LANA De' Terzi Francesco

LANA De' Terzi Francesco

(Brescia, 13 dicembre 1631 - 22 febbr. 1687). Di Gherardo e di Bianca Martinengo. Nobile. Al battesimo Deodato Francesco Giuseppe. Educato nel Collegio dei Nobili a Brescia, tenuto dai Gesuiti in S. Antonio, a sedici anni si fece gesuita, a Roma, vestendo l'abito l'11 novembre 1647. Alunno del Collegio Romano ha come insegnante p. Atanasio Kircher, alle cui sperimentazioni scientifiche collabora, avviandosi allo studio delle scienze fisiche e naturali che lo renderanno celebre. Dal 1654 al 1657 insegna prima grammatica e poi probabilmente retorica nel ginnasio, nel Collegio di Terni, continuando però a dedicarsi allo studio della fisica. Qui con la sua famiglia ottiene la cittadinanza. A Terni nel 1656 comparve la sua prima pubblicazione, un dramma o piuttosto una sacra rappresentazione, di quelle che i maestri di rettorica nei Collegi dei Gesuiti usano far rappresentare dagli alunni nelle più solenni occasioni dell'anno, come esercizio letterario ad un tempo e ricreativo, congiungendo il doppio pregio educativo, della pietà e della cultura con il titolo: La rappresentazione di S. Valentino Martire e protettore di Terni con la coronazione di Tacito e Floriano ternani, imperatori romani. (In Terni per Bernardino Arnazzino 1656). In esso esaltava con esuberanza giovanile, gradita a quei tempi, le glorie sacre e le profane dell'antica città dell'Umbria. Nel 1657 soggiorna a Roma, per poi portarsi con p. Daniello Bartoli a Venezia. Durante il viaggio si ferma a Macerata, dove assiste a esperimenti scientifici condotti da p. Domenico Brunacci. Nel 1660 è a Parma, dove incontra Francesco Simonetta, ingegnere e matematico presso il duca di Parma, con il quale p. Lana condivide gli stessi interessi volti a perfezionare la potenza visiva dei cannocchiali. Apertasi la scuola dei Gesuiti alle Grazie di Brescia, fu uno dei primi docenti di filosofia (che comprendeva anche fisica e scienze naturali) mai tralasciando ricerche ed esperimenti specie nella villeggiatura dei Gesuiti alla Torricella o sul monte Maddalena, e di cui tiene registro, dando di alcune di esse esatto ragguaglio come di quelle fatte nel 1665 sulla pressione atmosferica e sulle verifiche dei mutamenti della stessa in funzione dell'altitudine. Da Brescia si mosse più volte. Nel 1668 fu a Bologna, dove si intrattenne col noto astronomo Riccioli e il 27-28 ottobre compie esperimenti dalla torre degli Asinelli al fine di confutare le idee galileiane. L'anno seguente è a Firenze, dove visita la "Galleria" di strumenti scientifici del granduca Ferdinando II de Medici. A Brescia è sicuramente nel 1670 e vi cura la pubblicazione del "Prodromo". Nel 1671 viene nominato socio corrispondente della Royal Society di Londra ed entra in relazione epistolare con il giovane Leibniz che nel "Hypothesis physica nova" espone un progetto di nave volante. Nel 1672 continua le esperienze come quella di fabbricare ghiaccio con acqua, sale, nitro e neve. Assieme prosegue gli esperimenti sulla cristallizzazione, che lo portano ad analizzare i minerali del territorio bresciano. Nel 1676 compare a Rintal in una "Exercitatio physica de artificio navigandi per aerea" tesi di laurea di Francesco Davide Prescheur, presentata da Filippo Lohmeier, che ne risulta l'ideatore e che altro non è che un plagio del capo VI del "Prodromo", di cui si dorrà dopo qualche anno lo stesso p. Lana. Già nel 1665 la sua fama si è diffusa. Il gesuita tedesco p. Gaspare Schott, in appendice alla sua "Schola steganographica, edita a Norimberga, pubblica una "Steganographia Brixiensis" dove vengono riassunti i sistemi crittografici elaborati dal Lana e da lui riproposti nei primi tre capitoli del "Prodromo". Da Brescia il 9 maggio indirizza all'accademia del Cimento, già però disciolta l'anno precedente, una lettera intorno ai suoi esperimenti sull'isocronia del pendolo. Insegnò Matematiche all'Università di Ferrara e in forma privata nel Collegio della Compagnia dove ha a discepolo il