ZANETTI o de Zanettis

ZANETTI o de Zanettis

Il Nassino afferma che gli Zanetti «veneno» a Brescia «da Iseo» e che il nome «vecchio era delli Ambrosi». Gli Zanetti abitanti nella Quadra quarta di S. Faustino di Brescia e a Mompiano sono citati rispettivamente tra le famiglie nobili e come Nobili Bressani, dotati di «entrada conveniente». Secondo pergamene dell'archivio Boroni il primo Zanetti che si incontra è un Mompiani alias Pezzani detto Pecino de Pezzanis (m. 1408) figlio di uno Zanetto de Bonaventuris di Mompiano. Figli del Mompiani sono Mompiano (morto già nel 1408), Comino detto Zanetti che dal 1430 al 1459 risulta abitante a Castrezzato e Cristoforo Comino detto Zanetti che ha cinque figli: Agnesina (che sposa un Venturino de Testis di Castrezzato), Giovanni, Giacomo, Pecino (già morto nel 1498) e Apollonio (1456). Giacomo ha cinque figli (Andrea, Francesco, Matteo, Giovanni Pietro e Marco). Da Pecino q. Comino detto Zanetti discendono Giorgio e Cristoforo (doc. nel 1517), dal quale nascono Gerolamo (doc. 1517-1529), Giovanni Pietro (doc. 1517, 1518), Lorenzo (doc. 1517). Compaiono poi nel libro d'oro della Città di Brescia. Sono figli di Gerolamo q. Pecino Gerolamo (docum. 1517-1529), Giovanni Pietro (doc. 1517, 1518), Lorenzo (doc. 1517). Da Giorgio q. Pecino q. Comino detto Zanetti discende Pietro Giacomo, pittore (v.). Questi ha Giorgio, Giovanni Battista e Giovanni Francesco. Un altro ramo discende da Cristoforo (già morto nel 1440) q. Mompiani detto Pecino de Pezani con Bartolomeo (che testa il 28 ottobre 1482) e con Mompiano (doc. nel 1457). Da Bartolomeo q. Cristoforo discendono: Cristoforo, Mattia Fabiano, Mompiano, Bernardino. Un Giacomo è tra i firmatari nel 1426 dell'atto di unione di Brescia con Venezia. Un Giannantonio nel 1475 era capitano di Udine. Gerolamo è nel 1515 vicario e luogotenente nel capitanato di Valcamonica a surroga di F.G. Duchi, chiamato all'assedio di Brescia. Gli Zanetti si imparentarono con distinte famiglie della nobiltà bresciana. Coni Poncarale e gli Stella furono tra i più fedeli aggregati della Compagnia del Divino Amore nella gestione dell'Ospedale degli Incurabili e tra i primi nel promuovere la Compagnia a Brescia. Un Pietro Zanetti è segnalato come autore di una viola da gamba datata 1540. Con Giulia Zanetti (1585-1650), sposa a Francesco Lodroni, gli Zanetti si imparentarono con quella celebre famiglia. Una tomba in S. Maria del Carmine ricorda il nob. Ercole figlio di Andrea q. Girolamo Zanetti e di Giulia. Martinengo; ebbe in moglie la nob. Angela Nassini, dalla quale nacquero i figli Giov. Andrea, Ippolita e Giov. Maria. Il primo sposò la nob. Lelia Cucchi ed ebbe discendenza, Ippolita andò sposa al conte Antonio Lana, e Giov. Maria non ebbe prole. Giovanni Andrea Zanetti, figlio del dott. Gian Antonio e fratello del dott. Girolamo partecipò alla congiura di Luigi Avogadro (1512). Il nobile bresciano Giovanni Antonio Zanetti nel 1568 era podestà di Asola. Nel sec. XVI sono proprietari alla Vidosa di Pontevico. Agli Zanetti appartenne a Mompiano il palazzo di via Villasca, poi dei Klobus. Avevano anche casa e cappella in via S. Antonio. Nel 1634 Giovanni Battista Zanetti e i suoi nipoti Giambattista e Orazio Trivelli della Torre avevano la tomba in S. Faustino maggiore. Nel 1785 Giacomo Antonio era notaio. Nel 1796 risultava presente nel Consiglio Generale il nobile Fausto q. Ettore. Giovanni Battista fu tra coloro che il 18 marzo 1797 giurarono di vivere liberi o morire dando vita alla rivoluzione giacobina. Pietro il 24 marzo 1797 veniva nominato segretario del Comitato militare del Governo provvisorio. Pietro ed Ettore Zanetti furono confermati nell'"antica nobiltà" dall'imperatore d'Austria (1815-1828). Stemma: «scudo d'argento con tre Zanette o sargentine di nero poste in palo».


