SABATTI Giuseppe Antonio

SABATTI Giuseppe Antonio

(Gardone V.T., 8 febbraio 1757 - Brescia, 3 luglio 1843). Di Giovanni Alessandro, chirurgo, e di Agostina, levatrice. Di famiglia alquanto modesta, fin dai primi studi si segnalò per ingegno e soprattutto per la propensione agli studi di matematica, fisica, geometria, astronomia e fu allievo prediletto del matematico Domenico Coccoli. Per sbarcare il lunario fu precettore del conte Luigi Mazzucchelli e frequentò i salotti delle contesse Calini e Uggeri della Somaglia. Ottenne premi per la statica, la geometria, la matematica e l'astronomia. Nel settembre 1786 conseguì, dopo aver sostenuto l'esame di abilitazione a Venezia, il titolo di perito agrimensore per tutto lo Stato veneto, sostenuto dalle raccomandazioni del conte Francesco Mazzucchelli che oltre ad assicurare che era "al fatto delle matematiche", ne vantava anche un' "onestà incorruttibile" e "persona degna di patrocini". Dedicatosi poi all'ingegneria, per la competenza soprattutto nell'idraulica venne nominato ingegnere civile.


Sempre più orientato verso le idee della Rivoluzione Francese, nel 1794 veniva inquisito nell'ambito delle indagini sul "Casino dei buoni amici". Nel 1797 fu poi tra gli animatori della Rivoluzione giacobina ed entrò a far parte del Governo Provvisorio di Brescia. Il 24 marzo 1797 venne nominato nel Comitato militare della Repubblica Bresciana partecipando con altri alla compilazione del manifesto di riordinamento della milizia pubblica l'8 aprile 1797. Chiamato nel novembre 1797 a far parte fino alla riforma del Trouvè del Corpo legislativo della Cisalpina come presidente del consiglio degli juniori, non essendo però riuscito ad impedire che si introducessero alcune riforme, che a lui sembravano lesive della costituzione, "con esempio coraggioso e raro in quell'epoca di ambizioni e condiscendenze" rinunciò alla carica, riducendosi a vita privata. Cambiatesi le cose, accettò di far parte del Direttorio, cooperò alla formazione dello Statuto del 2 brumajo anno VII, rendendosi benemerito quale soprintendente all'amministrazione militare. Il 15 settembre 1798 venne nominato commissario straordinario di governo del Dipartimento del Mella e, successivamente, del IV Direttorio esecutivo revocato poco dopo. Il Cominazzi scrive nelle sue memorie che nel 1799 al sopravvento degli austro-russi "quantunque esautorato" parlamentò con il comandante e venne incaricato di stendere il proclama alla popolazione. Tornati i francesi, il 9 giugno 1800 venne chiamato a far parte del Governo provvisorio e il 3 luglio venne nominato commissario del potere esecutivo della provincia di Brescia e, in seguito, commissario straordinario del Dipartimento. Spedito commissario straordinario a Parma, seppe frenare i dissapori insorti tra la guardia nazionale ed una compagnia di polacchi. Nel 1801 venne nominato governatore di Bologna. Sostituito a Brescia da un certo cremonese Oliva, inviso ai bresciani, intervenne con il Polotti a salvarlo dall'ira popolare. Durante la Repubblica d'Italia, il 13 maggio 1802 venne nominato membro della contabilità nazionale, e ne divenne poi regio commissario nel maggio 1806, e fu creato cavaliere della Corona d'Italia. Sempre nel 1806 fu tra i fondatori della Loggia bresciana Amalia e rappresentante della stessa presso il Grande Oriente d'Italia e della quale fu Rosa Croce. Nel 1808 fu candidato al Senato, indicato "di limitatissime possidenze, di molta dottrina, di ottime qualità personali". Più tardi il 7 marzo 1812 alla istituzione della Corte dei Conti venne nominato presidente di sezione. Per premiarlo dei segnalati servizi Napoleone lo insigniva della Croce di ferro e del titolo di Barone.


