GANDINI Giovanni (2)

GANDINI Giovanni

(Quinzano d'O., 2 nov. 1645 - 16 marzo 1712). Di Giovanni Francesco e di Vittoria Pizzoni. Orfano di padre venne educato dallo zio sacerdote don Pietro Antonio, che si adoperò anche per farlo studiare dapprima sotto la guida di don Bortolo Calzavacca e poi a Brescia sotto quella di don Pietro Carnati, canonico di S. Nazaro. Fu poi nel collegio dei Gesuiti, a Cremona, nel quale studiò Rettorica e Umanità con i padri nob. Antonio Grazi e nob. Galantino di Faenza. Per tre anni studiò filosofia a Brescia con p. Serafino Rotella e nel 1664 si fece conoscere in una pubblica disputa. A vent'anni nel 1665 si iscrisse all'Università di Padova, dove studiò medicina e dove fu prediletto dal prof. Giorgio da Trerre, e dal prof. Forti. Il 26 marzo 1667 conseguì la laurea in Medicina e Filosofia fatto segno di congratulazioni vivissime anche poetiche, raccolte queste sotto il titolo "Fiori poetici sparsi all'apparire del celeste Montone". Prima di lasciare Padova recitò, in riconoscenza per l'ospitalità una dissertazione intorno alla città. Portatosi a Brescia, si applicò per qualche tempo all'astronomia. Fu poi medico a Quinzano e si acquistò buona fama, tanto che nel 1681, Vittorio Amedeo II duca di Savoia, gli concedeva la facoltà di esercitare anche nei suoi Stati e da essere chiamato arbitro di contese fra medici anche cremonesi. P. Giovanni Battista Fabbri lo includeva vivente tra i personaggi illustri contemporanei della sua "Heroica Galleria d'Italia". Oltre che pubblicare i suoi "Consigli sulle febbri e sulle malattie delle donne" curò l'edizione delle "Astronomiae lucubrationes praedictionum anni 1670" di Capitanio Pellegrini, e le "Lucubrationes astronomiae" di Giovanni Battista Alberti, astronomo e fabbricatore d'orologi bresciano. Colpito da incipiente cecità fin dal 1695, perdette poi completamente la vista. Fin da giovane aveva continuato a raccogliere notizie, stemmi, alberi genealogici, ricordi su Quinzano e i quinzanesi più celebri che intitolò "Alveario Cronologico" e che rimase inedito presso i parenti. Fu amico di letterati e studiosi fra cui p. Leonardo Cozzanico. Il Nember sostiene che per aderire ai desideri del Vescovo Gian Francesco Morosini, vescovo di Brescia; compilò una raccolta di scrittori quinzanesi che intitolò "Giardino de' Letterati di Quinzano" che continuò, nonostante avesse perso la vista dettandolo a don Giuseppe Faverzani. Ma forse non è altro che l'"Alveario Cronogico". Nella raccolta sta anche un sonetto in dialetto bresciano composto in occasione del battesimo del conte Ferdinando Calini nato a Motella il 10 maggio 1675 e battezzato a Quinzano. Ci rimangono inoltre un "Epigramma latino (a p. 33 della "Vita" di Giovanni Stoa", di p. Leonardo Cozzando; un'epigrafe in memoria di Giovanni Francesco Stoa a p. 42 delle Memorie aneddote critiche spettanti alla vita, ed agli scritti di Gio. Francesco Stoa, raccolte da Giuseppe Nember (v. Nember). Lasciò manoscritte anche le "Memorie intorno alla pace ed alla Lega di Cambrai". È ricordato da una lapide sepolcrale nella vecchia Pieve di Quinzano che dice: "D.O.M./ IESU QUIA PIUS ES MISERERE MEI/ IOANNIS GANDINI / IN PRISCA FAMILIAS OPPIDI QUINTIANI / DOMO / DIE II. NOV. H. XVI. M. XLIII / ANNO MDCXLV / NATI / EX INCLITO ALMO AC SACRO PADUAE COLLEGIO / PHILOSOPHIAE ET MEDICINAE / DOCTORIS / DIE XVI MART. II. XV M. XLV / ANNI MDCLXVII / IN HOC LOCO MIHI PRAEPOSITO LAUREATI QUIETE HABITURI / DONEC IN CARNE MEA VIDEA DEU SALVATORE MEU".