ZANETTI DI ADRO. Una famiglia Zanetti ha preso rilievo ad Adro, particolarmente con Francesco (1809-1888) (v. Zanetti, o Zannetti,Francesco ), ragioniere e commerciante, e il figlio Giovanni Enrico (1851 - 15 maggio 1914), ingegnere. Cugini del conte Ignazio Lana, si dedicano anche all'agricoltura e all'allevamento di bachi da seta. Figlia di Giovanni Enrico e di Ida Comini (1862-1944), Chiara Zanetti sposa il dott. Luigi Peroni, la cui figlia (1915-1994), Ida Peroni, porta in casa Peroni la bella casa Zanetti di Adro detta Colombera.


ZANETTI DI "CASTREZAGUM". Ramo degli Zanetti, citato nell'Estimo generale della città di Brescia del 1588, cioè Annibale fu Gian Pietro Zanetti e Gian Battista fu Gian Antonio. Gli Zanetti avevano in Castrezzato casa signorile e molti poderi nel territorio: nei secoli XV e XVI si elevarono in fortuna, tanto da essere ammessi nel numero dei nobili cittadini di Brescia, ma i figli di Cristoforo Zanetti "cittadini de Bressa" erano bensì proprietari ma piccoli e poveri. Comino, il maggiore, faceva il sarto a Castrezzato, Battista imparava lo stesso mestiere a Brescia, Francesco era famiglio a Venezia. Più importante è un Bartolomeo di Castrezzato che compare nelle polizze di estimo presentate nel 1534 da Lucrezia, moglie del q. Bartolomeo de Castrezago. Nel 1488, in una polizza d'estimo, il notaio Mattia Zanetti di Castrezzato dichiara di avere un figlio chiamato Bartolomeo di 10 anni.


ZANETTI DI BAGOLINO. Gli Zanetti sono diffusi in Valsabbia e specialmente a Bagolino dove la famiglia detta dei Carenècc ebbe casa in via S. Giorgio 117. Furono notai, medici ecc. Furono interessati al forno di Bagolino, che poi nel 1812 Giovanni Zanetti prendeva in affitto. Ebbero come stemma: «d'azzurro alla stella verde». Un ramo ebbe cognome Bondaschi-Zanetti (v. Bondaschi). Niccolò Bondaschi-Zanetti nel 1780 si rese benemerito verso i suoi conterranei, provvedendo a sue spese alla ricostruzione della Casa comunale di Bagolino, distrutta da un incendio improvviso. Stefano Bondaschi-Zanetti di Bagolino (1786-1846), laureato in medicina a Pavia il 14 luglio 1807 a pieni voti, grazie alle fervide idee liberali della rivoluzione francese rinunciò al cognome Bondaschi. Verso la metà del sec. XIX si segnalò il medico Giovanni Zanetti. Stemma: «Bandato di nove pezzi di verde, d'oro, di rosso, di verde, d'oro, di verde, d'oro, di verde, di rosso, col capo dell'Impero».


