SABATTI
SABATTI
Antichi originari di Magno sopra Inzino, ovvero Magno d'Inzino (dal 1928 Magno di Gardone V.T.), hanno i seguenti soprannomi che ne distinguono i vari rami o ceppi: Botasöle, Campì, Canèle, Càrli, Cristì, Fièi, Morècc, Pasquì e Sòp. La prima citazione finora nota del terzo «scotöm» indicato risale al 14 febbraio 1681, data in cui nella chiesa di S. Martino venne battezzato Andrea, «figlio di Gian Antonio Sabatti detto Canella, e di Giacinta»; il 5 gennaio 1777 Bartolomeo Sabatti «detto Canilino» fu padrino al battesimo di Caterina Zoli; nel 1821 nacque Caterina Angela figlia di Andrea Tanfoglio e di «Faustina Sabatti Canella»; il 18 dicembre 1822 nel nuovo campo santo fu sepolta Maria, «moglie di Giacomo Sabatti Canella»; il 24 aprile 1847 venne al mondo Pietro Giacomo Sabatti, «figlio di Luigi Canela e di Santa Sabatti»; un atto del 5 giugno 1730 del notaio Giovanni Tanfoglio cita Giovanni fu Giacomo Sabatti detto «Cerisino», vedovo di Camilla Rizzini, da cui aveva avuto i figli Giacomino, Giovanni e Veronica; datato 2 settembre 1742 è il necrologio di Giovanni Sabatti detto «Sarezini», deceduto a Magno. Nel 1734-35 è documentato anche il soprannome Comincini; quello dei Sòp è identificabile nell'atto di morte di Laura fu Bartolomeo Sabatti «detto il Zoppo», deceduta il 14 agosto 1749; Pasquì e i Cristì sono nominati: rispettivamente nel 1845 e 1847.
Il numero maggiore dei Sabatti tuttora risiede a Magno, dove nel 1968, su 728 abitanti, risultavano essere 166, pari al 22,8% dell'intera popolazione del paese. Soprattutto per motivi di lavoro e di matrimonio (complice anche la carenza di alloggi) alcuni si sono trasferiti altrove, specialmente a Inzino, Marcheno, Gardone, Cogozzo, S. Vigilio e nella Bassa Bresciana (tra cui la famiglia di Luigi Sabatti dei Canèle, classe 1875). «Sabato», figlio del fu «de Sabato» di Magno fece dipingere un affresco, datato maggio 1496, al di sopra del portale rivolto ad O, appartenente alla vetusta dimora dei Sabatti del ramo dei Canèle, in via A. e G. Tanfoglio. Si tratta di un pregevole e importante dipinto di ispirazione foppesca che raffigura la Madonna col Bambino in trono e S. Bernardo da Mentone, restaurato nel 1998 grazie al contributo ottenuto dal Credito Agrario Bresciano dall'Amministrazione comunale di Gardone V.T. Una "Crocifissione" è emersa più di una ventina di anni fa sulla parete N di una stanzetta superiore dell'abitazione; sullo sfondo dell'affresco, dai colori brillanti, spiccava la città di Gerusalemme con le mura decorate da merli a coda di rondine; il dipinto, stimato del secolo XV, venne intonacato. Nel complesso dell'edificio si segnala un notevolissimo esempio di architettura rustica: nella vecchia «cùrt» è da ammirare una colonna che sostiene due archi a tutto sesto, databile verso la fine del 1400. La fusione di semplicità ed eleganza offre una suggestiva immagine del buon gusto antico. I vani superiori ed adiacenti, abitati dai Sabatti denominati Càmpi, appartengono ai loro eredi, cui i Sabatti del ramo dei Canèle cedettero la porzione di fabbricato posta a S. Ad un ramo dei Fièi appartiene tuttora la casa in via S. Martino, decorata da una Madonna col Bambino in trono e angeli musicanti, affrescata sulla parete meridionale ed assegnabile ad un maestro bresciano della fine del '400 che, secondo Sandro Guerini, si rifà a Paolo da Cailina il Vecchio, mentre non manca qualche suggestione bembesca negli angeli musicanti.
