COLLEONI Bartolomeo
COLLEONI Bartolomeo
(Solza di Bergamo, 1400 - Malpaga, 1476). Condottiero di nobile famiglia. Imparò l'arte militare da Braccio da Montone o da Muzio Attendolo Sforza. Combatté nel 1431 al servizio di Venezia contro Filippo Maria Visconti, nel 1432-1437 in Italia centrale e meridionale contro Giovanna d'Angiò, ritornando al servizio di Venezia. Ebbe da questo momento rapporti frequenti con Brescia. Nel luglio 1438 era a Palazzolo e in Valcamonica. A fine agosto abbandonava Palazzolo e si accampava a Brescia. Nel settembre col Gattamelata passò in Valsabbia. Dopo un periodo di servizio ai Visconti dal 1442 al 1446 imprigionato da Filippo Maria riuscì a fuggire a Venezia. In seguito il governo veneto gli confermò anno per anno le condotte. Nel 1451 si lamentava perché queste non gli fossero ancora confermate. Sdegnato perché non gli veniva affidato il comando, passava al servizio dello Sforza il quale gli riscattò la moglie e alcune figlie. Nel 1452 compiva scorrerie intorno a Brescia e nel maggio perdeva il castello di Quinzano. Nell'ottobre del 1453 lo Sforza accoglieva il suo piano per affrontare l'esercito veneziano e nel dicembre egli occupava la Valcamonica. Ma nell'aprile 1454 il Colleoni ritornava al servizio di Venezia. Ricomparve nel Bresciano altre volte e nel 1466 era a Brescia per ricevere ordini dall'inviato veneto. Poi poneva il campo ad Orzinuovi, tornando a Brescia e continuando la guerra fino alla "pace paolina" pubblicata il 29 aprile 1468. Il 7 luglio rientrava a Brescia, inseguito dall'odio di Galeazzo Maria Sforza che, nella primavera del 1471, dopo vicendevoli, ripetuti dispetti, lo sfidò a duello in campo aperto. La sfida tuttavia, finì nel nulla anche per intervento di papa Sisto V. Nel 1450 aveva edificato il palazzo dell'attuale via Pace, passato nel 1683 ai Padri della Pace. A Brescia alle lodi si unirono anche nei libri comunali le recriminazioni per i molti danni da lui provocati, ai suoi diritti e alle sue prerogative. Vennero, anzi, subito inviati a Venezia sette oratori per chiedere il sollievo da tante truppe che il condottiero aveva mantenuto nel Bresciano. A Brescia il condottiero aveva sposato Tisbe Martinengo. Tre delle sue numerose figlie Isotta, Caterina e Orsina queste due legittime, andarono spose a tre condottieri Martinengo suoi ufficiali. La casa toccò a Caterina, sposa di Gaspare Martinengo, che fu capostipite dei Martinengo della Pallata ora estinti.
Il palazzo del Colleoni conserva i tratti caratteristici dell'architettura lombarda in cui gli elementi gotici non accennano interamente a scomparire per tutto il sec. XV, ed è particolarmente interessante, non solo per l'architettura, ma altresì per la pittura testimoniata dagli affreschi che sovrastano esternamente gli archi della galleria del primo piano prospiciente il cortile d'ingresso, e dagli altri affreschi a soggetto religioso appartenenti alla cappella del palazzo. E' pure interessante notare la vasta superficie ricoperta da soffitti in legno lavorato e decorati di preziose tavolette dipinte, il tutto riportato al suo posto originario nella nuova costruzione. Ai tempi del celebre condottiero, la casa ospitò artisti e letterati, e più tardi, divenuta proprietà dei Martinengo, ospitò Caterina Cornaro regina di Cipro e Gastone di Foix. Numerosi rifacimenti vennero compiuti in seguito. Passato alla "Pietà" di Bergamo, l'istituto di beneficenza fondato dal Colleoni nel 1683 venne acquistato dai Padri della Pace che ne fecero un frequentatissimo oratorio. Restaurato ultimamente nel 1967-1968 è ora chiamato "Casa della Pace".