cinquantenne march. Ippolito Bentivoglio. Durante il soggiorno ferrarese ha un intenso scambio epistolare con p. Bartoli nel quale traspare un interesse vivo per gli studi di acustica e, anche di anatomia. Da Ferrara, ritorna nel 1680 a Brescia, dove continua una intensa attività scientifica. Nel 1681 pubblica un componimento mistico: "La beltà svelata". Nel 1684-1686 pubblica i primi due volumi del "Magisterium naturae..." ai quali nel 1692 ne seguirà un terzo. Nel 1685 inizia una "Historia naturalis brixiensis regionis". Intensa, nonostante la gracile salute, è la sua attività di ricerca e di sperimentazione nel Bresciano. Compie misurazioni di altitudini col barometro fra cui quella del monte Maddalena, rinviene e descrive la spolverina, trova che le acque del Benaco hanno la virtù di rendere bianco il lino, conta i pesci del Sebino, imputa alle acque della Valcamonica il gozzo dei suoi abitanti, scrive del lago d' Idro e del Chiese, delle caverne o miniere non lontane da Preseglie, del ferro specie valtrumplino. Salvo un lavoro giovanile stampato a Terni, a Brescia pubblicò tutte le sue opere. Intenso è anche il suo ministero pastorale di cui è testimonianza l'opera ascetica "La beltà svelata". Ampia la sua attività scientifica dalle osservazioni astronomiche (specie su Venere, su Giove, sulla Luna), a quelle di declinazione magnetica di indole barometrica, sulla pressione atmosferica. Esperimenta largamente i termoscopi, si dedica alla costruzione dei cannocchiali e microscopi, si dedica a seminatori, a orologi a polvere e a ruote, a carica perpetua, di un orologio che gira al consumarsi dell'olio di una lucerna, di specchi ustori, di una macchina per spegnere incendi ecc. Numerose sono le invenzioni o le ricerche o le ipotesi descritte o avanzate da p. Lana. Basta scorrere il "Prodromo". Si va (cap. I) dalle «nuove inventioni di scrivere in cifra» che sono ritrovati curiosi di crittografia, usata allora, quasi precorritrice della moderna stenografia anche per la sicurezza della corrispondenza epistolare. Di esse profittò il p. Gaspare Schott nella sua Schola Stenographica, cui allega anche il tentativo di parlare in distanza con l'uso del pendolo (Penduli ope alterum alloquendi longissime distantem artificium). Vi è di poi, studiato con più frutto (capo II), il problema del cieco nato, come «possa non solo imparare a scrivere, ma anche nascondere sotto cifra i suoi segreti e intendere le risposte altrui nelle medesime cifre»: e dopo questo problema, quello del sordomuto (cap. 4°), cioè «come si possa insegnare a parlare ad uno che per esser nato sordo sia muto: facendo insieme che intenda con gli occhi l'altrui parole». Più curiosa ancora è la proposta e la soluzione del problema: «in qual modo si possa parlare e manifestare i suoi sensi a chi sta lontano senza mandare nè lettere nè messaggero» (capo III), dove p. Lana ricorre a «moto e ondationi» con cui misurare il tempo, ecc., assegnando per es., alla prima lettera dell'alfabeto «cinque ondationi», e altri segni e significati diversi, da dare anche al medesimo segno secondo il diverso tempo, ed altre proposte. Più avanti, p. Lana precorre, ingegnosamente per i tempi, le moderne invenzioni dei termoscopi e ad altre «per sapere tutte le mutationi dell'aria umida e secca». Altrove narra di suoi esperimenti di meteorologia, con la ricerca delle cause dei fenomeni e con una modernità d'intuito che fa stupire. Prelude inoltre ai metodi moderni e di macchinario agricolo e di concimi chimici e simili, quando studia «l'arte maestra di agricoltura» che «insegna a moltiplicare il raccolto della semente» e anche il «metodo nuovo di conservare i frutti per lunghissimo tempo». Studia pure il modo di «distillare l'aria e convertirla in acqua con un'inventione di fare fontane copiose in luoghi nei quali non sia alcuna sorgente d'acqua», dove previene studi moderni sulla condensazione dei vapori. Prelude persino al moderno tassametro dei veicoli, quando propone il problema: «in qual modo chi cammina in