Il primo settembre 1567, in occasione della visita pastorale del vescovo Domenico Bollani, che in sua vece mandò a Magno il vicario generale mons. Girolamo Cavalli, furono interrogati i due consoli del Comune, Giovannino Carli e Bartolomeo Sabatti; precedentemente era stato console e «massaro» della terra di Magno Giovanni Sabatti. Il 28 aprile 1581 Bartolomeo fu Cristino Sabatti nel suo testamento ordinò l'acquisto di due ceri votivi, di due libbre ciascuno, da collocare all'altare di S. Martino per il SS. Sacramento ed impose agli eredi l'obbligo di procurare una misura di frumento per ricavarne del pane da distribuire a Magno, secondo la consuetudine e per amor di Dio. Il 9 maggio 1583 il citato Bartolomeo Sabatti, console del Comune di Magno, Stefano Rizzini e Cristino Sabatti, «sindici» e agenti a nome del medesimo Comune, acquistarono un frutteto con abitazione sul territorio di Inzino, nella contrada del Mulino. Il medesimo console Bartolomeo Sabatti il 9 agosto successivo, con altri sei rappresentanti del Comune di Magno, tra i quali Cristino e Antonio Sabatti, definì i confini dei territori di Cesovo, Cimmo e Magno insieme con gli eletti dei predetti Comuni. L'11 novembre 1646 tra i ventinove capifamiglia che si radunarono nel «luogo solito» delle «vicinie et consiglij» della Comunità di Magno per eleggere quattro «sindici procuratori et negotiatori generali et speciali» per ottenere la separazione della chiesa di S. Martino dalla pieve di S. Giorgio di Inzino, sono compresi sei Sabatti; i partecipanti a quella storica seduta della vicinia di Magno (citato come comune autonomo nel 1444) risultarono essere oltre i due terzi dei membri aventi diritto, quindi nel 1646, degli oltre quaranta nuclei familiari di Magno, almeno sei erano della stirpe dei Sabatti. Nel 1674 Gian Giacomo Sabatti fu Filippo ebbe la carica di sindaco del pio luogo della Carità di Magno. Da un documento del 9 dicembre 1691, conservato nell'archivio parrocchiale di Inzino, risulta che Giacomo e Salvatore Sabatti erano rispettivamente «ministrale» e cancelliere della spettabile Comunità di Magno; un altro atto dell'aprile 1710, custodito nel medesimo archivio, riferisce che Salvador Sabatti «vive inconfesso a causa d'inimicitie, dalle quali non ha voluto rimuoversi, benché pregato e ammonito dal proprio Parroco». Ancora il Sabatti, come lamentava nell'ottobre 1713 il «curato» di Magno don Giovanni Fausti, pur essendo ammogliato, dava «motivo di scandalo» per innamoramenti con una parente e per «durezza di trattamenti» verso la moglie.
Verso la fine del '600 si registrarono anche due episodi straordinari riguardanti i Sabatti. Il primo novembre 1693 «nacque una creatura morta figlia di Lazaro Sabatti» che fu trasferita alla chiesa di S. Antonio di Drò, diocesi di Trento e, come si ricava dalla attestazione di don Gian Battista Tomasi curato di Drò, datata 6 novembre 1693 la creatura, premesse delle preghiere, diede segno di vita e fu battezzata. Al medesimo altare del santo taumaturgo patavino, venerato a Drò, messer Salvador Sabatti portò una «creatura morta» che ricevette l'acqua del battesimo «con segno evidente di vita». Così scrisse don Gian Matteo Matteotti, curato di Drò, il 28 giugno 1694. Il 3 agosto 1703 in «Marcheno di Sopra» messer Francesco fu messer Gio. Paolo Sabatti d'Inzino e ivi abitante fece da testimone ad un atto rogato da Giacomo Marchi, notaio di Magno sopra Inzino. Il 27 ottobre 1714, come da atto del notaio Giacomo Marchi, messer Francesco Sabatti fu Gio. Paolo, abitante a Inzino, è citato come pubblico «ministrale di Valtrompia». Il medesimo notaio Giacomo Marchi fu Francesco, abitante a Magno, il 14 gennaio 1716, nella saletta delle case e abitazioni proprie, in «Magno d'Inzino», nella contrada della Fontana, rogò l'atto relativo al patrimonio per il chierico Francesco Sabatti fu Battista, costituito