CIMITERO di Brescia o Vantiniano

CIMITERO di Brescia o Vantiniano

Quando in seguito al decreto del 5 settembre 1806 venne proibita la sepoltura nelle chiese e nei sagrati e si obbligava che essa fosse scelta fuori i centri abitati, venne adibito a sepoltura un vasto campo sulla strada provinciale fuori della barriera, poco oltre Campo Fiera. Il campo cinto d'un muro venne benedetto dal vescovo Nava il 19 gennaio 1810 e incominciò subito ad accogliere le salme dei cittadini bresciani mentre quelle provenienti dagli ospedali continuarono ad essere sepolte al Foppone. Al centro del campo venne posta una gran croce di ferro. Nel 1814 per rendere più accogliente lo squallido ambiente venne decisa per particolare interessamento del can. Gerolamo Barbera la costruzione di una chiesa il cui progetto venne affidato all' arch. Rodolfo Vantini. Al progetto della chiesa il Vantini aggiunse il progetto del portico esteriore per tombe di famiglie distinte, le cui arcate protendendosi a destra e a sinistra del tempio formavano a N la facciata del Cimitero. Il 9 novembre 1816 venne posta la prima pietra della chiesa dedicata a S.Michele Arcangelo mentre il Vantini completava i progetti. Mons. Nava il 29 dicembre 1824 poteva celebrare la prima messa nella nuova chiesa. In seguito le arcate dei portici e le aiuole si andarono popolando di monumenti dovuti a scultori come Lombardi, Gandolfi, Seleroni, Labus, Monti, Sangiorgio, Fraccaroli, Emanueli, Boninsegna, Tabacchi e soprattutto il Lombardi che oltre a molti monumenti realizzò anche quello di G.B. Cigola, per conto dell'Ateneo. La spesa dell'opera era al 1863 salita ad un milione e centocinquantamila lire cui se ne aggiunsero subito quattrocentotremila, ricavate però con la vendita delle tombe. Nel 1880 la spesa era salita a un milione e settecentotrentasettemila lire. La torre o faro eretta nel 1869-70 costò 138 mila lire, la tomba del Beat Curadì 34 mila lire, la chiesa 116 mila lire. Nel 1882 venne preparato il monumento ai caduti dell'indipendenza sotto l'arcata acquistata fin dal 1848 dalla signora Teresa Boroni Semperboni. Le salme dei caduti vi vennero inumate nel 1861. Nel Cimitero intanto erano state inumate le salme degli austriaci Milez e Nugent. Sulla tomba di questi venne posta l'iscrizione "Oltre il rogo non vive ira nemica". L'arretramento della odierna Via Milano consentì in seguito di ampliare le fasce fiancheggianti il lungo ingresso, ricavare l'Ossario dei Caduti, le tombe giardino, gli spazi per gli indecomposti. Nuovi ampliamenti vennero programmati nel gennaio 1899, nel 1935, ecc. Il completamento in atto della seconda parte, congiungente i colombari Zanardelli esistenti a quelli in posizione parallela alla Via Industriale su un fianco e agli stabilimenti della Società metallurgica Italiana (ex Tempini) a E, si ispira fedelmente al progetto Vantiniano, anche se il lato di fondo, anziché chiudere un rettangolo, segue planimetricamente l'andamento più mosso dell'emiciclo antico. "I metodi di lavorazione odierni, ha scritto R.Lonati, il candore del marmo non recano disturbo alle vecchie strutture (bisognevoli, in alcuni casi, di intervento per cancellare segni di giorni tragici); frutto di attento studio, di meditato rispetto dell'esistente complesso". Nel 1931, eliminati i piloni sormontati da gigantesche leonesse, simbolo della città, l'arch. Prati ideava la nuova cancellata o facciata per unire le due edicole del Donegani qui trasportate dalla soppressa porta di S.Giovanni, così da formare il frontale del Cimitero. Sulla trabeazione esterna e interna sono state collocate a grandi caratteri in bronzo le seguenti epigrafi latine dettate dal prof. Vincenzo Lonati: Evanuerunt dies/veritas ultima vitae/ illuxit in Domino (sulla facciata esterna). Fidelis Brixia/ Pietati suorum dicavit/ Anno MCMXXXI. Allo stesso arch. Prati si deve il progetto dell'Ossario, la cui realizzazione venne iniziata nell'agosto 1931. Constava di diciannove nicchie, disposte tutto intorno lungo il perimetro delle due ali ripiegate sulla fronte principale e di altre quattro poste nell'interno della cella centrale dove domina una gran croce in marmo e l'altare. Sul fastigio venne posta la scritta "Ai caduti per patria", mentre nella nicchia centrale della fronte posteriore dove vennero tumulate le salme di 48 caduti sconosciuti è stata incisa un'epigrafe dettata dal prof. V. Lonati che suona: "Nomine ignoti/ Nomen unum conclamant/ Italiam".


Frattanto l'interno del camposanto si è andato arricchendo di pregevoli ornamenti; tanti ne annovera ormai che in breve nota è possibile citarne alcuni soltanto: la Pietà antistante la chiesa dedicata a S. Michele è bronzo dello scultore Ermenegildo Luppi; G.Antonio Labus adorna le tombe delle famiglie Monti e Valotti; Gaetano M. Monti quella degli Avogadro-Tosio e il sepolcro di Flaminia Martinengo; Giovanni Seleroni, con il ritratto del Vantini e la figura di G.B. Bossini (più noto come El beat Cradì) lascia il monumento Balucanti; i bresciani G. B. Lombardi e Domenico Ghidoni hanno numerose opere; del primo (autore fra l'altro del monumento alle X Giornate di Piazza Loggia) sono la tomba Dossi, il monumento ad Annibale Maggi-Via; del secondo alcune figure rese nella eco del realismo; F.Gusmeri è autore della cappella Tempini; Ettore Ximenes rende omaggio all'amico Zanardelli con il gruppo dedicato alla famiglia dell'operaio, nella tomba che dal nostro statista prende nome; Claudio Botta reca pegno di pietà con numerose sculture, così come assiduamente sono attivi nel Vantiniano i milanesi Sangiorgio e Tantardini, il bolognese Gandolfi, il veronese Fraccaroli. Le recenti "tombe giardino" a fianco del viale d'ingresso, recano invece tratto dei più noti scultori bresciani degli ultimi anni: con Domenico Lusetti (autore dell'angelo sulla tomba della famiglia Ferrari, del busto di R.Ceci, del ritratto di L.Brozzoni, del Crocefisso della tomba Baxiu, di diverse Pietà) con Angelo Righetti (Tomba Zubani, Crocefisso tomba Zamboni, tomba famiglie Crotti, Colombo, Schreiber-Panzi), con Gatti (tomba Celotti) val citare E.Moretti (Busto ad Andrea Bassini) e Riccardo Piter ("Pietà" sulla tomba Morini). Sul Camposanto intrecciarono versi Cesare Arici, l'ab. Galvani, il Nicolini, Michele Sartorio. Qualcuno, ma senza prova alcuna, vuole che abbia ispirato anche i Sepolcri del Foscolo.