BEVILACQUA Giulio

BEVILACQUA Giulio

(Isola della Scala, 14 settembre 1881 - Brescia, 6 maggio 1965). Compì gli studi ginnasiali e liceali a Verona e Brescia, nel collegetto interno della Pace. Laureatosi a Lovanio nel 1905 in scienze sociali, con una tesi sulla legislazione operaia in Italia poi pubblicata dall'editore Bocca di Milano, nel 1906 entrava fra i Padri dell'Oratorio di Brescia, distinguendosi subito per l'ardore dell'animo e per la genialità dell'intelligenza. Ancora prima dell'ordinazione sacerdotale, avvenuta nel giugno 1908, si era segnalato come oratore nelle manifestazioni sociali e come valido polemista contro il laicismo e l'anticlericalismo molto vivi anche nel bresciano. Con la parola e gli scritti si distinse subito come tra i più validi apostoli della gioventù e delle categorie intellettuali. Professore di sociologia nel Seminario di Brescia fu per anni l'anima delle attività dell'Oratorio della Pace di cui fu Preposto per venticinque anni dal 1922. Svolse inoltre una attiva azione sociale fra gli apprendisti nelle settimane sociali in numerosi comizi. Dopo essere stato nel 1915 parroco a Precasaglio, nel 1916 volle partire come volontario in guerra come semplice ufficiale degli alpini distinguendosi per valore e per ardore sacerdotale e guadagnandosi due medaglie di bronzo. Prigioniero di guerra nel dicembre 1917 dopo mesi di campo di concentramento in Austria riprendeva nel novembre 1918 la sua attività tra i reduci e gli studenti pubblicando un volume di originali riflessioni dal titolo "Luce nelle tenebre" (Milano, Vita e Pensiero). Lottò contro il bolscevismo prima e il fascismo poi con memorabili polemiche su "Il Cittadino di Brescia" per cui fu perseguitato da squadre fasciste nel novembre 1926 e il 6 gennaio 1928 dovette partire per un duro esilio romano. Nella Capitale fu apostolo infaticabile della periferia della città nell'opera per la preservazione della fede in Italia e promotore della rivista "Fides" nella quale pubblicò una serie di riflessioni che poi furono raccolte nel volume intitolato "L'uomo che conosce il soffrire" (Roma, ed. Studium). In Roma visse alcuni anni in stretta intimità di ideali e di vita comune con don Battista Montini.


Ritornato a Brescia nel 1933, sempre sorvegliato dalle questure d'Italia, riprese la sua attività culturale interrotta ancora per un lungo periodo di cinque anni (1940 - 1945) di cappellano militare nella Marina sulla nave ospedale "Arno" e sull'incrociatore Doria sulle siluranti e all'Accademia militare sempre intrepido e ammiratissimo apostolo fra soldati e ufficiali e fra clero e popolazioni delle città toccate nei continui trasferimenti. Ritornato a Brescia, nel 1946 fu tra i promotori (con Sciacca, Marcazzan, Bendiscioli) e i principali collaboratori della rivista "Humanitas". Nel 1947 volle andare parroco in periferia nella parrocchia di S.Antonio in via Chiusure dando esempio altissimo di donazione sacerdotale e di sapiente impegno pastorale. Appassionato propugnatore della riforma della Liturgia, già avanzata in memorabili congressi, come quello del 1922 alla Pace, e resa viva dalla solennità delle funzioni da lui volute e organizzate nelle solenni processioni e Congressi Eucaristici cittadini, egli ne fece il motivo ispiratore della sua pastorale parrocchiale. Nel contempo continuava il suo apostolato culturale con innumerevoli conferenze, assieme allo sforzo di orientamento del clero con molti corsi di esercizi spirituali e all'attività di scrittore con il volume "Equivoci del mondo moderno" (Brescia, Morcelliana 1952), e con molti articoli. Ormai conosciutissimo, veniva chiamato dal 1960 in poi negli organismi conciliari per la riforma della Liturgia, apprezzato e consultato fra tutti. Il 25 gennaio 1965 in riconoscimento dei suoi meriti Paolo VI lo nominava Cardinale di S.R.Chiesa, permettendogli di rimanere in parrocchia. Ed egli continuò a vivere umilmente fra la sua gente fino a quando la morte lo colse il 6 maggio dello stesso anno dopo una lunga agonia che lasciò attoniti credenti e non credenti, per gli esempi da lui dati di pronta e incondizionata adesione alla volontà di Dio.