negli ordini minori, che desiderava essere promosso agli ordini sacri, cioè al sacerdozio. Antonio fu Battista Sabatti, zio del padre del predetto chierico, assegnò due pezze di terra, ciascuna con stalla e fienile, la prima in Magno nella contrada «de Ranco» e l'altra nella Valle d'Inzino, che davano una rendita annuale di 42 scudi. Con atto del notaio Benedetto Guerini di Cellatica, l'8 giugno 1718 i fratelli Stefano e Paolo fu Bartolomeo Sabatti, abitanti nella terra di S. Vigilio, imposero un annuo censo di L. 100 planetti nei confronti della Pia Carità di Natale di S. Vigilio sopra una pezza di terra boschiva e castagniva, sita nel territorio di S. Vigilio, nella contrada detta di Mandò. Maddalena, vedova di Lazzaro Sabatti, nel testamento rogato dal notaio Giovanni Zanfoglio di Magno il 6 aprile 1731, nella casa della testatrice, posta nella contrada «in fondo» e detta «terra di Magno», a titolo di legato dispose che si dovevano versare dieci scudi bresciani all'altare di S. Pietro Martire e di S. Antonio di Padova, eretto nella parrocchiale di S. Martino, per «farvi un sacro deposito cioè una nicchia delle Sante Reliquie come quella che è all'altare della Madonna entro la Pala del Santissimo Rosario» (identificabile con il grande reliquiario ligneo dorato, che poi venne trasferito dietro la pala dell'altare maggiore).
La contrada dei Sabatti in Magno sopra Inzino è nominata in un atto del 21 aprile 1731, rogato dal notaio Giovanni Tanfoglio di Magno, nel quale si specifica che ivi c'era la casa di Salvador Sabatti. Un altro atto del 4 marzo 1733, rogato dallo stesso notaio cita messer Salvatore Sabatti, eletto dalla Vicinia come «agente» della Comunità di Magno, ed il signor Giuseppe fu messer Lazzaro Sabatti, rappresentante la medesima Comunità, console e «governatore» di Magno. Dal registro dei Matrimoni 1709-1788 dell'archivio parrocchiale di S. Lorenzo di Brescia si ricava che il signor Giuseppe «Sabbatti», nato a Venezia, ma abitante «ora» in Brescia nella parrocchia di S. Agata, il 24 luglio 1734 sposò in S. Lorenzo la signora Angela Schena, parrocchiana di S. Lorenzo. L'omonimo don Giuseppe Sabatti, di anni 67, morì a Magno sopra Inzino nel gennaio 1758, come si rileva dal suo necrologio datato 18 gennaio 1758, annotato sul libro dei Morti e Cresimati (1734 - 1858). Nel 1735 risultano ostetriche di Magno le signore Caterina e Maria Sabatti. Il 13 giugno 1750 messer Giovanni Sabatti fu Giacomo di Magno, con atto del notaio Pietro Filippini di Inzino, dispose le sue ultime volontà, essendo «in età senile»: lasciò L. 200 planetti alla «Scuola» del SS. Sacramento di Magno, «da conseguir» però solo dopo la morte di Giacomo, suo figlio ed erede; alla chiesa ossia oratorio di S. Bartolomeo in ragion di legato lasciò «la sua casa in capo di Magno», pure dopo la scomparsa del figlio predetto, nominato erede universale di tutti i suoi beni, mentre istituì commissari ed esecutori testamentari i signori Gian Pietro Sabatti fu Cristino e Girolamo Zoli fu Giacomo, ordinando loro di spendere il valore degli utensili della sua bottega per il proprio funerale. Tra le 36 famiglie di Magno elencate dal «curato» don Giuseppe Aguzzi nella relazione incompleta databile al 1756 ne sono comprese 7 dei Sabatti tra le 20 in condizioni economiche discrete, nessuna tra le 8 più povere e 3 su 8 tra quelle miserabili. Il 6 settembre 1778, con atto del notaio Domenico Bernardi, originario di Cesovo, Gio. Pietro Sabatti fu Cristino, desiderando che suo figlio Antonio, chierico negli ordini minori, potesse accedere al sacerdozio, gli procurò idoneo patrimonio, assegnandogli una pezza di terra con due stalle e fienili in Marcheno, nella contrada dei Dossi, insieme ad un'altra pezza di terra sita nella medesima contrada e ad altra pezza di terra in Magno, nella contrada di «Calcharole di sopra, e Gazanino».