carrozza ovvero naviga per acqua possa sapere le miglia del viaggio fatto». Non meno ingegnose appaiono, anche se non in tutto accettabili, le sue proposte sul modo di perfezionare la pittura, quanto all'invenzione, al disegno, al colorito; e più ancora quelle intese a far progredire l'osservazione sperimentale, massime l'astronomica, con regole e pratiche «per fabbricare molte sorte di cannocchiali e microscopi». Lo stesso si può dire delle indagini da lui tentate e delle osservazioni continuate sulle declinazioni magnetiche, con «l'esatta precisione del grado e minuti di siffatte declinazioni» ed altre, che sembrano avvicinarsi, ai segreti della elettricità, che si imporranno un secolo dopo. Più ancora sorprendenti le esperienze circa le reazioni chimiche e la liquefazione dei metalli, la condensazione dei liquidi e soprattutto circa i fenomeni della cristallizzazione, preludendo alla moderna cristallografia. Non per nulla le considerazioni di p. Lana sopra la formazione dei cristalli e le osservazioni di Antonio Castagna, minerologo di fama, furono poi tradotte in inglese e in francese. Fuoristrada è, invece, p. Lana circa la «tramutatione de' metalli», presumendo di cercare insieme «la strada per ritrovare la pietra filosofale con il modo di fare le vere quint'essenze». Più strana ancora e bizzarra, sebbene messa innanzi ipoteticamente è l'ipotesi d'«insegnare alla medicina a fare una panacea ossia medicamento utilissimo a preservare e guarire da ogni sorta di infermità». Si tratta tuttavia solo di ipotesi e di curiosità che egli si proponeva di approfondire nel "Magisterium naturae et artis" rimasto ai primi tre volumi e in scritti minori, rimasti per lo più inediti. La più conclamata e decantata intuizione di p. Lana fu il modo di «fabbricare una nave che cammini sostentata sopra l'aria a remi et a vele, quale si dimostra poter riuscire nella pratica». L'invenzione teorica consisteva in una barca, che, sospesa con quattro solide corde a quattro globi di rame, nei quali si era preventivamente praticato il vuoto, doveva sollevarsi in aria e con l'aiuto di vele e di remi dirigersi ove meglio credeva. Purtroppo per la mancanza di un finanziamento e per il profetico timore, da parte dello stesso p. Lana che l'invenzione potesse servire «a sconvolgere i vascelli, uccidere gli uomini, ed incendiare le navi, con fuochi artificiali, con palle e bombe», la bella idea del monaco gesuita rimase allo stato teorico. La nave volante ha larga fama. Già nel 1676 il tedesco Sturm fa stampare nella sua opera "Collegium experimentale sive curiosum" volto in latino il capitolo riguardante. Nello stesso anno il Prenscher esalta l'idea del Lana. Il Lohmeier, fa propria l'invenzione, l'ab. Giovanni Battista Roberti la decanta nel suo poemetto "La moda". Versi dedica ad essa anche l'ab. Saverio Bettinelli, l'invenzione viene benevolmente accolta dal Leibnitz mentre Bernardo Zamagna dedica all'invenzione due libri di versi. Da studiosi, enciclopedie ecc. il Lana verrà salutato come il precursore dell'aeronautica. Tutte le enunciazioni e le ipotesi avanzate indicano la preoccupazione del religioso gesuita di tenersi al corrente di ogni novità e di ogni progresso ma non «per una sola inquieta curiosità, per sol diletto e passatempo», nè «per fine di acquistarsi nome et honore, per procacciarsi ricchezze, o restar vincitore nelle contese dei letterati»; bensì «coi pochissimi che s'impieghino nelle lettere, per esercitare il lume dell'intelletto, ottenuto da Dio a fine di giovare al genere umano». Nel 1686 prendendo a modello la Royal Society, fonda l'Accademia di Filesotici, che si propone di pubblicare, mensilmente, i risultati dei propri esperimenti e di segnalare le novità librarie e straniere. Dal 25 marzo 1686 al febbraio 1687 pubblica gli "Acta novae Academiae Philexeticorun naturae et artis" (Brescia 1687, a cura di Ermete Francesco Lantana). In essi alcuni esperimenti, come la declinazione magnetica, la costruzione di una pisside magnetica, sulla solidificazione