo tanto che non era facile sapere quali manipolazioni e ricostruzioni la Loggia avesse subito nel tempo coi suoi mensoloni; appare in una piccola miniatura con ornazioni minuscole in vedutine della piazza incise sullo scorcio del XVIII secolo, e s'intravvede in un grandioso dipinto del settecento del Maffei, conservato in Duomo vecchio, e rappresentante una processione religiosa che si svolge nella piazza per il trasporto delle reliquie dei santi vescovi bresciani da S. Pietro in Castello al Duomo di Brescia. Confermavano i documenti iconografici avanzi di muratura; l'andamento di volticelle, il contorno dei rinfianchi ecc. assieme a sculture raccolte nei musei bresciani. Con i dati disponibili, il giovane ing. Alfredo Premoli, tracciò un primo tentativo di ricomposizione, mentre il giovane scultore Michele Portesi di Rezzato riusciva a trovare la collocazione dei pezzi dispersi collaborando alla ricostruzione. Falliti alcuni tentativi, nell'aprile 1900 l'arch. Arcaini, continuava la ricerca. Nel luglio 1900 l'Ateneo di Brescia che aveva già collaborato con il comune di Brescia e del Ministero della P.I. decise, per ricordare il centenario della sua fondazione di finanziare la ricostruzione. Affidata all'arch. Luigi Arcioni, superate le incertezze, nell'aprile 1902 venne dato il via alla ricostruzione. Collaborarono per la fornitura e lavorazione delle pietre Cesare Zani, per i modelli delle teste mancanti l'intagliatore Cesare Passadori, per la loro esecuzione in pietra la scultore Angelo Colosio. Guidò i lavori il capomastro Antonio Guggiari. L'opera venne inaugurata solennemente il 7 settembre 1902. La ricostruzione, sostiene il Panazza fu alquanto arbitraria in quanto mancavano i documenti che ne consentirebbero un'esatta ricostruzione. Sette robusti mensoloni di pietra in parecchi conci modanati sporgono circa un metro e mezzo dalla grossa parete. Sui mensoloni impostano delle arcatelle pure in conci di pietra, e su queste posano le lastre del pavimento. Il parapetto è formato di pilastrini ornati di colonnine con graziosi capitelli e di grandi lastre di pietra con i sfondi riquadrati. Ornano i mensoloni, sette figure scolpite ad alto rilievo tolte all'antica loggia e conservate al patrio Museo. Nel mezzo vi è la Giustizia, modellata con grandezza di piani e con profondità di intaglio; a destra un magistrato «dall'espressione riguardoso, cerimonioso», con tocco in testa, un rotolo in mano e con vesti a pieghe fitte e profonde; a sinistra una figuretta che addita la Giustizia. forse un altro giudice; ai lati infine prigionieri che s'incurvano sotto il peso da sostenere e un arciere che carica la balestra; figure scrive il Panazza particolarmente notevoli per vivacità e naturalezza di movenze colte con fine spirito d'osservazione e modellate con forte senso plastico della massa. Sculture certamente di scuola antelamica, che il Venturi vorrebbe - con i capitelli delle finestre - di artisti veronesi per un certo sorriso arcaico. Le figure dei due mensoloni esterni, più grossi degli altri per resistere meglio alla spinta delle arcatelle, non hanno significato particolare, non rappresentano che i soliti ajaci o telamoni che dir si voglia. Le cordonate ascendenti, al lato dei mensoloni, sono sostenute da teste di tutto in rilievo, alcune umane, altre d'animali. Otto di queste teste sono vecchie: altre sei vennero eseguite nello stile e nella maniera delle prime durante i restauri del 1902.