Il 23 febbraio 1800 la metà dei 14 capifamiglia partecipanti alla «Vicinia del Comune e uomini della terra di Magno» è composta dai Sabatti; in quella seduta si incaricarono Bortolo Sabatti, Vincenzo Tanfoglio e Luigi Zoli di «procacciare» circa 4.000 lire per provvedere 60 some di miglio da distribuire alla popolazione affamata, angustiata dalla carestia. L'atto è firmato dal cancelliere Bortolo Sabatti. Con atto del notaio Giacomo Ceresoli di Marcheno, Marc'Antonio Sabatti fu Bartolomeo del Comune di Magno sopra Inzino il 13 gennaio 1804 fece testamento, nominando eredi universali i figli Bartolomeo e don Giacomo Antonio, mentre l'usufrutto dei beni situati nelle località denominate «Padil, Calchera, Chios e Vaj» spetterà ad Angela «Ancelotti», moglie del testatore, finché ella vivrà, ed alla figlia Anna Maria, fino a quando si sposerà. Al cugino Giambattista fu Giuseppe Sabatti concesse il diritto d'usufrutto circa la parte di stalla, fienile e portico alla «Laf», spettante al citato don Giacomo Antonio Sabatti, finché vivrà a titolo di ricompensa dei restauri eseguiti dal suddetto. Come si ricava dagli atti della visita pastorale, compiuta nel giugno del 1809 dal vescovo Gabrio Maria Nava, don Vincenzo Mutti, parroco di Cesovo dal 1798, attestò a Sua Eccellenza che don Giacomo Sabatti era suo coadiutore e che faceva anche scuola ai fanciulli. Don Mutti inoltre specificò che la coadiutoria era «sostenuta da volontarie oblazioni di famiglie particolari» di Cesovo. Fu cappellano e maestro a Lavone, ma alla fine del 1822 tornò a Magno. Da un documento redatto l'8 gennaio 1823 dall'arciprete e vicario foraneo di Inzino, notificato alla Curia Vescovile di Brescia, si ricava che don Giacomo Sabatti andava la festa a celebrare a Inzino la messa ultima; nel medesimo anno don Giacomo era cappellano-confessore a Magno d'Inzino (che allora contava 165 anime, mentre quelle della pieve di S. Giorgio erano 560). A Pezzaze il 20 maggio 1830 «è mancata aj vivi» Domenica Sabatti, nativa di Magno, maestra elementare, come è annotato nel Registro dei Morti (1685-1869) dell'archivio parrocchiale di Pezzaze. Otto furono le vittime del colera del 1836, tra le quali quattro Sabatti (due adulti e due bambini). Quinto sindaco di Magno nel Regno d'Italia fu Battista Sabatti dal 1889 al 1890 e poi dal 1892 al 1895, mentre penultimo sindaco del Comune autonomo, pure di Magno, fu Luigi Sabatti (Magno, 21 giugno 1897 - 11 febbraio 1982) del ramo dei Sòp, dal 1924 al 1926, per moltissimi anni saggista della parrocchia di S. Martino e addetto alla sepoltura dei defunti. Da ricordare è anche Antonio Sabatti, segretario comunale. Pietro Giacomo (detto Giacomo) Sabatti (Magno, 24 aprile 1847 - 16 maggio 1925) di Luigi «Canèla» e di Santa pure Sabatti ebbe come padrino Antonio Sabatti di Bortolo «detto Zop» della parrocchia di Magno e dal soprannome di quest'ultimo risulta evidente un legame di amicizia, se non di parentela, tra questi due rami dello stesso cognome. Per le sue doti intellettive eccezionali era soprannominato «Mago». Fu sindaco, esattore, giudice conciliatore, meritandosi "il plauso, la benevolenza e la riconoscenza di tutti per la sua onestà e competenza". Fu anche apprezzato organista. Agli inizi del '900 fece edificare dai capomastri Cristini di Marone un vasto edificio a due piani, nel brolo dei «Canèle» a S della piazza maggiore di Magno. Ebbe vari figli, tra i quali suor Giacomina (Magno, 1880 - Sarnico, 1938), della Congregazione delle SS. Capitanio e Gerosa di Lovere, amatissima maestra a Sarnico, il cui ricordo resta in benedizione; Santina, (Magno, 8 