Durante la restaurazione ricoprì in Brescia cariche secondarie nell'amministrazione locale. Iscritto all'Ateneo di Brescia fin dal 1803, venne eletto tra i censori il 4 gennaio 1818; dal 17 gennaio 1821 al 1843 ne fu vicepresidente, presentando molte memorie e comunicazioni e dedicandosi, oltre che ad assidui studi, al progresso economico e specialmente agricolo di territori bresciani. La sua competenza venne riconosciuta anche dopo il mutamento del regime che gli era stato favorevole. Nel 1821, ad esempio, forniva a nome dell'Ateneo all'I.R. Delegato notizie sullo stato della pastorizia, sul modo di migliorarla e sul prezzo del grano. Ma moltissimi sono gli argomenti sui quali egli si cimentò come il mercato dei commestibili, la produzione dei bozzoli, il libero commercio del pane, l'abolizione dei calmieri cittadini, la coltivazione della patata e della canapa, la segnalazione (1832) di giacimenti di torba nel Bresciano, ecc. Sostenne la necessità della creazione di una rete ospedaliera tesa a prestare "immediato soccorso alla povertà sofferente" in modo da renderla capace di ricevere gli ammalati di un intero circondario. Si dedicò anche all'istruzione popolare e nel 1818 pubblicava un almanacco intitolato il "Possidente di campagna", ricco di suggerimenti agli agricoltori.


Ma la sua fama è affidata soprattutto al "Quadro statistico del Dipartimento del Mella" pubblicato nel 1807, il primo scritto che segue i principi degli economisti inglesi che venne però confutato nel 1808 da Francesco Torriceni con un pamphlet dal titolo "Osservazioni sul quadro statistico", pubblicato dai tipografi Spinelli e Valotti. Sotto gli auspici di una breve frase mutuata dallo stesso Sabatti "Bisogna conoscere avanti di fare" egli imputò al Sabatti gravissime inesattezze. Ne nacque una guerra... d'inchiostro. Nicolò Bettoni pubblicò (1808) una lettera al Torriceni in difesa del Sabatti, questi una "Appendice"; un anonimo difese il Torriceni con "Dialoghi dei Matti delle Ore", a cui rispose con altri dialoghi tra "Stoppino" e "Folchetto" Antonio Pasinetti (Brescia, 1809), e nel 1812 l'ab. Giambattista Zorzi con un' "Analisi" concludeva: "supposto ignorante il cavaliere Sabatti in materie statistiche, il signor Torriceni lo è per lo meno al par di lui; e che si può con ragione rintuzzare il suo orgoglio, applicandogli la bella massima contenuta nel verso del Boileau: "Nos ècrits son mauvais? les tiens valent-ils mieux?"


Il Sabatti si dedicò inoltre a molte attività: fu promotore e direttore degli scavi archeologici di Brescia e dell'illustrazione del museo; fu inoltre vicepresidente della Commissione urbana delle acque, della Deputazione dell'ornato, della fabbrica del Duomo Nuovo. Dopo i moti del 1831 la Direzione generale di Polizia di Milano scriveva di lui che: «La Commissione speciale di Venezia ebbe qualche sospetto su lui, per complicità ne' maneggi sovversivi di quegli inquisiti. Sebbene però sottoposto alla vigilanza della polizia non ha finora dato materia a rilievi: in fondo all'animo dovrebbe tuttavia esser sempre devoto al liberalismo. Ma sa regolarsi con grande accortezza e prudenza. Gode ottima fama». Non gli mancò poi anche la fortuna economica per cui comperò dai Bonicelli l'attuale palazzo di via S. Francesco 8 a Brescia che passò di mano in mano ai Bordiga, ai Guillaume e infine ai Cimaschi.


