OMODEO Angelo

OMODEO Angelo

(Mortara, Milano, 20 febbraio 1876 - Polpenazze, 3 giugno 1941). Durante gli studi universitari fu attivo nella vita politica e sociale, amico poi per tutta la vita di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff, collaborarò a giornali e periodici. Laureatosi in ingegneria civile al Politecnico di Milano nel 1899, fin dal 1902 dedicò una sua prima apprezzata memoria ad un piano di utilizzazione delle risorse idriche dell'Eritrea basato principalmente sulla creazione di serbatoi artificiali, alcuni dei quali in seguito realizzati. Costituito un importante ufficio a Milano, intraprendeva successivamente lo studio della massima parte dei corsi d'acqua italiani, ideando, progettando e collaborando alla realizzazione di molti dei principali bacini montani e impianti idroelettrici nostri. Particolare attenzione egli rivolse al problema dei serbatoi e all'utilizzazione sistematica dei bacini idrografici montani, enunciando e sostenendo, con entusiastico fervore e riconosciuta competenza, quei concetti di coordinazione e di regolazione degli impianti che costituirono, e costituiscono tuttora, un fattore essenziale dell'armonico sviluppo della nostra industria idroelettrica. Rimangono particolarmente legati al suo nome, in Italia, gli impianti idroelettrici del Brasimone e del Corfino (le prime due dighe importanti costruite nel nostro Paese); il sistema degli impianti Silani (1906); i due grandi laghi artificiali della Sardegna, Tirso e Coghinas, il primo dei quali, il più importante d'Europa, porta il suo nome: Lago Omodeo. Ognuna di queste opere, al tempo in cui fu ideata, segnò una tappa od un primato importante della tecnica idroelettrica italiana. In particolare il sistema della Sila costituisce uno dei primissimi e più complessi esempi di utilizzazione integrale di un vasto bacino idrografico mediante impianti e serbatoi dimensionati e coordinati secondo criteri al tempo stesso razionali e arditi; il lago del Tirso segna la prima concreta affermazione del concetto dell'integrazione pluriennale, grazie alla quale soltanto è possibile lo sfruttamento dei bacini, come gli appenninici e gli insulari nostri, soggetti a regimi ideologici variabilissimi da anno ad anno; e l'impianto del Coghinas, infine, offre il primo esempio in Italia ed uno dei primissimi nel mondo, di centrale sotterranea. Ideò inoltre e progettò gli impianti del Lys, del Moncenisio, della Bormida e del Valla in Piemonte, dell'Aveto-Trebbia nella regione ligure piacentina, del Serchio in Toscana, del Tronto nelle Marche, del Belice in Sicilia e molti altri. Anche nel campo della bonifica e delle irrigazioni, fra i molti progetti e studi, nonchè varie realizzazioni è da ricordare un progetto per la regolazione del Lago Maggiore, da lui redatto sin dal 1922 secondo concetti di grande razionalità. Durante la critica siccità del 1921-22 venne nominato, dal Governo, Commissario per la regolamentazione degli usi dell'energia elettrica in Lombardia. Ispirandosi sempre a concetti di sviluppo organico delle utilizzazioni idroelettriche nazionali diede anche un notevolissimo contributo di idee e di studi all'evoluzione e al perfezionamento della legislazione italiana sulle acque. Fu infatti uno dei maggiori fautori di quell'importante movimento che portò all'adozione del criterio discriminante della migliore utilizzazione ai fini dell'interesse generale, sancito per la prima volta dal Decreto del novembre 1916, e successivamente concretato nel 1919 da prima, e nel 1933 poi, con la vigente legge sulle acque. Non meno complessa e brillante dell'imponente attività svolta in Italia appare quella compiuta dall'ingegnere Omodeo all'estero, specialmente dopo la I guerra mondiale, sempre con la collaborazione dei valorosi tecnici ch'egli aveva saputo raccogliere intorno a sè e che contribuirono con lui a numerose felici affermazioni della tecnica italiana all'estero. Consulente tecnico di importanti gruppi finanziari, predispose infatti col suo ufficio lo schema di utilizzazione idroelettrica dei Grampiani, in Scozia, progettò e costruì gli impianti idroelettrici esistenti nella regione di Malmedy (allora Ardenne Belghe), e studiò inoltre un piano completo di utilizzazione delle