TAGLIAPIETRA Francesco

TAGLIAPIETRA Francesco

Sec. XVI. Podestà di Brescia dal 1564 al 1566. Colto e vanesio fu giudicato negativamente dal diarista Caravaggi per il quale "si governò tanto male quanto si possa dire, attendendo sempre a dormire et crapulare con ruffiani et de continuo con potane: una vita vergognosa. Collerico, né espediva né civile né criminale et tutti li sententie criminali a richiesta de donne le conzava et repezava; homo de niente et de bon tempo... gli furono fatti molti cartelli infamatori, et ogni uno si lamentava". C. Pasero, a sua volta, ha rilevato come nella relazione finale del suo mandato si dimostri "vanitoso, magniloquente ed alquanto malevolo nei confronti dei bresciani". Pur giudicando il popolo bresciano catolico et molto devoto", mostrava diffidenza circa la lealtà dei bresciani verso la Repubblica in caso di guerra, sia perché da una parte era "gente straniera venuta ad abitare in città" sia per esser dall'altra parte "di natura mobile" sottolineando di essere di "natura movile, come tutti gli altri popoli, che sempre desiderano cose nuove pensando di star bene". Il Pasero ha rilevato come il malanimo del Tagliapietra fu motivato an che da certa resistenza del comune di Brescia contro un arbitrio di un altro Tagliapietra, Gio.Battista, allora provveditore veneto ad Orzinuovi. Un incidente clamoroso ebbe con S. Carlo Borromeo durante una sua sosta presso il vescovado di Brescia in una cena. Affermazioni di argomenti teologici del podestà, disturbarono tanto il cardinale da fargli passare la notte quasi del tutto in bianco. Il giorno dopo davanti al cardinale riaffermò la sua perfetta adesione alla dottrina cattolica. Nonostante ciò la questione durò ancora e qualcuno affacciò l'ipotesi che l'incidente abbia troncato la carriera del Tagliapietra.