FERRARI Roberto

FERRARI Roberto

(Ostiglia, 3 sett. 1881 - Brescia 3 dic. 1965). Di povera famiglia, giovanissimo peregrinò in molti centri della Valle Padana, conoscendo direttamente i problemi dei lavoratori. Congedato dal servizio militare prestato in qualità di bersagliere durante la guerra 1915-1918 egli incominciò con l'acquistare dal sig. Gai il macchinario del piccolo stabilimento di Botticino che allora occupava circa 70-80 operai. Unitosi ai fratelli Serlini nel 1919 Roberto Ferrari dava nuovo impulso allo stabilimento di Paderno Franciacorta. L'anno appresso con Ambrosi, Serlini, il Ferrari rilevava dai fratelli Introini lo stabilimento di filatura del cotone di Palazzolo, costituendo la soc. An. Cotonificio di Palazzolo, dando così una completa indipendenza ai complessi industriali promossi dalla sua capacità imprenditoriale. Politicamente assunse via via posizioni di sinistra, Zanardelliana, moderata ecc. Nel 1925 aprì il calzificio di Ospitaletto. Della borgata diventò poi podestà il 25 aprile 1943. Nel 1935 era diventato il primo industriale del settore in provincia di Brescia e agli inizi della II guerra mondiale i suoi cinque stabilimenti occupavano 5.000 operai, con 2.000 macchine e 65 mila fusi messi in opera e raggiungendo le 100.000 paia di calze e 6-8.000 Kg di filato al giorno. Ciò fu dovuto al suo spirito industriale ma anche all'intelligente intuizione sua. Infatti anzichè puntare sul grande assortimento in piccoli quantitativi, impostò il lavoro su determinati tipi da produrre in grande quantità ma sempre con disegni originali in modo da poter raggiungere anche i mercati esteri, più lontani. Primo in tutto il mondo creò il macchinario per la stampa delle calze di tipo corrente a due o tre colori e qualche anno dopo l'inizio della sua attività d'industriale si lanciò alla conquista dei mercati esteri inviando forti quantitativi di merce sui mercati d'Inghilterra, Francia, Belgio, Turchia; fu anche il primo ad introdurre grosse partite di calze italiane in Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca. Non solo, ma raggiunse il Nord e Sud Africa, l'Asia, l'Australia il centro America. Inoltre fu il suo esempio che stimolò la nascita nel bresciano di numerose aziende modernamente attrezzate, ciò che significò nuovi posti di lavoro soprattutto per la maestranza femminile, nuove possibilità in campo economico e, di conseguenza, anche nuove conquiste in campo commerciale. Al contempo, con viva sensibilità sociale si interessò anche delle condizioni igieniche degli operai promuovendo la costruzione di molte case a lui intitolate, convitti per le operaie, spacci di generi alimentari, una Colonia alpina dedicata alla figlia Angiolina Ferrari e finanziò la ripresa degli scavi romani. Aiutò il restauro di chiese e partecipò a moltissime iniziative benefiche. Fu anche vice commissario della Camera di commercio nel 1927, vice presidente dell'Unione Industriali, membro e presidente della sezione industriale del Consiglio Provinciale dell'Economia fino al 1937, presidente del Sindacato provinciale degli esercenti tessili, rettore della Provincia del 1934 al 1938, presidente dell'Ospizio marino bresciano nel 1925, vice presidente del Rotary Club ecc. Fu tra i soci fondatori e nel 1925 vice presidente del circolo filologico ecc. Grazie alle molte benemerenze il 29 aprile 1935 era stato nominato cavaliere del lavoro. Nel 1938 fu presidente dell'Istituto autonomo delle case popolari. Nel 1942 rilevò l'intero pacchetto azionario del calzificio Palazzolo trasformando la ditta in Calzificio Roberto Ferrari e C., che ritirandosi nel 1954 lascerà nelle mani dei figli Gianni e Geo. La guerra non potè non creare le più grosse difficoltà ad una industria così vitale. Allo scopo di salvare i grossi complessi che il comm. Roberto Ferrari amava come una propria creatura, nel 1942 egli rilevava l'intero pacchetto azionario e fondava una nuova società in accomandita assieme ai figli con la denominazione Calzifici Roberto Ferrari e C. Ma la crisi del dopoguerra, con l'apertura di nuovi mercati, le esigenze aziendali di trasformazione di macchinari per far fronte alla concorrenza estera, ridussero sempre più l'attività industriale del comm. Ferrari. Egli senti drammaticamente l'angoscia dei licenziamenti, volle far fronte a tutti gli impegni fino all'ultimo centesimo, rimettendo tutto quanto aveva. Si ritirò a vita privata, godendo nella tranquillità degli affetti familiari gli ultimi anni di una vita operosa e spesa per il bene. Il 19 marzo 1949 l'Ateneo di Brescia gli conferiva la medaglia d'oro al valore filantropico. Il 19 marzo 1949 lo stesso Ateneo lo nominava suo socio. A Botticino Sera lapidi ricordo vennero poste sul ricovero vecchi da lui beneficato e nella sagrestia della parrocchiale.