TADINI Arcangelo, beato
TADINI Arcangelo, beato
(Verolanuova, 12 ottobre 1846 - Botticino Sera, 20 maggio 1912). Di Pietro e di Antonia Gadola. Compì gli studi elementari in luogo continuando dal 1857 quelli ginnasiali e liceali nel Collegio di Lovere. Nel 1865 entrava per il terzo anno di filosofia (liceo) nel Seminario di Brescia. Fu ordinato sacerdote a Trento dal vescovo principe mons. Benedetto Riccabona il 19 giugno 1870. Visse i primi mesi di apostolato a Verolanuova passando il 29 giugno 1871 curato a Lodrino, dove fu anche insegnante nella prima e seconda classe elementare. Una crescente infermità ad una gamba lo costrinse ad abbandonare Lodrino. Destinato a S. Maria della Noce, alla periferia di Brescia, vi svolse intenso apostolato, battendosi fra difficoltà e contrasti vivaci e a volte violenti per l'erezione di una curazia, con proprio fonte battesimale, distaccandosi da quella di Chiesanuova. Ampliò, infatti, in due riprese la chiesa e riuscì a ottenere anche un battistero, tanto da suscitare la reazione degli abitanti di Chiesanuova che di notte lo rubarono e poi diedero l'assalto alla canonica. Don Tadini suonò a distesa le campane. Scoppiò una rissa fra i parrocchiani e gli incursori. Intervennero i Carabinieri e uno squadrone di cavalleria, come riferì il periodico satirico "Spiffero" uscito fra il 1879 e il 1884. Anche alla Noce fu maestro elementare e si guadagnò stima e affetto per pietà, soda predicazione, nell'attività educativa e per la grande carità che dimostrò soprattutto in occasione di alluvioni provocate dal fiume Mella.
Dopo la rinuncia, il 13 giugno 1885, alla curazia della Noce, venne nominato dal novembre 1885 coadiutore ed economo spirituale a Botticino Sera in aiuto al parroco infermo, divenendo parroco l'11 aprile 1887. Di forte impegno e carattere, oratore robusto, di zelo indomito fu instancabile promotore di iniziative. Cura particolare ebbe per la catechesi e la predicazione, della quale sono documento schemi e stesure intere di predicazioni per un migliaio di pagine. Promosse l'oratorio femminile dedicato a Maria Immacolata e quello maschile; nel 1888 ricostituì la Compagnia di S. Angela, fondò la Congregazione del SS. Sacramento, delle Figlie di Maria, delle Madri Cattoliche, potenziò il Terz'Ordine francescano. Nel 1892 dotò la chiesa di un nuovo organo della ditta Bernasconi e nel 1903 attraverso l'apporto dei pittori Roberto Galperti e Luigi Campini provvide al restauro della chiesa parrocchiale. Promosse inoltre una "schola cantorum" (1890), la banda musicale, ecc. Aperto ai problemi del suo tempo anticipò e poi fece propri in tutto gli indirizzi della Rerum Novarum fondando nell'ottobre 1893 la Società operaia di Mutuo Soccorso, cui seguì la fondazione di una Cooperativa di consumo. Preoccupato delle condizioni economiche e morali in cui si trovavano le ragazze costrette ad emigrare settimanalmente a Lonato per il lavoro nelle filande locali, cercò di provvedere loro il lavoro in paese. Nel gennaio 1896 assunse in proprio ed ampliò la filanda Zamara che minacciava di chiudere i battenti. Nonostante i gravi contrasti e le difficoltà economiche incontrate, continuò nell'opera fino a quando potè affidarla ad altre mani. Per ospitare le operaie creò un convitto, collocandolo nella villa Mazzola. Per assicurare l'assistenza morale e religiosa, riprendendo un'iniziativa avviata nel 1898 dal gesuita p. Maffeo Franzini, fondò nel 1900 una Pia Società religiosa che prese il nome di Congregazione religiosa delle Suore Operaie della S.Casa di Nazareth (v.) che venne approvata nel 1912 e ed eretta canonicamente nel 1934, riconosciuta di diritto pontificio da Giovanni XXIII il 26 marzo 1962, avente come primo scopo l'apostolato diretto di fabbrica, oltre che quello educativo con vita comune, abito religioso e i tre voti canonici. Affrontando difficoltà d'ogni genere, anche economiche, ed incomprensioni anche da parte di chi riteneva sconveniente che delle religiose fossero anche operaie in ambienti difficili e svolgendo una missione poco confacente allo spirito religioso, ebbe il dono di intuire che la realtà storica e il mondo del lavoro possono diventare luogo privilegiato, per attuare la salvezza cristiana e la liberazione dell'uomo. Pur debilitato gravemente nella salute e oppresso da gravi difficoltà economiche resistette fino agli ultimi giorni di vita con inflessibile coraggio sacerdotale. Alla sua morte "Il Cittadino di Brescia" ebbe a decantarlo come «Anima eletta, tempra d'acciaio, egli fu un vero apostolo. Apostolo dell'antica virtù cristiana, fatta di austerità e di sacrificio e soprattutto di fede. Di fede incrollabile nelle Verità Eterne non solo, ma di fede eziandio nell'assistenza della Provvidenza Divina, ovunque opera umana, nel nome di Dio, tendesse al bene. Così spese tutta la sua vita nel prodigare se stesso nelle cure del suo ministero a beneficio dei diletti parrocchiani».
Il processo informativo diocesano venne aperto il 13 gennaio 1960 e chiuso il 19 giugno 1963; il 13 maggio e 19 giugno 1964 vennero presi in esame gli scritti ed approvati il 5 marzo 1970. In data 21 dicembre 1998 venne riconosciuta l'eroicità delle virtù. In seguito all'approvazione, in data 28 giugno 1999 del miracolo attribuitogli, venne beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999. Nella cerimonia della beatificazione Giovanni Paolo II affermò che "alla scuola dell'Eucarestia il beato aveva imparato a rispondere con intraprendenza pastorale alle sfide sociali e religiose della fine del secolo XIX" e lo definì "operaio di Dio". Al beato vennero dedicate scuole a Lodrino e in Africa. Nell'ottobre 2001 gli venne dedicato un busto a Verolanuova.