COMELLA

COMELLA (in dial. Comèla, in lat. Capitis Mellae)

Frazione a 40 Km. circa a S di Pralboino e a 3 Km. dalla confluenza del Mella nell'Oglio. Si trova a 48 m.s. m. e dista da Brescia Km. 40. E' frazione del comune di Seniga; parrocchia autonoma della vicaria for. di Leno, zona IX, Bassa Centrale Est. Abitanti (Comellesi) 367 nel 1974. Probabilmente il nome deriva da Cò de Mèla - capo del Mella, cioè luogo dove il Mella sfocia nell'Oglio. Accanto sorge una frazione, anticamente chiamata Regona, dove vennero rinvenuti resti di abitazioni dell'età del bronzo e reperti dell'epoca gallo-romana e romana che indicano una continuità di insediamento umano. Qui sorse verso il sec. VI-VII una Pieve comprendente Seniga e Milzano con una cappella dedicata a Maria Assunta. Nel Medioevo, il territorio appartenne al Monastero di Leno che vi intraprese una vasta opera di bonifica agricola e che probabilmente sulla fine del sec. XII o agli inizi del sec. XIII edificarono una nuova basilica che ancora rimane, più volte restaurata. Sorse, come afferma lo storico dell'abbazia di Leno p. Zaccaria, quale copia fedele della chiesa dell'abbazia stessa. Vi collaborarono artisti cremonesi. Della basilica, il Panazza scrive: "La pianta a tre navate divise da pilastri circolari con capitelli cubici ci riconduce alle chiese tardo romaniche del Cremonese, del Lodigiano e del Pavese. Anche lo schema della facciata, spartita ed inquadrata da lesene, con l'elegante porta, il ritmato equilibrio nelle pareti laterali, la varietà degli ornamenti in cotto, il tipo stesso della muratura pure in cotto con motivi geometrici, richiamano le chiese cremonesi e della bassa Lombardia della seconda metà del sec. XII". Vi predomina il cotto "usato nelle più variate gradazioni di colore" e la martellinatura accresce la luminosità con un più intenso gioco chiaroscurale. In più i mattoni sono disposti in fantasiosi e felici disegni geometrici che ingentiliscono ancor più la costruzione.


Nel sec. XIV, parallelamente al declino dell'abbazia di Leno, anche la basilica di Comella entrò in una serie di gravi crisi. Il 7 gennaio 1353 i beni di S.Maria di Comella vennero uniti a quelli di S.Maria di Muriatica, che veniva eretta in Priorato, mentre nel sec. XV, in conseguenza al sempre più deciso declino economico e demografico della zona, Comella passava sotto l'influenza di Seniga, divenendone il 6 gennaio 1513 frazione mentre la chiesa da pieve si trasformò in sussidiaria. Il beneficio del pievato di Comella era stato in precedenza unito alla Mensa Comune del Capitolo della Cattedrale. Ma continuò la devozione che finì di soverchiare con troppo soffocanti cure la linea architettonica originaria della basilica, soverchiandola, specie nel sec. XVII con sovrastrutture barocche, le pareti e le colonne, con intonaci che coprirono preesistenti affreschi aprendo ampie finestre in luogo di finestrelle a feritoia, trasformando le absidi laterali in sagrestia o in cella campanaria, sopraelevando il pavimento, ecc. Soltanto pochi degli antichi affreschi rimasero visibili. Tale devozione la arricchì però di opere nuove come i bei quadretti raffiguranti S.Michele arcangelo e S.Paolo di scuola morettiana, "Gesù che sale al calvario", ed un elegante altare settecentesco. A riscattare la chiesa dalle successive trasformazioni intervenne nei primi decenni del sec. XX il rettore don Orazio Bertoni che dopo aver costruito nel 1921 il campanile, dal 1921 al 1928, con l'appoggio e i progetti dell'arch. Perrone della Sovrintendenza alle Belle Arti e per l'esecuzione del capomastro Attilio Bianchi, restaurò completamente la basilica, sforzandosi, più o meno felicemente, secondo le linee originali. Ricomparvero più o meno antichi e recenti affreschi. Nel 1948 lo scultore Lusetti eseguiva la Via Crucis. Nella chiesa esistono buoni arredamenti e paramenti. Un prezioso crocifisso rubato nel 1969 venne poi ritrovato. Nel 1958 a riconoscimento dell'opera da lui svolta la salma di don Bertoni venne deposta nella chiesa. Nel 1900 Comella veniva eretta in rettoria. Con decreto vescovile del 19 novembre 1959 veniva eretta in parrocchia e ristabilito il titolo di arciprete plebano. Si susseguirono come rettori: Michele Spedini, di Isola Dovarese (1900 - 1903), Orazio Bertoni (1903 - 2 agosto 1929), Domenico Baronio di Alfianello (1929 - 1935), Carlo Filini di Quinzano d'Oglio (1935 - febbraio 1943), Giacomo Rinaldi (aprile 1943 - apr. 1952), Angelo Bertoglio di Farfengo (17 dicembre 1956 - gennaio 1963), Paolo Barchi di Pralboino (15 giugno 1962 - 1973), Giuseppe Olivetti (1973).