COLOMBINI Giovanni Battista

COLOMBINI Giovanni Battista

(Brescia, 23 aprile 1703 - Benevento, 3 febbraio 1774). Entrò giovane nell'ordine dei frati conventuali nel convento di Pavia ricoprendo poi importanti incarichi fra cui quello di professore nel ginnasio, ministro provinciale, e poi ancora professore di teologia dogmatica e storia ecclesiastica nell'Università di Pavia. Fu, ancora, procuratore generale del suo ordine presso la S.Sede, diventando poi ministro generale dell'Ordine e, assieme, consultore generale della S.Inquisizione. Il 19 dicembre 1763 venne eletto arcivescovo di Benevento, in burrascosi tempi di perturbamenti politico-religiosi per la lotta apertamente anticlericale condotta dal ministro borbonico Bernardo Tanucci. "Figura timida e mite" lo definisce il prof. Alfredo Zazo, "non era il più adatto a sostenere le conseguenze del nuovo ordine di cose né il più capace a regolarsi sulle contingenze in cui si veniva a trovare, spaurito anzi dalle minacce della S.Sede che gli imponeva di non abbandonare il suo posto, e da quelle dei granatieri borbonici, i quali, più che i bravi a don Abbondio, gli turbavano i sonni". Benevento col suo territorio, sebbene nel cuore del regno di Napoli, era soggetto alla S.Sede, che vi teneva un Governante civile indipendente dal governo borbonico, e l'arcivescovo che essendo a capo di una vasta provincia metropolitana e perciò di numerosi vescovati era investito d privilegi quasi come Legato pontificio a latere. Quando nel 1768 il governo borbonico di Napoli occupò militarmente Benevento e lo conglobò nel regno malgrado le proteste della S.Sede, l'arcivescovo Colombini si trovò in mezzo al conflitto, angustiato dagli avvenimenti di emergenza, sebbene fosse stato assicurato che le truppe borboniche di invasione avrebbero rispettato gli abitanti e il commercio. Sotto la minaccia di sfratto dovette intervenire in cattedrale al solenne Te deum di ringraziamento per il cambiamento di regime, ma la preghiera per il Re, nuovo sovrano imposto con le armi, fu letta da un canonico. Deplorato dal Nunzio apostolico e dal governo borbonico, il povero arcivescovo, sofferente nel corpo e nello spirito, cercò di scusare il suo atteggiamento, giudicato dalla S.Sede troppo remissivo verso i nuovi dominatori, e ottenne il perdono a lungo implorato, ma non cessarono le sue angustie e le sue amarezze per opera dell'autorità civile che iniziò subito in Benevento la sua politica anticlericale e apertamente anticurialista, come era da aspettarsi in seguito alla violenta occupazione. Accusato di "soverchia passione al denaro" e di ambizione, la morte lo colse prima di vedere libera la città. Si deve a lui la pubblicazione del II tomo del "Bullarium Franciscanum".