marzo 1870 - 12 dicembre 1948), maestra elementare a Zigole di Bovegno e a Magno; Silvio, (Magno, 12 giugno 1887 - 1 marzo 1953) detto «èl maistrì», maestro elementare a Lumezzane S. Apollonio, Ville di Marmentino e Magno, per vari lustri fu organista della parrocchiale di S. Martino; arrestato a scuola a Magno dai fascisti, fu rinchiuso nelle carceri del castello di Brescia, dalle quali fortunosamente riuscì a fuggire. Vittorino, (Magno, 25 settembre 1889 - 22 giugno 1973), contadino, per parecchi anni fu fabbriciere, mentre suo figlio Silvio (Magno, 21 settembre 1927 - 7 giugno 1985) fu organista numerosi anni ed anche apprezzato, brillante fisarmonicista, animatore di feste popolari che valorizzavano i canti tradizionali. Carlo Sabatti, fu Battista (Magno, 7 marzo 1872 - 17 gennaio 1936), dei Botasöle, detto "il Doge", perì tragicamente nel crollo della volta della grotta sita a N dell'abitato, dove si era recato per cavare sabbia per conto del Comune di Gardone V.T. Dalla moglie Angela Ardesi ebbe cinque figli tra i quali la figlia Rosalinda detta Rosi (Magno, 28 febbraio 1924 - 28 gennaio 1965), per oltre un decennio gestì la tabaccheria del paese e ha lasciato un profondo rimpianto per le sue straordinarie doti umane. Al ceppo dei Sabatti detti «Sòp» appartenne Felicita (Magno, 1 gennaio 1899 - 1 settembre 1978), sorella del citato Luigi, della Compagnia di S. Angela Merici, fu fedele perpetua di don Angelo Bregoli, parroco di Magno dal 1904 al 1950, e poi di don Agostino Quaranta, parroco di Ponte Zanano e beneficò la parrocchia di Magno. Giovanni Sabatti detto «Fièl» (Magno, 12 settembre 1897 - 1 febbraio 1980) per alcuni anni rappresentò degnamente la frazione di Magno nel Consiglio Comunale di Gardone V.T.; era denominato «èl sindèch dè Màgn» e contribuì efficacemente a risolvere alcuni dei problemi del paese in anni particolarmente difficili. Bortolo Sabatti del ramo dei «Càmpi» (Magno, 10 luglio 1897 - 16 aprile 1979) fu cavaliere di Vittorio Veneto. Intorno al 1952 le sorelle Giulia, Cristina ed Edvige (detta Bice) fu Samuele Sabatti, cugine di Carlo Sabatti fu Battista, donarono alla parrocchia alcune pezze di terra che, unite all'ampio terreno di Mardocheo Zoli, altro benefattore, servirono per realizzare il campo di calcio ed altre strutture parrocchiali. Nel 1870 Samuele Sabatti, di Giovanni e Pietro Zoli, fu Angelo, furono i custodi dell'aprico santuario di S. Bartolomeo; cento anni dopo, grazie alla segnalazione di Luigi Sabatti fu Carlo detto Battista (deceduto nel 1998), furono recuperate le pregevoli cornici della pala maggiore e dei due quadri della "Pietà" e della "Madonna della Neve", trafugate dal santuario da ladri rimasti ignoti. Poco più di dieci anni fa, da un ripostiglio della parrocchiale di S. Martino furono recuperate due lampade d'argento, restaurate e appese in presbiterio. Una di queste è probabilmente identificabile con quella lasciata da Camilla Sabatti con un legato di piccole L. 490 a favore della scuola del SS. Sacramento, ma che risulta non ancora eseguito nel settembre 1735, benché la pia Camilla fosse già scomparsa; in occasione della visita pastorale il card. Querini ordinò di eseguire la sua volontà.
Dei Sabatti del ramo trasferitosi a Gardone V.T. si distinsero alcuni personaggi di rilievo fra i quali Giuseppe Antonio (v.) e Giovanni (v.); Giuseppe, (morto nel 1843) ottimo armaiolo, si distinse particolarmente come dipendente della Fabbrica d'armi di Gardone V.T. Sabatti Lodovico con Crescenzio Paris e Zaccaria Premoli fondava nel 1860 la Prima Fabbrica d'armi di Brescia. (Collaborazione Carlo Sabatti)