di due liquidi venuti a contatto, sembrano organizzati dal p. Lana. Collaborò al "Giornale veneto dè letterati" (1671-1690) di Pietro Maria Moretti. Sulla casa dove nacque in via Marsala venne posta una lapide con le parole: «QUI NACQUE FRANCESCO LANA / L'AREONAUTICA / EBBE PRINCIPIO DAL SUO PENSIERO / 1631-1687». Sue opere sono: "La Rappresentazione di S. Valentino, Martire, e Protettore di Terni con la Coronazione di Tacito, Floriano, Ternani, Imperatori Romani". (In Terni per Bernardino Arnazzino 1656 in 4°); "L'occhio astronomico acciecato da raggi della Cometa apparsa sul fine dell'anno 1664. Discorso dell'Astronomo occulato, in cui si fa vedere che delle nuove stelle e Comete, chi più ne vuol saper meno ne sà. (Brescia, per Gio. Giac. Vignadotti, in 4°). Il Riccardi sostiene che l'opuscolo comparso anonimo era da molti attribuito al p. Lana, "Prodromo" ovvero saggio di alcune inventioni nuove premesse all'arte maestra opera che prepara il p. Fr. Lana ecc. Per mostrare i più reconditi principi della Naturale Filosofia, riconosciuti con accurata Teorica, nelle più segnalate inventioni, ed esperienza sin'hora ritrovata dagli scrittori di questa materia et altre nuove dall'autore medesimo. (In Brescia per li Rizzardi 1670 in fol.); "La beltà svelata, in cui si scoprono le bellezze dell'anima" (In Brescia per li Rizzardi 1681 in 8°); "Magistrarum Natura et Artis. Opus Physico-Mathematicum etc. in quo occultiora naturalis philosophia principia manifestantur, et multiplici tum experimentorum tum demonstrationum varie comprobantur: ac demum tam antiqua pene omnia artis inventa, quam excogitata in lucem proferuntur". L'opera doveva essere seguita da diversi trattati speciali che il Puggendorf elenca, ma che poi non vennero pubblicati. Doveva constare di 9 volumi ed è presumibile che il p. Lana abbia lasciato molti manoscritti, non più rintracciati o cercati. Dal Magisterium vennero ricavate varie pubblicazioni quali: "Artificia physica selecta, ex torno III. Magisterii naturae et artis" (Graerii typis her. Widmanstadii 1743 in 12°); "Del modo di fabbricar una nave che cammini sostenuta sopra l'aria a remi, a vele, quale si dimostra poter riuscire nella pratica. Tolto dal Capo VI. Dal Prodromo (Milano appresso Giusep. Galeazzi 1784 in 8° e Messina in 4° registrata dal Narbone "Biblioteca Sicula" t. III. p. 66 poi col titolo "La Nave volante, dissertazione con opuscolo di fol. 32 oltre una tavola colla figura della barca volante (mancante di data e di nota tipogr.) Il Backer asserisce che Lehumenier pubblicò come sua questa invenzione limitandosi a tradurre il cap. VI del Prodromo... Observationes mutationis declinationum magneticarum in eodem loco, simul cum inventione, qua ipsae declinationes exactius in posterum observari possunt ec. in Acta novae Academiae Philexoticorum naturae et artis n. X, p. 13. Brescia, Rizzardi, 1687); "Novam methodus construendae pyxidis magneticae, et observandi cum exacta praecisione gradus, et minuta declinationum. (Ibidem, n. XI, p. 17); "Experimentum singulare, quo bini liquores omnino limpidi, dum simul permiscentur in corpus consistens, et omnino siccum coalescunt" . (Ibidem, n. XVII p. 35); "Effectus meteorologicus insignis, et ejus causae experimentis investigatae,' (Ibidem, n. XXII, p. 49); "Nova fructus diutissime osservandi methodus" (Ibidem, n. XXXX, p. 103); "Penduli ope alterum alloqui longissime distantem artificium, cum altero artificio occultae scriptionis". (In "Scholae Stenographicae" del P. Gasparo Scott); Storia naturale del Bresciano scritta in latino, ma lasciata incompiuta, mss. originale esistente presso l'ab. D. Celso Boni, tradotta poi in italiano dall'ab. Cristoforo Pilati ed inserita a p. 13 e seg. nel suo "Saggio di Storia naturale Bresciana" (Brescia, Bossini, 1769); "Tabulae a Magisterio naturae" di Romano Potestà-Damiani (S.n.t. 1878); "La nave volante" (S.n.t. 1760); Idem (S.n.t. 1784); "Prodromo all'arte maestra. A cura di Andrea Battisini" (Milano, Longanesi, 1977, 388 p. in 8°).