acque di quella regione. Collaborò in Francia, oltre che allo studio dell'impianto dell'Ardèche e di altri, al progetto e alla costruzione delle grandi centrali della Tryère (Massiccio Centrale). Progettò inoltre e fu consulente per la costruzione di un importante impianto nei Pirenei francesi. In Spagna collaborò fino dal 1912 allo studio del grande sistema di impianti del Rio Seyre e del Noguera Pallaresa che alimentano il centro industriale di Barcellona. Anche l'impianto idroelettrico del Rio Mijares in provincia di Valencia (Spagna) fu da lui progettato, e così pure quelli del Rio Zezere ed altri minori in Portogallo. Progettò e costruì nel Messico il grande impianto idroelettrico di Tepuxtepec ed eseguì importanti studi per l'utilizzazione di alcuni dei grandi fiumi dell'America Meridionale. L'utilizzazione delle acque del Nilo, sia per l'ampliamento delle irrigazioni, che per la produzione dell'energia, costituisce uno dei più ampi progetti cui abbia dedicata la sua attività. Attenzione dedicò anche a problemi idraulici di aree interessanti anche il Bresciano. Dal 1922 studiò per conto della Società Lago d'Idro e a nome dell'ing. Tottoli il progetto per la regolazione delle acque del Lago d'Idro e da lui chiamato piano regolatore dell'Adige-Sarca-Mincio. Suo un ampio studio anche sulla regolazione delle acque del Chiese e del Sarca e dei Laghi di Molveno e Garda (v. Omodeo, piano). Vari studi sulle possibilità idrauliche dell'Albania furono compiuti dall'ing. Omodeo e dal suo ufficio nel periodo dal 1928 al 1936. Tra i grandi suoi progetti quelli della congiunzione del Mar Nero al Mar Caspio, del Mediterraneo con il Mar Morto (abbandonato quando seppe del dolore di Pio X per la sommersione di Luoghi Santi), dei bassopiani libici e sahariani con il Mediterraneo. Nel 1931, nominato alto consulente idraulico dal Governo dell'U.R.S.S., creava in Mosca un importante ufficio tecnico che per circa sei anni collaborava allo studio e alla realizzazione della maggior parte degli impianti idroelettrici e dei sistemi di irrigazione e di bonifica previsti dai primi due piani quinquennali per l'industrializzazione. Un impianto idroelettrico nell'India meridionale progettato dall'Ufficio Omodeo e costruito con la sua collaborazione, uno studio sulla sistemazione del fiume Giallo ed altri fiumi minori della Cina, dove l'ing. Omodeo compì un lungo sopraluogo, un progetto di massima per la regolazione idraulica del Bengala, rappresentano il suo ultimo contributo allo studio di grandi problemi idraulici. Col 1937, infatti, l'ing. Omodeo si ritirava, per motivi di salute, sul lago di Garda ed ivi rimaneva fino alla morte, dedicandosi con amore all'agricoltura. Appassionato d'arte raccolse nei suoi continui viaggi in Russia, in Siberia, in Persia, in India, in Cina e in Giappone, bronzi, argenti, porcellane, tappeti, arazzi, cuoi ed avori lavorati di eccezionale valore; in Italia acquistò non pochi quadri di autore e nella provincia di Brescia molti mobili antichi di grande pregio che sistemò assieme ad una vasta biblioteca nella villa delle Posteghe presso Polpenazze, dove si ritirò negli anni Trenta e dove si dedicò con il figlio dott. Carlo all'agricoltura e specialmente all'agronomia, creando un'azienda modello, prestando la sua opera anche alla soluzione di annosi problemi locali quali quelli della irrigazione e dell'acqua potabile. In un primo tempo concepì la creazione di un vasto serbatoio d'acqua nella valletta di «Capra» contenuto in parte dalla sopraelevazione collinare del terreno e in parte dall'innalzamento del livello della strada, che da Soiano conduce a Polpenazze, al fonte del Rio. E a tal fine praticò vari assaggi col sistema artesiano per scoprire sorgenti di acqua, che con quelle decorrenti dalle soprastanti colline attraverso il Rio e con quelle piovane, avrebbero dovuto alimentare il grande bacino da lui ideato. Studiò inoltre il progetto di miglioramento dell'acquedotto di Polpenazze, il progetto di quello di Soiano. Nel 1937 fece restaurare le mura del castello di Polpenazze, come ricordava una lapide a lui dedicata. Nel 1935 venne nominato socio corrispondente dell'Ateneo di Salò. Il figlio dott. Carlo dedicò tutta la sua attenzione all'agricoltura.