ZANETTI DI VALTROMPIA. Da un Ferrari (per indicare un fabbro) Zanetto, con la caduta del cognome Ferrari e l'assunzione del nome quale cognome, sarebbero derivati, secondo Fausto Balestrini, gli Zanetti di Gardone o quantomeno della Valtrompia i quali continuarono l'attività antica. Da uno Zanetti già Ferrari soprannominato Beretta sarebbe derivato, secondo Fausto Balestrini, il cognome Beretta nel cui marchio appaiono le tre lancette dette Zanette, proprie dello stemma degli Zanetti. Nel 1622 Antonio Zanetti aveva costruito una fucina da «tirar ferro» presso l'acqua del "Beato" in Lumezzane. Nel 1649 Claudio di Ottaviano Zanetti di Lumezzane Pieve era «maestro di far rote, azzalini ed altre cose necessarie intorno alli archibuggj». Gli Zanetti il 2 febbraio 1670 risultano sindaci della Pieve di Lumezzane. Francesco e Bernardino sono scelti per recarsi a Venezia per ottenere l'autonomia di Lumezzane dopo la morte della contessa Emilia Avogadro, feudataria della zona. A Lumezzane Piatucco gli Zanetti sono proprietari nel 1681 di un molino; il 28 febbraio 1711 Nicola Zanetti e Gian Maria Polotti prendono in affitto per dieci anni una fucina di proprietà dei conti Mazzola-Avogadro a Lumezzane Valle, in località "li Fanghi", fucina dove si fabbricavano "quadri" (verghe di ferro); il 14 settembre 1718 i fratelli Carlo e Angelo di Bernardino acquistano da Innocenzo Bucelleni e dal figlio Gian Maria un fucinale in Piatucco; un Piero nel 1792 è proprietario di una fucina. Contemporaneamente sono presenti in Lumezzane notai quali Leonardo dal 1681 al 1728 e che il 9 gennaio 1707 risulta «andadore», cioè rappresentante per la pieve; Salvatore dal 1721 al 1779; Rizzardo dal 1736 al 1754; Pietro Giacomo dal 1756 al 1760; Domenico il 20 dicembre 1747 è citato come uno dei sindaci del comune di Lumezzane Pieve. Tra i sacerdoti si distinguono don Bernardino Zanetti (1673-1720, v.), don Clemente (1688-1746, v.), don Francesco (1723-1799, v.), don Pietro (1876-1948, v.), don Giacomo (1882-1938, v.). Nei primi anni del 1800 Clemente aveva in Valtrompia tre fucine con maglio, Bartolomeo sempre nello stesso tempo possedeva otto fucine ed era comproprietario di due altre. Per iniziativa di Giovanni prese particolarmente rilievo poi la fucina aperta a Inzino in antico fabbricato presso la scuola, che si distingueva per la fabbricazione di lame, mazze e chiodi; quei chiodi erano chiamati "caece", termine che spiega l'antico soprannome di "caicì" dato agli abitanti di Inzino dove i tipici lavori di chioderia trovavano largo sviluppo, favorito, come sembra, anche dal nutrito impiego di tali manufatti nei cantieri navali della Repubblica veneta. La fucina si trasformò in industria specie per iniziativa di Angelo Zanetti (morto il 19 luglio 1934) (v.). Sopravvisse ad altre, fino agli anni '70 del sec. XX. Nel primo decennio del Novecento Giacomo è tra i fondatori del Circolo giovanile socialista di Villa. Nel dopoguerra, fino all'avvento del fascismo, è membro del comitato esecutivo della sezione socialista. In Valtrompia gli Zanetti si distinsero anche a Bovezzo. Un Antonio Zanetti q. Giuseppe a metà del sec. XIX era proprietario di una cartiera con pile ad acqua in località Folletto nella valle del Garza. Di Soprazocco sono originari sul finire del sec. XVI gli stampatori Giovanni Maria e il nipote Bartolomeo (v. Zanetti Domenico, Giovanni Maria e Bartolomeo). Gli Zanetti sono presenti anche sul Garda. Un Alberto di Toscolano nel 1595 è cancelliere capo della Magnifica Patria e nel 1599 nunzio della Riviera a Venezia. Luigi fu Domenico era, a metà del sec. XIX, proprietario di una cartiera in località Crosetta di Toscolano. A Salò nel '700 gli Zanetti erano proprietari della bella casa poi Tracagni alle Cure di Salò in via Fantoni, 78. A Salò si segnalarono Battista e Domenico figlio di Battista, i quali nel 1848 fecero parte della colonna Arcioni nell'impresa nel Trentino. Tra gli altri Zanetti si ricorda don Giovanni Battista, parroco di Toline, morto nel 1817 "in concetto di santità".


Nel 1880 uno Zanetti, con Griffi, Gnaga e altri, fu attivo nel C.A.I. nel preparare carte geografiche e disegni di itinerari. Degli Zanetti di Rezzato erano presenti all'Esposizione di Brescia del 1904 come allevatori di cani. Nel 1891 Giuseppe era presidente dell'ospedale-ricovero "Richiedei" di Gussago. Nel XX secolo Domenico, di Castenedolo, morto nel 1929, lasciò buona parte dei suoi beni patrimoniali all'E.C.A., allora Congregazione di carità, per beneficare i poveri del paese; Bernardo, di Serle, fu decorato in guerra di medaglia d'argento al V.M. Pietro per oltre 40 anni spese fatiche per salvare e custodire fino ad anni recenti i resti di S. Pietro in monte di Serle. Barbara (Brescia, 1906-1997) detta "Tita" è nota per aver debuttato in teatro a 76 anni in commedie dialettali. Il cognome Zanetti è molto diffuso nella provincia di Brescia ed ha alla base il nome Zanni, che deriva a sua volta da Giovanni. Nel Bresciano attualmente si contano 820 famiglie Zanetti, diffuse in 112 comuni, in particolare a Lumezzane (109), Brescia (93), Bagolino, Serle e Sarezzo.