DITTICI

DITTICI

Preziosi avori conservati al Museo cristiano. Il nome (dal greco - piegare due volte) designa un oggetto che si piega in due applicato poi ad una specie di libro o taccuino composto di due tavolette.


Di grande interesse il dittico delle Lampadi, raffigurante la corsa con le quadrighe nel circo, mentre dalla tribuna assiste il console con il suo seguito. Fine il modellato pittorico, saldo e tornito, vari i motivi che lo compongono. Molti elementi fanno risalire questo avorio al 411 o al 425 d.C.


Di notevole rilievo il dittico di Mario Manlio Boezio, console ordinario nel 487. Appartiene direttamente al Museo cristiano. Ha evidenti rapporti con il dittico di Basilio (conservato in parte a Milano e in parte a Firenze). Dal sec. XVII esso si trovava presso la famiglia Baitelli. È composto di due tavolette d'avorio di mm. 34x125. Nella prima facciata si vede la figura intera del console Boezio seduto sopra un faldistorium posto fra due colonne sormontate da una corona di lauro che contiene un monogramma. Il console tiene nella mano sinistra uno scettro e nella destra una mappa. Ha ai suoi piedi dei sacchetti di monete d'argento. Sul retro si • sono letti graffiti e dipinti nel sec. VIII, nomi che il Garrucci riteneva dei primi vescovi bresciani, elementi che attestano che forse già nel Medioevo il dittico era a Brescia. Con ciò, pur conservando l'iscrizione riguardante il console Boezio, venne adattato all'uso liturgico. L'interno dei due fogli a avorio, porta due pitture, raffiguranti la risurrezione di Lazzaro e i tre dottori, Girolamo, Agostino e Gregorio. Sopra delle immagini si legge "quos deo offerimus" e di sotto alcuni nomi di defunti, Augustini, Geronimi, Gregori, Anat., Philastr... I nomi dei defunti furono in parte cancellati per essere sostituiti coi nomi dei vivi. Segue un memento dei vivi "Memento domine omnium/ orthodoxorum pontificum, ecc.". Le pitture possono essere del sec. VIII ma il documento é posteriore al sec. IX.


Anche il Dittico Queriniano appartiene all'area dell'Italia settentrionale come oggi si crede, per la somiglianza con il dittico del Poeta e delle Muse del duomo di Monza, ha ricordi e forme di un più accentuato gusto ellenistico. Lo si è creduto anche copia di un esemplare più antico. È' costituito di due fogli di avorio di 250x140 mm. Vi sono raffigurati Fedra e Ippolito, che conversano. Fra loro un amorino e un cane. Sull'altro sono raffigurati Diana ed Endimione (o Selene e Virbio). Le figure hanno forma elegante ma alquanto fredda anche se modellate con sensitiva delicatezza, ma alquanto avulsi dalle architetture circostanti. La presenza del Dittico a Brescia è occasionale, in quanto è pervenuto alla Biblioteca per donazione del card. Querini. Nel sec. XV le due tavolette erano di proprietà del card. Paolo Barbaro.