TOCAI: differenze tra le versioni

[versione bozza][versione verificata]
 
m (una versione importata: Import volume XIX)
 
(Nessuna differenza)

Versione attuale delle 13:13, 7 apr 2021

TOCAI

Vitigno di origine tuttora incerta e controversa; ma probabilmente già coltivato nel Friuli alla fine del '700. Le principali caratteristiche ampelografiche di questo vitigno, come è sottolineato nel "Dizionario Enciclopedico UTET", sono: germogli verde chiaro, pubescenti; foglie di media grandezza, tondeggianti, trilobate, con seni laterali poco profondi, seno peziolare chiuso, lembo piegato a coppa, denti abbastanza marcati, irregolari, glabre sulle due facce; picciolo verde rossastro. Grappoli medi, conico-piramidali, alati, mediamente compatti; con acini medi, un po' ovoidali; di colore giallo dorato, con buccia un po' spessa ma tenera; polpa succosa, di sapore semplice, molto dolce. Tralci legnosi robusti, di colore bruno rossastro: internodi piuttosto corti. L'uva è di maturazione un po' oltre la media. Recente l'introduzione in territorio bresciano nella zona di S. Martino della Battaglia, anche se, come ha riferito Camillo Pellizzari di S. Girolamo, una leggenda lo fa risalire almeno al Settecento. La leggenda vuole che nel 1796, sulla china di una progressiva, definitiva sconfitta, l'arciduca d'Austria, comandante delle truppe, si incontrò in una cascina, non lontana da S. Martino, con Napoleone, ogni giorno sempre più vittorioso. Per ingraziarselo, avrebbe preparato bottiglie di vino detto "dell'Imperatore". Senonchè l'arciduca, dopo essersi appressato alla finestra, abbandonò immediatamente la cascina, lasciando sorpresi gli ufficiali di Napoleone, che si apprestavano ad inseguirlo, ma furono fermati da Napoleone stesso, il quale, indicando le bottiglie, «Lasciatelo andare! Per noi è meglio che sia lui a rimanere al comando delle sue truppe. Già l'unica cosa buona che avesse, ce l'ha lasciata!». E, afferrato un bicchiere di biondo Tocai, brindava alla vittoria. Da allora il Tocai sarebbe stato introdotto nella zona. Evidente l'equivoco sotteso all'episodio. Il vino abbandonato doveva essere certamente il "Tokai" (con la k), vino liquoroso. Del resto, come ha ricordato lo stesso Pellizzari, il Tocai fu introdotto nella zona dell'alta Lugana solo dopo la seconda guerra mondiale, quando si cercò di sostituire in parte il Lugana, prezioso ma di ineguale produzione, con un vitigno pregiato che avesse produzione più costante. Questo ultimo vitigno produceva un vino che, in un primo tempo fu chiamato Tocai di San Girolamo, poi Tocai di San Martino della Battaglia o Tocai di Lugana. Sotto questo nome infatti fu anche, inizialmente, presentato il riconoscimento di tipicità. Se non che, su proposta della competente commissione romana, il nome fu poi mutato in quello attuale di "Tocai di San Martino della Battaglia", per evitare confusioni con il fratello maggiore: il "Lugana" tout court. Si tratta di un vino ottenuto dalle uve provenienti dal vitigno "Tocai Friulano"; è di colore giallo citrino, con sfumature calde, dorate e tenui riflessi verde pallido; dal profumo invitante, intenso e tipico e dall'inconfondibile gusto fresco con fondo gradevolmente amarognolo. La gradazione alcolica complessiva minima è di 11,5° vol. La modesta acidità lo rende adatto a una cucina leggera e dal gusto delicato. La zona di produzione comprende tutto o in parte i territori dei Comuni di Sirmione, Desenzano, Lonato, Pozzolengo e Peschiera. Al Tocai di S. Martino venne riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata con D.P.R. 25 marzo 1970. È stata anche realizzata una versione di vino liquoroso ottenuto con l'aggiunta di alcol al vino mosto naturale di base proveniente da uve aventi un titolo alcolometrico minimo naturale di 12°, ed affinandolo per almeno 6 mesi. Analogo al vino bresciano è il Tocai di Lison, prodotto in una zona della provincia di Venezia ai confini con Udine con centro a Portogruaro, riconosciuto D.O.C. con D.P.R. 4 agosto 1971.