SUE OPERE: "Per la festa della Pace celebrata in Brescia nel giorno 16 fiorile", discorso recitato dal cittadino Antonio Sabatti commissario straordinario del Governo (in Brescia, Tipografia Nazionale, 7 p.); "Quadro Statistico del Dipartimento del Mella" (Brescia, per Nicolò Bettoni, 1807, in 8°); "Appendice al Quadro Statistico del Dipartimento del Mella, che serve di risposta alle osservazioni fatte al medesimo dal signor Francesco Torriceni" (Milano, dalla Stamperia reale, 1809, in 8°); "Il Possidente di Campagna, Almanacco" (Brescia, 1818 e seg., in 16°); "La Scuola delle Donne, o discorso di un marito a sua moglie sui mezzi di rendersi felici nel loro stato, di M. C. avvocato del parlamento (di Parigi) traduzione dal francese" (Brescia, Bettoni, 1819, in 8°); "Osservazioni intorno alla Memoria del conte Giovanni Antonio Scopoli presentata all'Accademia d'Agricoltura, Arti e Commercio in Verona, e dalla medesima coronata sul programma: visto l'attuale avvilimento nel prezzo degli ordinarj prodotti dell'Agricoltura, proporre qual sia il ramo d'industria agraria o manifatturiera, che possa essere incoraggiato per ottenere qualche compenso" (Verona, tipogr. Libanti, 1825, in 4°); "Raccolta di proverbi contadineschi applicabili all'agricoltura, del barone cavaliere Antonio Sabatti vice-presidente dell'Ateneo di Brescia"; "Giornale agricolo lombardo veneto", (s. I, 1834, vol. II, pp. 185-230). Nei "Commentari dell'Ateneo di Brescia" ha pubblicato: "Quadro statistico del dipartimento del Mella" (1803); "Sulla natura e sulla riparazione dei torrenti per la preservazione delle nostre campagne", due memorie (1816-1817, pag. 77); "Sui difetti e sulle imperfezioni sì dei mezzi che delle macchine finora conosciute per la misura delle acque correnti" (1818-1819, pp. 152); "Memoria sulla coltivazione della canapa, che introdursi potrebbe nella provincia bresciana" (1820, pp. 112); "Rapporto sullo stato della pastorizia nella nostra Provincia" (1821, pp. 60); "Sull'invilimento dei grani in Italia" (1821, pp. 60); "Misura delle acque delle nostre fontane" (1822, pp. 45); "Sulla coltivazione di alcune erbe, utili alla cucina" (1822, pp. 74); "Memorie due sulle sciabole di Damasco, fabbricate dal sig. Paolo Landi bresciano e presentate all'Ateneo" (1822, pp. 75); "Discorso sull'unione dei patri monumenti" (1823, pp. 29); "Osservazioni sul metodo, proposto dal sig. Cristoforo Baglioni per fare, migliorare e conservare il vino" (1824, pp. 90); "Esame della memoria del dr. Luigi Sacco «sopra un nuovo metodo di preparare il lino e la canapa, senza danno della pubblica salute»" (1824, pp. 91); "Sullo stato economico della provincia bresciana" (1825, pp. 104); "Rapporto sulla memoria del co: Giovanni Scopoli «come riparare al decadimento dei prodotti del suolo nella provincia di Verona» premiata dalla Accademia di quella città" (1825, pp. 121); "Osservazioni, concernenti il metodo di fare il vino" (1825, pp. 122); "Rapporto sulla maniera di fabbricare i cappelli colla lanugine dell'Asclepia" (1825, pp. 127); "Osservazioni economiche sul lusso" (1826, pp. 74); "Rapporto di tre memorie economico-agricole dell'Accademia di Verona" (1826, pp. 82); "Sul libero commercio del pane" (1827, pp. 89); "Rapporto di alcune memorie dell'Accademia di Verona" (1827, pp. 91); "Sunto di alcuni opuscoli accademici veronesi" (1828, pp. 103); "Del monopolio dei grani" (1829, pp. 147); "Sui pozzi artesiani" (1830, pp. 142); "Delle ragioni della carestia del 1815 e 1816" (1831, pp. 59); "Storia del censo bresciano, memoria divisa in tre parti" (1832, pp. 64); "Del difetto quantitativo di bozzoli, rispettivamente alla moltiplicazione dei gelsi in provincia" (1833, pp. 72); "Degli errori, che si commettono in agricoltura, dimostrati col confronto dei precetti agronomici, ridotti in proverbi" (1833, pp. 76); "Prospetto storico-economico dell'opera ed amministrazione, prestata dalla Commissione speciale degli scavi e museo" (1835, pp. 65); "Dell'importare della coltura agostana" (1837, pp. 156); "Osservazioni sul mercato de' commestibili in Brescia" (1838, pp. 3); "Del mancamento progressivo delle legne e della necessità di sostituire un nuovo combustibile" (1839, pp. 80); "Dello stato delle strade bresciane avanti e dopo l'anno 1790, e del progetto di un canale navigabile della nostra provincia Dissertazione storica" (1839, pp. 105); "Dei letami animali, vegetali e minerali" (1840, pp. 75); "Sull'esistenza della torba nella nostra provincia, e dei mezzi di introdurne l'uso per combustibile" (1840, pp. 84); "Della imperfezione dei nostri principali strumenti rurali, e del pratico loro uso nella nostra provincia" (1841, pp. 134); "Relazione di un saggio, fatto sopra un piccolo pezzo di litantrace o carbone di terra, trovato nella provincia bresciana" (1842, pp. 8).