PIAZZONI Alessandro (2)
PIAZZONI Alessandro (Sandro)
(Roma, 2 maggio 1885 - Brescia, 14 maggio 1971). Di Ernesto e di Carlotta Sprega. Intrapresa la carriera militare, frequentò l'Accademia di Modena, la scuola d'applicazione di Parma ed in seguito l'Istituto superiore di guerra di Torino. Nel 1906 era sottotenente nel 74° Reggimento di Fanteria. Nella I guerra mondiale guadagnò, a Stretta di Saga (Udine) il 24 ottobre 1917, la medaglia d'argento con la seguente motivazione: «A disposizione del Comando di una Divisione, incaricato di fermare e riordinare reparti ripieganti e di organizzare la difesa di un'importante posizione, in una zona intensamente battuta dal fuoco nemico, assolveva pienamente il difficile compito affidatogli, dimostrando intelligenza, sprezzo del pericolo, fermezza e valore mirabili». Ebbe inoltre due croci di guerra ed altre decorazioni comprese quelle interalleate. Dopo aver frequentato il corso di Stato Maggiore di Vicenza, il Piazzoni fu chiamato in servizio di Stato Maggiore al Comando del Quarto Corpo d'Armata, ed in seguito nella cinquantesima divisione alpina. Dopo la guerra fu direttore ed insegnante all'Istituto di ginnastica militare della Farnesina a Roma. Nel dicembre 1921 trasferì la sua residenza da Livorno a Brescia. Nel 1932, promosso Colonnello, comandò il 53° fanteria a Vercelli, Ivrea e Biella, e dopo soli due anni di comando, fu chiamato all'Ispettorato dell'Arma di Fanteria a Roma con l'incarico di facente funzione di generale addetto. Nel '37-'38 partecipò alla guerra di Spagna come comandante della Brigata mista d'assalto Frecce Nere, da lui stesso fondata, guadagnando la promozione a Generale per meriti di guerra, e un'altra medaglia d'argento con la seguente motivazione: «Comandante di una Brigata mista, durante un importante ciclo operativo, più volte si poneva alla testa della propria unità, guidandola con audacia alla occupazione delle posizioni avversarie. La sua rapida e risoluta azione, intonata perfettamente alle circostanze, facilitava l'occupazione di vari centri industriali di capitale importanza e la cattura di un imponente bottino; favoriva l'assolvimento dei compiti di unità laterali seriamente impegnate e affrettava la resa di numerose forze nemiche. Battaglia di Santander - Onton - Laredo - Santona - Solares, 13-26 agosto 1937». Nel dicembre 1937 ebbe la promozione per merito di guerra da colonnello a Generale di Brigata con la motivazione: «Colonnello di Fanteria, incaricato del comando di una Brigata di truppe volontarie, la organizzava e la guidava vittoriosamente in combattimenti, dimostrando decisione e capacità manovriera. Bermed - Monte Gata - Porto di Bilbao - Monte maggio - dicembre 1937». Pochi mesi dopo ebbe l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia per aver «in quaranta giorni di dure operazioni offensive, alla testa di una forte brigata mista, che guidava a brillanti e costanti successi, dimostrato doti preclare di comandante e di soldato - Rudilla Tortosa, 9 marzo - 18 aprile 1938». Ebbe inoltre varie decorazioni spagnole, tra le quali la medaglia d'oro di Bilbao, l'onorificenza di grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Spagnola. Lo scoppio della II guerra mondiale lo trovava a Rodi, comandante della Divisione Regina. Richiamato in patria nell'agosto 1940 venne mandato sul fronte greco albanese, al comando della divisione speciale alpina che ebbe il grande vanto di arrestare l'avanzata greca in val Schutziza (Bratai); in questa occasione gli fu conferita la decorazione di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia per avere «operando con scarsi mezzi e poche truppe, ma con prontezza d'intuito e d'esecuzione, arrestato definitivamente il nemico che, imbaldanzito dai precedenti successi, si affacciava in forze alla Val Schutziza. Organizzatore di provata capacità, animatore convincente, di agile ed avveduta iniziativa, diresse l'esecuzione di opere difensive dalle quali fronteggiò e dominò l'avversario, infliggendogli notevoli perdite. Ufficiale di elevate qualità morali e professionali, portò a termine, superando gravi difficoltà, il duro compito affidatogli. Albania, 20 dicembre 1940 - 21 marzo 1941». Tornato in continente nel marzo '41, riorganizzò la divisione motorizzata Trieste portandola in Africa Settentrionale, dove raggiunse l'apice della carriera con l'affidamento del comando del Corpo d'armata di manovra formato dalla divisione motorizzata "Trieste" e dalla corazzata "Ariete". In condizioni quanto mai difficili le unità di Piazzoni si comportarono con grande valore e, molto tardivamente, gli inglesi hanno dovuto ammetterlo. Nel suo libro "Tobruk" Michael Carver riconosce che gli italiani erano un avversario pericoloso da non sottovalutare «come dimostrarono le divisioni "Ariete" e "Trieste"», anche quando dovettero affrontare forze corazzate superiori. Piazzoni, generale del deserto, nel comando delle sue unità rivelò doti non comuni anche di coraggio tipicamente bresciano: spesso in prima linea e anche oltre con pattuglie esploranti. I suoi uomini lo ammiravano perché capitava molto di rado che i generali italiani si portassero dalle retrovie alla prima linea. Ferito mentre comandava il XX Corpo d'Armata, veniva rimpatriato per la convalescenza, alla quale rinunciava ben presto, perchè chiamato in Croazia al comando della divisione Bergamo. Il primo marzo del '43 assunse il comando titolare del VI Corpo d'Armata a Ragusa Dalmata, con il quale l'8 settembre combattè contro l'ex alleato sino a quando il Comando Gruppo Armata Est non gli diede ordine di trattare l'accordo. Seguirono due lunghi anni d'internamento in Germania e nella zona di Karkof in Russia. Rimpatriato nell'ottobre del '45, si dedicò, libero dal servizio militare, ai Lupi di Toscana, ai Decorati al Valor Militare ed ai Combattenti in genere. Fu presidente della Federazione Provinciale del Nastro Azzurro e dell'A.N.U.P.S.A., dell'Associazione Reduci Divisione Bergamo, delle Associazioni Lupi di Toscana, Carristi d'Italia, ex Internati in Germania. Ha pubblicato: "Le Frecce Nere nella guerra di Spagna" (Roma, ediz. rivista "Nazione militare", 1939, IP ediz. Roma, XVI, 254 p.). È sepolto nel cimitero di Manerbio.